Ma perché la Russia si è messa a bruciare?

Foto di Vostock Photo

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La deplorevole riforma forestale ha minato il sistema di prevenzione degli incendi nelle aree forestali e persino il ministero delle Emergenze russo si è trovato impreparato di fronte a una catastrofe di così grande portata. Russki reporter si è interrogato sulle conseguenze dell’odissea incendiaria di agosto.

La maledizione delle torbiere

“Bisogna allagare le torbiere”, ha detto il ministro delle Emergenze, Sergei Shoigu, rispondendo alla domanda del corrispondente di Russki reporter. Ecco la ricetta per ripulire l’aria di Mosca. Non si tratta però di una ricetta nuova: già nel 2002 il ministero aveva incaricato l’Istituto “Giprotorf” di elaborare un progetto per il risanamento e il recupero dei terreni di Shatura (nella regione di Mosca, ndr). Il progetto fu messo a punto e trasmesso al Ministero delle Emergenze e alle autorità della regione di Shatura, ma poi se ne persero le tracce. Forse venne liquidato per ragioni economiche: un allagamento efficace delle torbiere costa almeno 30 mila rubli (750 euro) all’ettaro. Dei 260 mila ettari di torba presenti nella regione di Mosca ne vengono essiccati solo due terzi e sono proprio questi due terzi abbandonati che ora stanno andando a fuoco. Ma all’epoca lo Stato non aveva voluto allagarli perché l’operazione avrebbe comportato una spesa troppo ingente e ora ne paghiamo il prezzo.

Il problema della torba è un’eredità che ci arriva dal potere sovietico. Fu allora che cominciammo a utilizzare le torbiere per ottenere combustibile per le centrali elettriche.

Ma quando le centrali termoelettriche regionali passarono al gas, i depositi di torba furono abbandonati e rimasero al loro posto immense distese di campi. È quanto riferisce il responsabile delle politiche di tutela ambientale di WWF Russia, Evgheni Schwarz. Nessuno aveva intenzione di allagarli, anzi, al contrario, vennero prosciugati per darli in concessione. Così è esplosa la “bomba” delle torbiere.

Per di più furono prosciugati utilizzando tecnologie sbagliate. «Le tecniche di prosciugamento vennero pensate senza tener conto della messa in posa dei canali di drenaggio, della costruzione di strade e dell’installazione di vasche antincendio e di dispositivi di controllo e molto altro ancora. Secondo il progetto tutto avrebbe dovuto venire da sé. In realtà non si faceva nulla, o si faceva al minimo, ma i lavori comunque procedevano», secondo l’opinione espressa al forum di Greenpeace da un partecipante a quella operazione. «Il risultato è che ora abbiamo una rete interminabile di canali, mancano i mezzi antincendio, non c‘è modo di spegnere gli incendi e non ci sono strade che portino sui luoghi dei roghi». L’inchiesta dei nostri corrispondenti conferma l’attendibilità di queste affermazioni.

I primi violenti incendi delle torbiere divamparono nella regione di Mosca nel 1972, ma allora nessuno vi prestava attenzione: si spegnevano e ci si dimenticava. E così è avvenuto anche nel 2002. Ma nel frattempo le torbiere seguitavano a bruciare e non solo nella regione di Mosca, ma nella regione centrale di Nechernozemie. La questione però era ancora di tipo economico: quando il governatore della regione di Mosca, Gromov, chiese al premier Putin 5 miliardi di rubli (125 milioni d'euro) per allagare le torbiere, Putin restò sorpreso: non era forse una richiesta troppo alta? Ma in realtà Gromov si riferiva solo a un’area di torbiere, mentre nella regione di Mosca ne esistono almeno cinque. Ciò significava come minimo una spesa di 25 miliardi (750 milioni d'euro). Putin promise che avrebbe riflettuto.

Il fronte incendiario

Per ciò che riguarda gli incendi boschivi la situazione è diversa. Qui il potere sovietico non ha alcuna responsabilità. Il fallimento dell’attuale battaglia contro gli incendi è il risultato della deplorevole riforma del nostro sistema forestale, avviata nel 2004. Fu allora che venne liquidato il Servizio forestale federale indipendente e al suo posto venne istituito il nuovo Servizio forestale federale, subordinato al ministero dell’Agricoltura. Nel 2006 poi entrò in vigore il nuovo Codice forestale. Con l’adozione del nuovo codice al Servizio federale forestale è stato sottratto il compito di tutela delle foreste, prima affidato a 83 mila addetti del settore, con funzioni di ispettori forestali. A rimanere nell’organico ora sono solo 680 ispettori per l’intera Russia. «Tanto per fare un esempio», chiarisce Evgheny Schwarz, «per la regione di Krasnojarsk (nella Siberia Centrale, ndr), che ha un territorio grande quasi 8 volte l'Italia, ci sono 8 ispettori forestali». «Dopo di che il sistema forestale è stato liquidato, le caserme dei vigili del fuoco sono state smantellate e le attrezzature eliminate», conferma Yury Shuvaev, vice presidente della Commisione per lo sviluppo dell’Ambiente e dell’Ecologia della Camera del commercio e dell’industria della Federazione Russa.

L’obbligo di spegnere gli incendi è passato agli affittuari delle aree boschive.

«Ma in Russia solo il 15-17% delle aree boschive è dato in concessione, e affidando questa responsabilità agli affittuari, abbiamo commesso un errore poiché per loro è un peso troppo gravoso», ammette Shuvaev.

Tra gli affittuari a garantire una vera protezione dei boschi sono soltanto le grandi imprese che hanno risorse sufficienti per disporre nel loro organico di squadre di vigili del fuoco. Gli altri tutelano i boschi solo sulla carta.

