Il Primo Ministro russo Vladimir Putindurante una liturgia ortodossa.Foto di Konstantin Zavarzhin, RG
Dunque, come è accaduto nella storia dell’Europa cristiana e ancora
accade nella monarchica Gran Bretagna, alla Chiesa è riconosciuto il
compito di incoronare il Capo dello Stato. Il Re, la Regina. O lo Zar.
Putin è stato accusato di agire da Zar, di sentirsi Zar. Proprio per
questo ha vinto. Ha ridato l’immagine di una Russia che si impone ai
boiardi all’interno e fa sentire la sua voce nella politica mondiale. È
riuscito nell’impresa – disperata al momento della sua nomina a premier
nel agosto 1999, ai tempi di Boris Eltsin – di equilibrare la spinta
liberista con il sentimento dell’identità del suo popolo intorno ad uno
stato credibile. Ha ricostituito una nazione dalle ceneri della Guerra
fredda difendendone le radici più profonde, come dimostra in modo
esemplare la scelta del governo Putin di preservare il riferimento a Dio
nell’inno nazionale russo.
E qui arriviamo al tema dell’identità russa e del successo di Putin (e
poi di Medvedev) dopo i difficili anni di Eltsin. Un esempio: nel 2010
sarebbe impensabile una pellicola celebre come “Air Force One”, il film
che descrive il presidente degli Stati Uniti come il “salvatore” della
nuova Russia insidiata dai moti comunisti di alcune ex repubbliche
sovietiche e il presidente russo come poco più di un fantoccio
totalmente dipendente dalle richieste di Washington. La Russia è
tornata. Piaccia o no. L’Occidente, a volte a corto di memoria, aveva
dimenticato che la Russia è sempre la Russia, che io russi sono un
popolo che possiede una concezione della propria realtà nel mondo che
trascende i confini nazionali. La Russia interpretata da Medvedev e
Putin è la Russia che riscopre il proprio senso di identità all’interno
della cornice di valori occidentali, in chiave di democrazia e mercato.
Una cosa, questa, che aveva capito Don Gianni Baget Bozzo (scomparso un
anno fa), intellettuale cattolico italiano sempre attento alla politica
internazionale. Lui ha avuto un’idea precisa del rapporto tra la Chiesa
ortodossa e lo Stato partendo dalla considerazione che, nonostante la
lunga parentesi comunista, il Cristianesimo è parte essenziale della
cultura russa, così come lo è in Occidente.
In sintonia con quanto più volte affermato da Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI, Baget Bozzo ricordava come il carattere moderno della
società europea, sia essa occidentale od orientale, debba la propria
esistenza alla Cristianità italiana, russa e polacca che si opposero
tenacemente e con successo alla conquista islamica. Da osservatore della
missione della Chiesa nel mondo, Baget nel 2008 osservava anche che
«non era stato previsto che le Chiese ortodosse, greca e slave,
sarebbero tornate un soggetto della politica: e che l’epicentro del
fenomeno fosse la Russia di Putin, nella sua composizione di zarismo e
sovietismo. Dopo la fine del comunismo, ciò che è rimasto all’Est è la
storia precomunista: e la storia precomunista rimasta, vivente in Russia
come nei Balcani, è la Chiesa ortodossa».
Il punto chiave, di questa storia religiosa e politica, è che ‹‹le
Chiese ortodosse non valorizzano la differenza istituzionale tra Chiesa e
Stato ma vedono nella composizione del possibile conflitto l’essenza
stessa del messaggio cristiano››. Questa visione ha permesso di
sopravvivere a settant’anni di comunismo. Con alcuni compromessi, certo.
Tuttavia il ruolo attuale che la Chiesa ortodossa ha nella società
russa e la sua relazione con lo Stato è un fenomeno normale,
condizionato dallo sviluppo storico della Russia e la natura stessa
della Chiesa ortodossa. Il nazionalismo russo di cui sono interpreti
autentici e concordi il Presidente Medvedev e il premier russo Putin
riconosce alla Chiesa ortodossa il ruolo di “Chiesa Russa” o, se si
preferisce “Chiesa dei Russi”. Portatrice, cioè, di valori, principi e
tradizioni che sono parte integrante dell’identità della Nazione e che,
per questo, lo Stato deve difendere.
Andrea Camaiora è giornalista e autore del libro “Don Gianni Baget
Bozzo. Vita, morte e profezie di un uomo contro” (Marsilio editore)
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