Estati del futuro: una questione di gradi

Foto di Legion Media

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Il clima si è scatenato: ha soffocato la Russia con un caldo mai visto, ha soffiato sull’America del Sud un gelo straordinario, ha riversato sull’Asia fortissime inondazioni. Non è evidente che il colpevole di tutte queste calamità è il riscaldamento globale? Cosa ne pensa uno degli scienziati più autorevoli, il direttore dell’Istituto per il clima globale e per l’ecologia nonché membro dell’Accademia delle Scienze russa Jurij Izrael?

Temperature da record

Vorrei subito sottolineare che i periodi di caldo anomalo caratterizzano solo le condizioni meteorologiche, mai il clima. Le condizioni meteo possono variare praticamente ogni giorno, mentre il clima rimane stabile per periodi molto prolungati. Quanto poi alle temperature record, non sono una rarità. Il record si stabilisce per un giorno preciso, ma nell’anno ve ne sono ben 365: quindi praticamente ogni anno vengono stabiliti nuovi record di temperature. Dubito che si possa dire che le attuali anomalie delle temperature siano il sintomo di un riscaldamento del clima. Sono due cose diverse.

Attualmente esistono una decina di diversi possibili scenari del cambiamento climatico. Secondo uno scenario ottimistico, la temperatura aumenterà di 1,5 °C in 100 anni; secondo quello più pessimistico, di 4,5 °С, e allora cominceranno a sciogliersi i ghiacci dell’Antartide, soprattutto nella parte occidentale, e quelli della Groenlandia. Se non verranno presi dei provvedimenti, le conseguenze per molte zone costiere del pianeta potrebbero rivelarsi catastrofiche.

Il processo di scioglimento non durerà però alcune decine di anni, come affermano gli autori delle «storie dell’orrore sul clima», ma alcune migliaia. Credo che l’uomo prima di allora avrà trovato il modo di fermare il riscaldamento. È importante avere ben chiaro che si tratta di scenari ipotetici, e che la loro verosimiglianza può rivelarsi nulla. Non si può concentrare l’attenzione solo su di essi e dichiarare che ci aspetta un futuro spaventoso.

Il protocollo di Kyoto

Tra gli specialisti del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), a proposito del protocollo di Kyoto non vi è mai stata concordanza di pareri sul fatto che l’uomo sia responsabile dell’aumento della temperatura del pianeta. Io stesso, ad esempio, fui ritenuto uno dei più illustri oppositori di questo documento, con cui mi sono sempre dichiarato in disaccordo perché è privo di fondamento scientifico. Nella Convenzione quadro dell’ONU sul cambiamento climatico è scritto che bisogna ridurre le concentrazioni di gas serra fino a un livello che non aumenti il rischio di un’influenza antropogenica sul sistema climatico. Ma qual è questo limite? Non c’è nessuno che lo sappia. E dunque si può «candidare» un limite qualunque.

I governanti di vari paesi si sono messi d’accordo a Copenaghen: prendiamo come punto di riferimento i livelli delle temperature dell’anno 1900 – prima dell’epoca industriale – e facciamo tutto il possibile per non superarlo di oltre 2 °C. Dunque si riconosce, seppure indirettamente, che la causa del riscaldamento sia l’influenza antropogenica. Ma nella storia della Terra vi sono stati periodi in cui l’uomo non esisteva ancora, eppure la temperatura superava quella attuale di 10-12 °С, e la presenza di gas serra era 10-15 volte più elevata.

Nel corso dei secoli la temperatura del pianeta è andata ora crescendo e ora calando. Le ragioni di questa ciclicità non sono ancora del tutto chiare. Prendiamo anche solo gli ultimi 100 anni: dal 1900 al 1910 la temperatura media del pianeta andò diminuendo, mentre all’inizio degli anni ’40 era cresciuta quasi di un grado, benché fosse in corso la guerra, l’industria lavorasse a ritmi ridotti, e le emissioni di gas serra fossero minori. Come spiegare allora questo incremento? I sostenitori del riscaldamento globale non sanno dare una risposta. Poi la temperatura cominciò a scendere, e l’industria, al contrario, ebbe una ripresa, gli impianti rientrarono in funzione. Questo calo delle temperature continuò fino al 1975, poi ebbe inizio il brusco aumento che perdura ancora oggi.

E in questa situazione di incertezza – sul perché il clima stia cambiando – compare il protocollo di Kyoto, che costa alcuni trilioni di dollari. È quanto bisogna spendere solo per fermare l’aumento dei gas serra. Ma se ciò sia possibile, persino spendendo queste cifre esorbitanti, resta un grosso punto di domanda.

Presso l’Accademia delle Scienze è attivo un seminario scientifico sui problemi del clima, con la partecipazione del presidente dell’Accademia. In questo seminario gli scienziati di punta del paese hanno dichiarato che il protocollo di Kyoto è privo di fondamento scientifico. Dunque non si tratta solo della mia opinione personale, ma di quella della comunità dei maggiori scienziati della Russia. L’ha condivisa anche il presidente dell’Accademia delle Scienze, Jurij Osipov. Già nel 2004 Osipov inviò una lettera ai governanti del paese per dire che gli scienziati russi erano contrari al protocollo di Kyoto. Come mai è stato ratificato lo stesso? Credo che si tratti di una grossa questione politica.

Il raffreddamento futuro

Molti scienziati sostengono che il pianeta subirà non un riscaldamento, ma un raffreddamento, e che stia entrando nell’ennesimo ciclo del freddo. Questa versione si basa su dati geologici accumulatisi in molte migliaia di anni. Non ci sono prove dirette del futuro raffreddamento, ma ce ne sono di indirette. Circa 10 mila anni fa si concluse l’ultimo ciclo glaciale della Terra e cominciò una fase di riscaldamento. Il valore più alto della temperatura media fu raggiunto 5500 anni fa, dopodiché la temperatura cominciò a scendere. Naturalmente vi furono degli sbalzi di temperatura, ma nel complesso la tendenza fu alla diminuzione. È su queste basi che gli scienziati parlano di un futuro raffreddamento, mentre quello che si sta verificando ora sarebbe uno sbalzo di temperatura.

Sono molto curiosi i dati relativi alla presenza dei gas serra. È noto che con una concentrazione di questi gas intorno alle 180-200 molecole per un milione di molecole d’aria sulla Terra dovrebbe avere inizio una glaciazione. Nell’anno 1900 il valore era di 280 molecole, e oggi è di 380. Per fare un confronto, quando la temperatura del pianeta superava quella attuale di 10-12 °С, questa cifra raggiungeva le 4-6 migliaia di molecole. Quindi adesso siamo più vicini a un periodo di raffreddamento, ma ce ne stiamo progressivamente allontanando. In realtà bisogna considerare che i cicli durano migliaia di anni, e se i geologi hanno ragione, la glaciazione avrà luogo in un futuro lontano, mentre il brusco aumento delle temperature è già in atto.

In sintesi, posso dire che la scienza non ha ancora un’idea ben precisa di come e perché cambi il clima, ci sono molte incertezze in quest’ambito, e pertanto non si può trarre alcuna conclusione univoca. La probabilità di errore è alta.

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