Dmitri Medvedev e Silvio Berlusconi.Foto di RIA Novosti
C’è in quel fermo immagine la sintesi di una sintonia, tra Roma e Mosca,
che sembra andare al di là delle contingenze politiche e degli
interessi statuali per arrivare ad una sorta di relazione culturale,
diversa ma aperta al dialogo. Sarà che il prossimo anno, il 2011, sarà l’anno dello scambio
della cultura tra Italia e Russia, ma nella recente visita di Medvedev a
Milano ci pare – da osservatori – di intravedere la traccia di come
potrebbero cambiare le relazioni in politica estera: non solo
realpolitik ma anche cultural appeal. Tanto che il tempo, quello dei vertici perlomeno, sembra non bastare mai.
"Una visita di un’ora - ha detto Silvio Berlusconi - non è sufficiente e il presidente russo ha promesso che tornerà a Milano".
Dall’altra parte Medvedev che sembra aver apprezzato l’idea di un
incontro al vertice, tra Stati, anche al di fuori delle capitali dei
rispettivi Stati stessi. Del protocollo insomma. Detto così sembra un
gioco di parole ma nel muoversi delle burocrazie e dell’ufficialità dei
vertici, qualcosa sembra cambiato. "Vengo in Italia da vent’anni - ha spiegato il capo del Cremlino - prima per piacere e adesso per rappresentare il mio Paese". Medvedev ha ricordato poi che questa è stata la sua prima visita a Milano: "Bisognava colmare questa lacuna - ha detto - sono grato a Silvio Berlusconi per questa visita nel nord Italia, anche io vengo dal nord della Russia".
Il vertice del 23 luglio, però, va al di là dei nord dei due Paesi. Nel
muoversi di Italia e Russia, accanto alle differenze che pure ci sono,
si intravede la volontà di puntare ad una sinergia comune, che abbracci i
diversi campi del fare politica oggi: il settore energetico,
la sicurezza nel mondo, a cominciare dalla questione iraniana,
l’assonanza generazionale tra Obama e lo stesso Medvedev in chiave di
politica globale, una sintonia che pare aver avvicinato Usa e Russia
nonostante il caso delle spie di cui tanto si è parlato ed – infine – il rapporto tra Mosca e l’Unione europea che passa pure da Roma.
Non sappiamo se la visita milanese del Presidente russo si ripeterà: di
sicuro, però, in questa curiosità ed in questa voglia reciproca di
confrontarsi ed intendersi tra Russia e Italia, non cambiando le proprie
identità politiche, la cultura sembra avere un ruolo di mediazione non
secondario e nient’affatto scontato. Sarà Leonardo da Vinci, sarà
l’estate, ma il futuro appare carico di aspettative. E il futuro – per
tutti – si chiama 2011.
Massimiliano Lenzi è giornalista e autore televisivo
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
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