La guerra degli scacchi tra l’oligarca e il campione

Lo scacchista sovietico Karpov contende all’ex governatore della Calmucchia la guida della Federazione internazionale

I 158 Stati membri della Federazione internazionale devono rinnovare la presidenza, mentre in Siberia si disputa la 39a edizione delle Olimpiadi degli scacchi.

La cerimonia di apertura delle Olimpiadi degli scacchi a Khanty Manslysk, in Siberia. Foto di Galina Popova

 


Mentre più di mille giocatori si arrovelleranno le meningi fino al 4 ottobre sulle scacchiere olimpiche di Khanty-Mansiysk, nella stessa località siberiana un altro tipo di scacchiera rivelerà le sorti di uno scontro altrettanto fitto di trame e cominciato ben prima delle Olimpiadi. Un duello che dietro ha interessi, non solo scacchistici, del mondo intero. Precisamente di 158 nazioni: il totale dei membri della Federazione internazionale degli scacchi (Fide) che, prima della conclusione dei Giochi, dovranno rinnovarne la presidenza.

Da una parte c’è il presidente uscente Kirsan Ilyumzhinov, 48 anni, per 17 leader della Repubblica caucasica di Calmucchia. Un oligarca che ha sperperato per creare l’eccentrica Città degli Scacchi, con case a forma di pedoni, ma che non è stato in grado di risollevare dalla povertà la sua gente. E, anche secondo fonti della Federazione scacchistica italiana, non cristallino nella gestione della Fide. Dall’altra parte, lo scacchista di fama mondiale Anatolij Karpov, 59 anni, due terzi dei quali vissuti a proprio agio nell’Unione Sovietica mentre i colleghi ne scappavano. Lo spirito dissidente che non era emerso sotto l’Urss è riuscito a ispirarglielo il governo post-sovietico che Karpov si è deciso a contrastare lanciando a marzo la sfida al suo protégé Ilymuzhinov.

Karpov ha incassato l’appoggio di Germania, Argentina, Spagna, Francia e altri paesi. E quello dei colleghi, forse convinti che affidare le redini della Fide a un giocatore possa far bene alla federazione. Ma il tema della governance non basta per vincere. E, il fatto che a Khanty-Mansiysk ci sarà da votare anche i presidenti delle federazioni dei continenti, ha reso la campagna elettorale un groviglio di trame, accordi di scambio e colpi di scena. L’ultimo: le dimissioni di Ilymuzhinov da leader della Calmucchia. La scusa ufficiale, ottimo spot, è la volontà di dedicarsi a tempo pieno alla Fide. Il sospetto diffuso, invece, è che il Cremlino non fosse intenzionato a riconfermarlo alla guida della Repubblica e, quindi, Ilymuzhinov avrebbe lasciato prima di essere deposto, ottenendo in cambio l’appoggio della federazione russa al voto nella Fide. Congetture a parte, sul suo sito millanta il sostegno di 93 nazioni. Salvo franchi tiratori, lo scacco matto sarà suo.

Oltre 1300 giocatori per un podio

Alle prime, a Londra nel 1927, parteciparono in 19. Un gruppo di nazioni così modesto che chiamarle Olimpiadi poteva apparire quasi un’esagerazione. Ma già allora rappresentavano il torneo scacchistico a squadre più internazionale che ci fosse. Una caratteristica andata consolidandosi col tempo e che oggi viene sancita dalla presenza di ben 158 Paesi. Tante sono le delegazioni nazionali presenti in questi giorni a Khanty Mansiysk, nel cuore della Russia siberiana, alla 39a edizione della Chess Olympiad che, iniziata il 19 settembre, si concluderà il 4 ottobre. A lottare per il podio olimpico 1380 giocatori, di cui 247 con il titolo di Gran Maestro, divisi in 159 team maschili e 119 femminili in rappresentanza anche di Bhutan, Iraq e Zimbabwe dove niente può sembrare più alieno degli scacchi. Tra le nazionali favorite, la Russia. Anche se alle ultime due edizioni il primo posto è andato sempre all’Armenia. E Mosca non si è aggiudicata neanche l’argento o il bronzo.



I CAMPIONI

“Il mio idolo? Un russo”
Michele Godena, grande maestro
I russi sono sempre stati un punto di riferimento per gli scacchisti, non si può prescindere da loro. Russo fu il mio primo allenatore, ex aiutante di Anatolj Karpov. Grazie a lui mi resi conto di quanto fosse straordinario il loro talento. E russo era il mio idolo da giovane: Mikhayl Tal, campione del mondo nel 1960. Impossibile per un giovane non restare affascinati dal suo stile di gioco inventivo.





“La geografia sta cambiando”
Marina Brunello, maestro internazionale femminile
La geografia del mondo degli scacchi cambia. Per esempio i russi, nonostante la loro grande tradizione, non sono più i primi delle classifiche ai tornei internazionali. Alle ultime due Olimpiadi sono stati scalzati dagli armeni. In Italia, invece, il livello di gioco da qualche anno sta crescendo: parte del merito va anche all’introduzione di corsi di scacchi in molte scuole della penisola.


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