Esattamente un anno fa, in una calda
mattina di luglio nel centro di Grozny, la capitale della Cecenia,
Natalia Estemirova, membro del numero sempre più ristretto di
investigatori per i diritti umani presenti sul posto, venne attaccata da
quattro uomini armati e trascinata dentro una Lada bianca. Gli astanti
assistettero al rapimento il 15 luglio 2009, ma erano tutti troppo
spaventati per denunciarlo alla polizia. Il suo corpo venne ritrovato
sul ciglio dell'autostrada, le mani legate dietro alla schiena, una
grossa ferita sul viso, due fori di proiettile nel torace e due nella
testa. Era madre di una figlia, giovanissima.
La russa Anna Nemtsova, giornalista e corrispondente di
Newsweek, era un'amica di Natalia, oltre che una sua collega.
“Io e le mie colleghe ricordiamo ancora la voce calma di Natasha (diminutivo di Natalia - NdR),
quando al telefono ci esortava a raggiungere la Cecenia ed a denunciare l'epidemia dei rapimenti”, dichiarò un mese dopo la morte.
“Non abbiamo fatto abbastanza informazione sulla Cecenia. Non abbiamo reagito sufficientemente agli appelli di Natasha.”
Un anno più tardi non sono ancora chiare, sempre che ve ne siano, le
piste seguite dagli investigatori. Gli attivisti per i diritti umani
hanno contestato le limitate fonti ufficiali e criticato la mancanza di
progressi nelle indagini. Due settimane fa il Presidente Dmitri Medvedev
ha rilasciato una dichiarazione a sorpresa a proposito del caso.
Qui di seguito sono riportati brani tratti dalla rassegna stampa russa
in occasione del primo anniversario della morte della Estemirova.
Quotidiano The Moscow TimesAleksei Eremenko
Il Presidente Dmitri Medvedev ha dichiarato giovedì che l'assassino
dell'attivista per i diritti umani Natalia Estemirova è stato
identificato e che è in corso un'indagine internazionale. Medvedev non
ha tuttavia rivelato nessun nome, lasciando dubbi sul fatto che le
Autorità stiano cercando un capro espiatorio. Il Presidente ha parlato
del caso a Ekaterinburg, in occasione di una conferenza stampa con il
cancelliere tedesco Angela Merkel che lo ha punzecchiato a proposito
della morte della Estemirova, avvenuta esattamente un anno prima.
Le forze dell'ordine stanno dando la caccia al killer e tentando di identificare il mandante, ha dichiarato Medvedev.
“Il sicario è già stato identificato... ma non chi ha ordinato questo terribile crimine", ha rivelato.
“E' importante che la Russia continui ad investigare sull'omicidio,” ha ricordato la Merkel.
“Per
poter confidare senza riserve nel sistema giudiziario, è fondamentale
che questi casi pubblici di alto profilo vengano risolti con successo”.
Sempre nella giornata di giovedì (
15 luglio - NdR) anche Thomas Hammarberg, difensore civico presso l'associazione per i diritti umani
Amnesty International e il Consiglio d'Europa, ha criticato la mancanza di una soluzione per l'omicidio dell'Estemirova.
Medvedev si è immediatamente interessato personalmente al caso di
Natalia Estemirova, dando disposizioni affinché vengano trovati e puniti
i colpevoli.
Alcuni membri di
Memorial, il gruppo per la difesa dei diritti
umani dove lavorava la Estemirova, ha espresso scetticismo circa la
possibilità che sia veramente in atto una ricerca all'uomo per trovare
il killer. Il segretario di
Memorial Oleg Orlov condivide questo scetticismo, affermando che
“Si tratta di una versione molto dubbiosa ma estremamente comoda per le autorità”, riporta
Interfax.
La scorsa settimana Orlov ha accusato gli investigatori di ignorare le
prove che dimostrano la complicità di ufficiali ceceni. La Estemirova
stava raccogliendo informazioni su esecuzioni illegali, rapimenti e
incendi compiuti da membri delle forze dell'ordine cecene, ha dichiarato
Orlov.
Natalia Estemirova è stata rapita il 15 Luglio 2009 nella capitale
cecena Grozny e uccisa con diversi colpi di arma da fuoco. Il suo
cadavere è stato ritrovato lungo una strada in Inguscezia alcune ore
dopo.
Rivista OgoniokOlga Allenova
Nell'anno trascorso dall'omicidio di Natalia Estemirova le indagini
hanno registrato ben pochi progressi. Solo uno degli individui che
rapirono Natalia, il guerrigliero ceceno Alkhazur Bashaiev, è stato
identificato. Nel momento in cui sono stati esaminati gli indizi dalla
scena del crimine (un frammento di gomma proveniente da un silenziatore
di una pistola) Bashaiev era già cadavere. Gli attivisti per i diritti
umani ovviamente non credono che si trattasse del vero assassino, ma
piuttosto di un capro espiatorio.