La tutela delle aree boschive non in affitto spetta alle autorità locali. Lo schema funziona così: l’intero budget per la liquidazione degli incendi viene gestito dal Servizio forestale federale che assegna i fondi alle regioni; mentre le autorità locali indicono gare d’appalto per le imprese private per l’estinzione degli incendi nelle aree boschive. Ma le somme destinate ai vincitori delle gare sono irrisorie.

«Mosca ha stanziato 18 milioni di rubli (450 mila euro) per tutta la regione e 300-400 mila (7.5-10 mila euro) per la nostra provincia. Con queste somme è semplicemente impensabile eliminare gli incendi», dichiarava nel 2005 il vicegovernatore del distretto di Chita (nella Transbaikalia, ndr), Vladimir Okunev, in un’intervista alla stampa locale. E nel 2010 Shojgu riferisce all’incirca le stesse cifre: a Shatura nella regione di Mosca “il budget antincendi” è anche quest’anno di 300 mila rubli (7.5 mila euro). Come a dire, arrangiatevi come potete.

Pertanto a vincere le gare sono imprese che non strabiliano certo per forze e risorse. Hanno fatto pervenire a Putin un documento e il premier è rimasto sorpreso: nella regione di Perm (regione al centro della Russia e ai piedi degli Urali, ndr) la gara è stata vinta dalla locale “Base di protezione aerea delle foreste” che dispone in organico di 2 aerei e 69 uomini. «Ma sono in grado con queste forze e questi mezzi di liquidare gli incendi?», pare abbia domandato Putin. È assai improbabile, ma di sicuro è il loro misero budget a condizionarli.

È responsabile il ministero delle Emergenze?

Quando le regioni non riescono a cavarsela autonomamente interviene il ministero delle Emergenze anche se ciò non rientra nelle sue funzioni. L’area di pertinenza del ministero riguarda le città, i villaggi e la cintura di cinque chilometri attorno a essi e alle imprese industriali. Tuttavia, il Ministero, in assenza di altri, si occupa anche dell’estinzione degli incendi che se non fossero eliminati si propagherebbero rapidamente fino a toccare la fascia di cinque chilometri di sua pertinenza. Gli esiti non sono esaltanti.
«La tecnologia di cui dispongono non è efficace, i loro uomini non hanno esperienza di eliminazione di incendi nelle foreste e sono disorientati. Le loro pompe non possono attingere l’acqua dai laghi boschivi perché sono adatte solo alle infrastrutture urbane. E ciò spiega la modesta qualità del lavoro del ministero delle Emergenze», commenta Vladimir Chuprov, responsabile del programma energetico di Greenpeace Russia.

Il risultato è che gli ultimi incendi hanno infranto il mito del ministero delle Emergenze come di una superstruttura in grado con le sue forze di fronteggiare qualunque calamità naturale. In effetti, il ministero ha al suo interno delle eccellenze, dei settori modello ben equipaggiati come le unità speciali del Tsentrospas, che operano localmente in modo efficace in caso di emergenze come terremoti e alluvioni, ma quando si tratta di intervenire simultaneamente in decine di aree le sue forze risultano del tutto inadeguate.

È quanto ha ammesso implicitamente il ministro Serguei Shoigu quando ci ha riferito di come il suo ministero fosse stato invitato a partecipare a gare d’appalto per la sicurezza antincendio sulle aree forestali, alla stessa stregua delle imprese private. Ma negli uffici regionali del ministero hanno declinato l’invito. Non sarebbero stati in grado di tutelare i centri abitati e al tempo stesso occuparsi dei boschi, ha spiegato al corrispondente di Russki reporter il ministro.

Ma che accadrà ora al sistema di sicurezza antincendio sulle aree forestali? A detta del ministro due sono le alternative. La prima è mantenere l’attuale sistema di gare per la protezione dei boschi. Si tratta di un normale iter di mercato, ma la concorrenza, a suo avviso, dev’essere “vera e i prezzi reali”. La seconda è quella di tornare a una gestione centralizzata delle aree boschive.

Vladimir Chuprov, responsabile del programma energetico di Greenpeace Russia, appoggia la seconda alternativa: «Occorre ripristinare il corpo della guardia forestale e dotarlo di un budget di 40 miliardi di rubli (1 miliardo di euro) e di almeno 20 mila uomini. Dovrà essere una struttura autonoma». Ed a ben guardare questa è la direzione verso cui ci si sta muovendo, ma in attesa che l’ennesima riforma venga messa a punto, il nostro premier ha deciso di aumentare i fondi destinati al ministero delle Emergenze.

Tecnologia e altri problemi

La battaglia contro gli incendi ha fatto emergere un’enorme quantità di problemi. Ciascuno di diversa entità. Così si è scoperto, per esempio, che il controllo operativo degli incendi boschivi viene eseguito dal ministero delle Emergenze con satelliti americani da cui giungono informazioni on-line. «La Russia possiede due satelliti che potrebbero fornire le stesse informazioni, ma che non hanno l’accesso diretto», ci spiega Evgeni Schwarz di WWF Russia. I dati vengono salvati ed elaborati per 24 ore e le rielabora e solo poi trasmessi. Ciò spiega perché il ministero e il sistema di monitoraggio a distanza degli incendi boschivi del Servizio forestale federale operino in base ai dati forniti dai satelliti americani. E comunque questi dati sono visibili in un sito web speciale ad accesso gratuito.

Ma quand’anche la Russia non dovesse – tra mille o cinquemila anni - rivedere questo sole incandescente, il governo dovrebbe comunque riflettere su tutte le carenze del sistema da esso evidenziate.

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