Con un quarto dei terreni agricoli devastati dai roghi estivi,le previsioni di raccolto sono precipitate.Foto di Photoxpress
La Russia l’anno scorso era il terzo Paese esportatore di grano al mondo ma, con un quarto dei terreni agricoli devastati dagli incendi d’agosto, le previsioni di raccolto sono precipitate a circa 60milioni di tonnellate dalle 97 del 2009.
Oltretutto, dal momento che gli incendi hanno ritardato la semina delle coltivazioni invernali – che rendono in genere una volta e mezzo in più di quelle estive – la produzione cadrà ancor di più. Tuttavia è difficile stimare a quanto ammonterà l’impatto definitivo della siccità sull’economia del Paese finché non sarà terminato il raccolto.
Sul breve termine la Russia dovrà far fronte a una spesa non indifferente per risarcire tutti i danni. Il governo ha promesso di ricostruire a proprie spese le abitazioni e le infrastrutture andate in fumo. Secondo Sergei Shoigu del Ministero delle emergenze, gli indennizzi si aggireranno intorno ai 12 miliardi di rubli (400 milioni di euro).
Intanto gli agricoltori, già colpiti dal crollo della domanda causato dalla crisi finanziaria iniziato nel 2008, adesso si ritrovano ancor più indebitati.
Secondo gli analisti, occorrerà ristrutturare circa 127 miliardi di rubli in crediti agricoli – il 15 per cento dei crediti complessivi dell’intero comparto bancario – e l’onere ricadrà sulle due banche di proprietà statale, la Sberbank e la Rosselkhosbank. Lo Stato ha già annunciato di voler offrire 10,5 miliardi di rubli per i sussidi destinati ai tassi di interesse degli agricoltori nel 2010-11.
Anche il nascente segmento dell’allevamento sarà duramente colpito dall’aumento dei prezzi dei capi di bestiame. Molto probabilmente il prezzo di carne, uova e latticini aumenterà considerevolmente.
I produttori e i commercianti di prodotti alimentari dovranno bilanciare gli alti prezzi dei fornitori con un governo che cerca disperatamente di mettere un freno all’inflazione.
Anche le aziende russe di spedizione e trasporti subiranno le pesanti ripercussioni dell’ondata estiva di calore. Dopo il bando delle esportazioni di grano annunciato dal premier Vladimir Putin, è improbabile che il volume complessivo spedito all’estero (perlopiù in Medio Oriente) superi le 4,5 milioni di tonnellate, niente in confronto alle 21,5 del 2009.
Nel complesso l’ondata di caldo ha inferto un duro colpo alla già
fragile ripresa economica in corso. A luglio la produzione industriale
era salita del 5,9 per cento rispetto allo scorso anno e gli
investimenti erano in positivo, essendo pari allo 0,8 per cento, ma in
seguito entrambi gli indici sono precipitati del 10 per cento rispetto
al mese precedente. Ma il timore, spiega Olga Sterina della banca russa
di investimenti Uralsib, è che «gli investimenti calino ancor più
rispetto a quanto previsto».
Mentre gli analisti auspicano che lo shock economico sia temporaneo,
dilaga la paura che i prezzi dei generi alimentari in impennata possano
far aumentare l’inflazione e pregiudicare le chance di una crescita
accelerata. L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari ha però portato
al rialzo delle previsioni relative all’inflazione persino di 3 punti
percentuali rispetto al 7 per cento stimato dal governo.
Il rialzo dei tassi d’inflazione sarebbe un duro colpo proprio quando,
dopo vent’anni, i tassi di interesse di giugno erano tornati a essere
reali – ossia più alti dell’inflazione – normalizzando l’andamento
economico per la prima volta dai tempi del crollo dell’Unione Sovietica.
Se i tassi rimanessero reali, la Banca centrale russa guadagnerebbe
incentivi necessari per tenere sotto controllo l’economia.
Ma già a luglio i tassi sono tornati a essere negativi rispetto
all’inflazione e, man mano che con l’autunno si stanno mostrando
compiutamente le ripercussioni dell’ondata di calore, la speranza che
tornino a essere reali sta svanendo.
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