E' un classico del Caucaso: quando qualcuno rimane ucciso durante
un'operazione speciale diventa il bersaglio di tutte le accuse.
“Il
criminale ha lasciato un piccolo frammento di gomma sulla scena del
crimine. Abbiamo poi rintracciato il veicolo acquistato per il delitto,
nel quale abbiamo rinvenuto una pistola con un silenziatore che
corrisponde allo stesso frammento di gomma ed un tesserino da
poliziotto, falso, con una foto di Bashajev”, ha dichiarato Svetlana Ganushkina, capo del Comitato per l'Assistenza Civile.
“Il
solo interrogativo non ancora risolto è quello relativo ad una
possibile confessione sincera di Bashaiev, scritta prima di morire ed
eventualmente nascosta da qualche parte. La cosa sembra però molto
improbabile.”
Uno dei maggiori ostacoli per la giustizia in Cecenia ha origine dalla
paura: chiunque veda qualcosa si rifiuta di parlare. Aleksandr
Bastyrkin, capo del Comitato Investigativo del Procuratore Generale
della Federazione Russa, ha ammesso l'anno scorso che le indagini
effettivamente procedono a rilento, per il fatto che i testimoni di
rapimenti come questo hanno paura a testimoniare. Ciò nonostante i
testimoni ci sono. Tatiana Lokshina, vice-direttore della sede moscovita
dell'organizzazione per i diritti umani
Human Rights Watch si è
diretta a Grozny subito dopo l'omicidio di Natalia Estemirova, nel
luglio dello scorso anno, trovando una testimone che dichiarava di avere
visto le persone che l'hanno rapita. Nella fretta la Lokshina dimenticò
di annotare i recapiti della testimone, pensando che sarebbe stato
facile ritrovarla, cosa che si è rivelata invece molto difficile da
fare. A tutt'oggi non un solo testimone del rapimento dell'Estemirova si
è fatto avanti.
In ogni modo, solo testimoni veri potrebbero convincere gli attivisti
per i diritti umani (e il pubblico russo che sta seguendo il caso) che
Alkhazur Bashaiev era uno dei rapitori.
Sito Polit.ruTatiana Lokshina, Human Rights Watch
E' difficile credere che sia passato già un anno da quando Natasha ci ha
lasciato. E' come se fosse andata da qualche parte ma da un momento
chiamerà e sentiremo di nuovo la sua parlata veloce e insistente:
“C'è una tale... Dobbiamo agire in fretta... E' terribile... Dobbiamo fare qualcosa...”
Quando torno a casa dopo un viaggio, a volte mi sorprendo a pensare che
troverò Natasha al lavoro in cucina. Era solita venire spesso a casa
mia quando io ero in viaggio ed entrare con la sua chiave, ed i pelmeny e
qualche mix complicato di verdure comprati da lei mille anni fa sono
ancora lì, nel freezer. Non riesco a convincermi a buttarli via, così
come non riesco a convincermi a cancellare il suo numero dalla memoria
del mio cellulare, ma è ora di farlo e imparare a vivere senza di lei.
Il semplice fatto di provare a farlo è terribile, questo è il problema.
E' come se Natasha Estemirova fosse stata lì da sempre. Iniziò a lavorare per
Memorial
persino prima che aprisse la sede di Grozny. Visitava le zone più a
rischio, riportava le notizie, tornava e ripartiva ancora una volta.
Vivevamo sempre a casa sua. A volte tre o quattro persone
contemporaneamente passavano da lei, allora Natasha e la figlia
dormivano insieme su un piccolo divano in cucina per fare spazio ai
numerosi ospiti. Ad un certo momento i suoi ospiti tornavano a casa,
poco lontano dalla guerra, ma lei rimaneva: per tutti noi, al posto di
tutti noi. Non c'è nessun dubbio che Natasha farebbe tutto il possibile
per accogliervi la prossima volta che sareste riusciti ad uscire.
Qualcuno probabilmente direbbe che era una Cecena e quindi era ovvio che
rimanesse lì, a casa. E voi invece, gli stranieri, ve ne andavate.
Natasha, che era russa da parte di madre, crebbe nella regione di
Sverdlovsk e seguì il padre in Cecenia una volta diventata una giovane
donna adulta. Dovette imparare a parlare Ceceno fluentemente. Natasha
non pensava secondo le categorie dell'appartenenza etnica, “del sangue e
della terra”. Avrebbe potuto vivere altrettanto bene a Ekaterinburg,
Mosca o San Pietroburgo, ma semplicemente non poteva: non era
fisicamente in grado di abbandonare un luogo dove poteva aiutare persone
sofferenti.