Lo scorso anno il 20% delle adozioni internazionalidi bambini russi ha avuto come destinazione l’Italia.Foto di Reuters/Vostock-photo
L’Italia fa scuola: in fatto di adozioni dalla Russia, molti Paesi - Francia e Stati Uniti in testa - vogliono prendere a modello l’accordo bilaterale siglato da Roma con Mosca, il primo al mondo stipulato in materia. Il bisogno di una regolamentazione internazionale è diventato prioritario dopo la recente vicenda di Artiom Saveliev (rispedito in Russia dalla madre adottiva statunitense a otto mesi dall’adozione) e le tristi statistiche rilasciate dal ministero russo per l’Istruzione (almeno 17 bambini morti in famiglie adottive americane). Sebbene nessuno di questi episodi si sia verificato in Italia, Roma e Mosca hanno concordato sul fatto che fosse necessaria una più stretta regolamentazione. Del resto, con 745 casi solo nel 2009, l’Italia è il terzo Paese ad adottare bambini russi.
L’accordo bilaterale, entrato in vigore lo scorso 27 novembre dopo tre anni di trattative, prevede innanzitutto lo scrupoloso monitoraggio dei meccanismi che regolano l’adozione, a cominciare dalla meticolosa valutazione dei genitori adottivi, con tanto di test psicologici e incontri di preparazione al ruolo che li attende. Dal canto loro, le autorità russe dovranno fornire senza alcuna reticenza tutte le informazione relative al minore, comprese quelle sul suo stato di salute. Spetta alle agenzie di adozione internazionale - che devono essere accreditate da entrambi i Paesi - garantire l’ottemperanza di tutte le misure previste dall’accordo. È loro compito, ad esempio, accertarsi delle condizioni di vita dei bambini adottati, del loro benessere psicologico e del loro adattamento al nuovo ambiente. Secondo l’accordo, il minore adottato diventa di fatto cittadino di entrambi i Paesi e acquisisce tutti i diritti dei congiunti diretti dei genitori adottivi. L’intesa ha inoltre previsto l’istituzione di un’autorità centrale che abbia il compito di sovrintendere alle adozioni internazionali - ruolo svolto in Italia dalla Commissione per le adozioni internazionali del ministero degli Esteri, in Russia dal ministero per la Scienza e l’Educazione - che ha il compito di rilasciare i permessi di adozione, accertarsi che la documentazione venga consegnata entro i limiti fissati dalla legge e che le parti coinvolte abbiano soddisfatto tutti i punti previsti dall’accordo.
Una delle norme più importanti introdotte dall’accordo è però quella che riguarda le adozioni private: d’ora in poi potranno essere stipulate solo da familiari diretti del minore. Tutti gli incidenti mortali che hanno avuto come vittima un minore russo adottato all’estero riguardavano casi di adozioni private. Secondo Natalia Trigubovich, che ha preso parte alla stesura dell’intesa bilaterale, l’accordo offre ai bambini russi delle tutele addirittura superiori rispetto a quelle garantite loro dalla Convenzione sulla protezione dei bambini e la cooperazione in materia di adozioni internazionali.
Se fosse stato in vigore un documento simile, si sarebbe forse evitato l’episodio che ha visto come protagonista Artyom e che ha rischiato di bloccare del tutto le adozioni internazionali in Russia. L’accordo italo-russo prevede infatti che, se un orfano non riesce ad adattarsi alla sua nuova famiglia, le autorità italiane sono tenute a mettere al corrente le autorità russe e a interessarsi della sua ri-adozione. Per questo l’accordo russo-italiano è stato preso a modello da Mosca per le intese che prevede di stringere con altri 15 Paesi, tra cui Usa, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Israele, Nuova Zelanda e Malta. È necessario, ha sottolineato Pavel Astahov, commissario per i diritti del bambino presso il Cremlino, che prevedano «meccanismi efficienti per controllare le condizioni di vita dei bambini russi adottati e assicurare loro una tutela legale».
In Russia attualmente si contano 600mila orfani, di cui 138mila vivono negli orfanotrofi in attesa di adozione, mentre il resto è stato dato in affido. In base al Diritto di famiglia russo, i cittadini stranieri possono adottare esclusivamente gli orfani che non hanno trovato una famiglia adottiva in patria. Ma il numero di genitori adottivi russi, benché in aumento, resta molto limitato. Per gli orfani russi, perciò, l’adozione internazionale equivale alla salvezza.
L’età dei bambini russi adottati
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