A scuola di Sufismo per un Caucaso senza estremismi

Per opporsi al proselitismo dei fondamentalisti, il governo ha creato un fondo per promuovere l’insegnamento di un Islam moderato. C’è chi teme che l’iniziativa possa però alimentare nuovi conflitti.

Una recente mattina sei giovani donne con lunghi abiti variopinti e il capo coperto dal velo attendevano con impazienza il bus che le avrebbe portate all’Università: il Centro universitario islamico di istruzione e scienza del Caucaso settentrionale, a Makhachkala, capitale della Repubblica russa del Daghestan. Serie e taciturne, le studentesse del primo anno si stavano preparando alla loro prima ziyarat, “visita pia”, importante rituale del sufismo, corrente mistica dell’Islam.

«Questo è il giorno più importante della mia vita», ha detto Renata, studentessa diciottenne, seguace del Sufismo. «Finalmente saprò se potrò diventare una murid (discepola, ndr)».

Renata e le sue colleghe sono seguaci di una corrente moderata dell’Islam che lo Stato russo ha iniziato a sostenere e finanziare nel tentativo di sconfiggere l’estremismo religioso che ha preso piede in Daghestan e in altre Repubbliche russe nel Caucaso del Nord.

Foto di Yuri Kozyrev

Devastato da conflitti etnici, corruzione, povertà e disoccupazione, il Daghestan è teatro di attentati suicidi, uccisioni e rapimenti. Nel tentativo di opporsi al proselitismo dei fondamentalisti islamici, il governo russo ha stanziato 13 milioni di dollari per formare insegnanti e leader religiosi moderati destinati alle sette università islamiche di Mosca, del Tatarstan, del Bashkortostan e di quattro Repubbliche del Caucaso settentrionale, tra cui il Daghestan.

Come le altre, anche l’Università che frequenta Renata mira a diffondere una forma d’Islam considerata “accettabile” dal governo. «Dobbiamo formare gli almeno 2500 Imam delle moschee del Daghestan, centinaia di docenti per le scuole elementari islamiche, le madrasse e le università nonché consulenti che aiutino polizia e Servizio di sicurezza federale contro l’estremismo», spiega Maksud Sadikov, rettore del Centro e presidente del Consiglio russo per l’Educazione islamica di recente fondazione.

Tuttavia, stando ad alcuni attivisti, sostenere una versione “ufficialmente approvata” dell’Islam sta alimentando – anziché arginarlo - uno spietato estremismo. «Per riformare l’Islam in Russia, le autorità dovrebbero sforzarsi di dare ascolto a tutti i leader religiosi, non solo a quelli che considerano loro fedeli», dice Tatyana Lokshina, vicedirettrice di Human Rights Watch in Russia. Secondo alcuni abitanti del Daghestan, invece, non è possibile seguire correnti conservatrici senza subire delle repressioni. Aisha Yusupova, ad esempio, ha divorziato dal marito per allentare la pressione della polizia sulla sua famiglia salafita, ossia seguace di una corrente fondamentalista dell’Islam. «Ero stanca di vederlo continuamente arrestato e perseguitato perché accusato di aiutare estremisti clandestini», racconta. Il divorzio non le ha reso la vita più semplice, continua a essere tenuta costantemente sotto controllo. «È vero, sono salafita ma sono pacifica e, se non posso essere compresa, vorrei almeno essere lasciata in pace».

Non tutte le Università islamiche del Daghestan desiderano ricevere i fondi o il sostegno di Mosca. A Sud di Makhachkala, a Gubden, città fondata 5mila anni fa, la comunità musulmana sopravvive ai cambiamenti politici. In epoca sovietica la madrassa fu trasformata in un circolo culturale, ma gli alim (“uomini di cultura”) continuarono a trasmettere gli insegnamenti in segreto nelle proprie case utilizzando antichi testi arabi. Dieci anni fa la madrassa è stata ricostruita, ma lo scorso anno l’Università ha perso la sua licenza statale. Akram, il rettore della madrassa e della locale Università, dice che questo non ha però impedito ai suoi circa 500 studenti di frequentare le lezioni. «Noi chiediamo solo che lo Stato ci lasci in pace».

Come Lokshina, anche Yuri Mikhailov, autore di opere religiose, ritiene che le diverse versioni dell’Islam debbano poter trovare espressione sebbene egli stesso abbia incoraggiato il Cremlino a promuovere i programmi e gli istituti islamici. «Il Daghestan - dice - non può risolvere i propri problemi ricorrendo esclusivamente alla forza; così facendo riporteremo l’opposizione religiosa nelle braccia della guerriglia. Una stampa libera e la società civile dovrebbero essere i canali dove poter manifestare anche le emozioni più infiammate».



I NUMERI

16 milioni

i russi che professano fede islamica, ossia circa l’11 percento della popolazione. Le stime però variano

30 milioni

i dollari stanziati dal governo russo per formare insegnanti e leader religiosi moderati destinati a sette Università islamiche

2,5 milioni

i musulmani, per lo più immigrati, che si stima abitino a Mosca. Dopo Istanbul, è la capitale europea a ospitare la comunità islamica più numerosa






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