"Reset" sì, ma per scavalcare Mosca

Hillary Clinton. Foto di RIA Novosti

Hillary Clinton. Foto di RIA Novosti

Il Segretario di Stato USA Hillary Clinton ha concluso ai primi di luglio il viaggio che l'ha condotta in Ucraina, Polonia e tre Paesi della Transcaucàsia. L'obbiettivo principale del viaggio è diventato sostenere la decaduta autorità degli USA in questi Paesi, ma anche dare una scossa al progetto Nabucco per la costruzione di un gasdotto che aggiri la Russia, entrato in questi mesi in fase di stallo. Il viaggio ha dimostrato che, nonostante il nuovo inizio delle relazioni con la Russia, gli USA non sono disposti ad acconsentire che l'Ucraina e la Transcaucàsia diventino zone per gli interessi esclusivi di Mosca.

Il viaggio di Hillary Clinton, terminato il 5 luglio, durante il quale ha visitato l'Ucraina, la Polonia, l'Azerbaigian, l'Armenia e la Georgia, per molti versi ha ricordato il viaggio del vice-presidente Joe Biden, avvenuto lo scorso anno nella medesima regione. In quell'occasione Biden visitò l'Ucraina e la Georgia subito dopo la visita trionfale di Barack Obama a Mosca, lasciando intendere che Washington non ha nessuna intenzione di abbandonare i propri alleati per favorire il “reset” delle relazioni con la Russia. D'altra parte però, nell'ultimo anno la posizione degli USA in questa regione si è notevolmente indebolita. Così, una volta giunto al potere, il neo-presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich ha bruscamente spostato il centro dei propri interessi verso la Russia, accordandosi inoltre con Mosca per il prolungamento dello stanziamento della Flotta del Mar Nero in Crimea fino al 2042. Dal giorno della sua vittoria alle elezioni l'Ucraina non era stata visitata da alcun politico statunitense di primaria importanza. In Polonia non si sono certo dimenticati del rifiuto dell'amministrazione Obama di collocare nel paese le installazioni del sistema ABM. Nessuno dei tre i Paesi della Transcaucàsia era mai stato visitato prima dalla signora Clinton in veste di Segretario di Stato. Fa ancora più notizia il fatto che in Azerbaigian già da un anno manchi un ambasciatore americano. Washington non riesce in nessun modo a decidere per una candidatura, cosa che offende estremamente Baku.

Se ne consegue quindi che durante il suo ultimo breve viaggio, che ha avuto luogo in seguito alla visita negli USA di Dmitri Medvedev, Hillary Clinton non sia riuscita a risolvere tutti i problemi accumulatisi. Tuttavia, come ha precisato il suo responsabile per l'Europa e l'Eurasia Philip Gordon prima dell'inizio del viaggio, l'obbiettivo principale della Clinton era dimostrare che gli USA hanno intenzione di rinunciare alla propria politica nella regione a favore di un miglioramento delle relazioni con Mosca. La sosta della signora Clinton a Kiev ha confermato la veridicità di queste parole. La Clinton ha infatti discusso con Viktor Yanukovich un rafforzamento delle relazioni di Kiev con i Paesi occidentali ed ha inoltre confermato la disponibilità della NATO ad accogliere l'Ucraina tra i suoi membri. La sua visita ha comportato anche altri importanti sviluppi. Il giorno dell'atterraggio del Segretario di Stato a Kiev la delegazione del FMI (nel quale gli USA hanno un ruolo decisivo) ha dichiarato la propria disponibilità a stanziare nel Paese $14,9 mld. Il Ministro degli Esteri ucraino Konstantin Grishchenko ha inoltre dichiarato di aver discusso con gli ospiti “fonti alternative per la fornitura di combustibile nucleare” per le centrali ucraine. In Giugno Kiev aveva sottoscritto un contratto con la società russa TVEL, trasformando di conseguenza la presenza russa sul mercato in monopolio. Adesso è invece possibile che anche l'americana Westinghouse riceva il suo pezzo di torta, responsabile precedentemente della fornitura di combustibile nucleare alla centrale nel sud dell'Ucraina.

Nella giornata di domenica Hillary Clinton è riuscita a raggiungere l'Azerbaigian e l'Armenia. Durante gli incontri con i presidenti Il'kham Aliev e Serzh Sargsian, ma anche con i loro colleghi Elmar Mamediarov e Edvard Nalbandian il Segretario di Stato USA ha parlato con un linguaggio estremamente prudente della necessità di risolvere il prima possibile il conflitto del Nagornyj Karabakh sulla base dei principi di Madrid concordati dal gruppo dell'OSCE di Minsk (Federazione Russa, USA e Francia). Tenendo conto del dilungarsi del conflitto, è improbabile che la signora Clinton contasse veramente di togliere la situazione da un punto morto. D'altra parte aveva temi più interessanti e importanti per gli USA di cui discutere. Con Serzh Sargsian ha affrontato quindi la questione della normalizzazione delle relazioni con la Turchia e ha fatto un appello pubblico a Erevan e Ankara affinché vengano presto riaperti i confini. In Azerbaigian invece, secondo quanto dichiarato da Philip Gordon, uno dei temi principali della discussione è stata la collaborazione in ambito energetico. Né la Clinton né i suoi interlocutori azeri hanno voluto parlare pubblicamente dei dettagli delle trattative. Verosimilmente però la conversazione ha toccato il progetto Nabucco, affossatosi negli ultimi tempi a causa di una differenza di vedute tra Baku e Ankara a proposito del transito del gas. Ilkham Aliev già due volte ha rimandato la visita in Turchia per la firma dei documenti per la fornitura del gas, l'ultima volta proprio il mese scorso.

Infine, l'ultima destinazione di Hillary Clinton è stata la Georgia. La Clinton ha più volte definito l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud come regioni della Georgia “occupate dalla Russia”, parole che le sono valse la più sincera gratitudine del presidente Mikhail Saakashvili. Dopo le trattative con il presidente la Clinton si è recata ad incontrare i rappresentanti dei partiti cristiano-democratici e liberal-democratici. Il primo di questi è rappresentato in parlamento, mentre il leader del secondo, Iraklij Alasanija, ha raggiunto un certo successo nelle elezioni di maggio per il rinnovo del sindaco di Tbilisi, ricevendo circa il 20% dei voti. Alasanija è ritenuto negli USA un politico di riferimento alla luce delle elezioni presidenziali del 2013 (per molto tempo è stato infatti rappresentante permanente della Georgia all'ONU e gode di ottime relazioni nel Paese).

A questo proposito, come comunicato a Kommersant da Aleksij Petriashvili, persona molto vicina a Iraklij Alasanija che era presente all'incontro con Hillary Clinton, la discussione ha toccato anche il tema delle future elezioni, in particolare, la non opportunità di un cambiamento della costituzione georgiana a favore del passaggio ad una forma di governo repubblicana, per salvaguardare l'autorità di Mikhail Saakashvili nel suo ruolo di primo ministro.

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