Il
governo russo vuole che il Paese abbia delle Università di livello
internazionale ma per prima cosa dovrebbe chiarire il fatto che non
tutti gli istituti sono uguali per qualità dell’insegnamento e
potenziale di ricerca. Questo punto potrebbe sembrare ovvio a un lettore
statunitense, ma in Russia la tradizione egalitaria dell’istruzione
accademica è molto consolidata. Per questo è stata una vera sorpresa
sentire Andrei Fursenko, il ministro dell’Istruzione e della Scienza,
dibattere della necessità di riconoscere una “serie A” tra le
Università, non solo tra i club calcistici.
Seguendo l’esempio dato anzitutto dalla Cina, ma anche da altri Paesi
dalla Germania al Pakistan, il governo russo sta promuovendo un
ambizioso programma di miglioramento e modernizzazione di un selezionato
gruppo di Università, denominate flagship . Oltre una ventina,
vincitrici di un concorso tenutosi lo scorso inverno, stanno ricevendo
più fondi e maggiore libertà nei piani di studio. In compenso, queste
Università flagship (letteralmente, “navi ammiraglie”, ma anche “fiori
all’occhiello”) dovranno migliorare la propria governance, attrarre
ricercatori più giovani, mantenere le attuali facoltà. In definitiva,
produrre più ricerche d’alto livello e rendersi più visibili nel
panorama accademico globale.
A dire il vero, esiste un grande bisogno di differenziazione.
Paradossalmente, uno dei problemi che affliggevano l’istruzione
superiore negli anni post-sovietica era la scarsa competizione tra gli
atenei. Per prima cosa, la mobilità accademica era a livelli bassissimi.
Secondo fattore, addirittura più influente, la Russia fu colta di
sorpresa dall’imponente aumento della domanda di istruzione superiore
con una popolazione studentesca più che raddoppiata. Quasi la totalità
di questa crescita fu guidata da studenti “paganti” (ossia opposti a
quelli – in teoria, i migliori – la cui istruzione è a spese dello
Stato). Molti di loro consideravano l’istruzione superiore soprattutto
come un sistema per evitare il servizio di leva. Altri erano i primi
nella loro famiglia a frequentare l’Università e non erano in grado di
valutarne la qualità. Questo ha creato ovvi incentivi per le Università
ad accettare il maggior numero di iscritti possibile per corso a scapito
della qualità dell’insegnamento e di ogni tentativo di dedicarsi alla
ricerca. Agli inizi degli Anni duemila, molte delle Università statali e
private della Russia si erano di fatto convertite in “diplomifici”. La
conseguenza è stata una radicale svalutazione di alcuni titoli
universitari russi.
Questa situazione però sta per cambiare. Il mercato stesso introdurrà,
inevitabilmente, un certo livello di competizione, poiché l’istruzione
superiore in Russia ha davanti a sé anni di grandi ristrettezze. A causa
del calo demografico, la base di potenziali iscritti in tre anni si
dimezzerà, secondo le previsioni più rosee, rispetto a due anni fa.
Questo, si spera, dovrebbe finalmente obbligare le Università a entrare
in concorrenza. Infine, l’introduzione degli Esami di stato unificati
promuoverà ulteriormente la competizione rendendo la qualità degli
studenti iscritti comparabile.
Il programma delle Università flagship è inoltre pensato per promuovere
la competizione. Il titolo di “polo nazionale di ricerca” o di
“università federale” offrirà, si spera, un chiaro contrassegno di
qualità, obbligando le altre Università ad alzare i propri standard per
non perdere gli studenti migliori. Naturalmente, le sfide sono enormi,
ma è probabile che il panorama dell’istruzione accademica russa cambi
nell’immediato futuro. Soprattutto, si spera che sarà molto più facile
per le nuove generazioni di diplomati capire su quale titolo vale la
pena investire tempo e denaro e su quale no.
Igor Fedyukin è politologo e direttore dell’Istituto di Studi politici presso la New Economic School di Mosca
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