"Hitler voleva sterminare i popoli slavi”

Dirigente di primo piano del Pci all’epoca dei successi elettorali segnati dal “compromesso storico” di Enrico Berlinguer, Gianni Cervetti, 76 anni, milanese, conosce come pochi la Russia. Vi ha vissuto a nel dopoguerra stabilendo rapporti con i massimi dirigenti del Pcus, tuttora strettissimi. Si è laureato all’Università di Mosca. E’ amico personale di Gorbaciov. E’ “L’uomo di Mosca” al quale ci si rivolge per capire cosa è accaduto e cosa ora accade nei Paesi dell’ex “cortina di ferro”. Ha gestito la difficile fase di transizione ponendo fine ai finanziamenti Urss al Pci e alla dipendenza politica. Il tutto lo ha raccontato nel libro “L’Oro di Mosca”: non ha ricevuto una sola smentita. Ha rapporti con mondo economico, culturale e religioso. L’Orchestra Verdi, che presiede, ha tenuto il concerto nella Sala Nervi in occasione dei festeggiamenti del primo anno di pontificato di Benedetto XVI. Ha fondato con Emanuele Macaluso “Le ragioni del socialismo”, una rivista di politica e di cultura tra le è più apprezzate. Russia Oggi lo ha intervistato.

A.SALA: Cervetti, l’impero sovietico si è dissolto ma la Russia resta una grande potenza. Quale ruolo può svolgere sullo scacchiere mondiale mentre si vanno imponendo, soprattutto sul piano economica, Cina e India?

G.CERVETTI: La Russia, per sua natura è una potenza bi-continentale. Se vuole affermare questo ruolo, sia in Europa che in Asia, è verso i Paesi di questi continenti che deve guardare e agire di conseguenza. Quando si è rinchiusa nei propri confini nazionali, oppure quando ha teso ad essere direttamente una potenza mondiale, è andata incontro a difficoltà e a crisi.

Obama e Medvedev hanno firmato un patto nucleare. Alcuni osservatori sostengono che non sia una gran cosa…

E’ un’opinione legittima ma non corretta. Tutti gli atti politici se non sono di profonda rottura, come guerre e rivoluzioni, si può sostenere che non siano una gran cosa. Se perseverano sulla stessa strada lavorando severamente per diminuire gli armamenti e impedire la proliferazione nucleare, Russia e Usa hanno messo un mattone importante di un sistema mondiale più giusto e pacifico. Tale sistema potranno realizzarlo coinvolgendo in quest’opera Cina, India e Europa.

La Russia vive con i proventi delle materie prime, gas e petrolio. Perché l’industria, salvo quella degli armamenti, non decolla ed è totalmente dipendente per le importazioni?

L’industria manifatturiera stenta a imporsi per il peso eccessivo che ha la corruzione, soprattutto intesa come finanza spregiudicata e selvaggia.

Da Ieltsin in avanti si è privatizzato. E’ presto per fare un bilancio?

No, non è presto. La privatizzazione ieltsiniana è stata realizzata con modalità che non possono essere considerate positive.

Sanità, istruzione e cultura hanno vita difficile. La popolazione come vive questa fase involutiva?

Non so se si può definire fase involutiva. Sono presenti contraddizioni serie perché accanto alla possibilità di alcuni strati sociali di accedere a servizi qualificati, per altri questi stessi servizi o non esistono o hanno costi eccessivi.

I giovani russi amano questa stagione esaltante. Sentono il profumo della libertà, di potersi recare all’estero, ma restano molto legati alla loro patria. Sono pochissimi coloro che rinunciano alla nazionalità d’origine…

I russi hanno uno spirito e una concezione nazionale molto spiccati.

Medvedev e Putin è una coppia affiatata o è destinata a dividersi?

La stampa propone due versioni contrapposte: hanno diviso concordemente i propri ruoli, oppure sarebbero già oggi in contrasto insanabile. Sono due visioni estreme che non ritengo corrette.

Dal Caucaso, dalle repubbliche asiatiche, arrivano pessime notizie: guerre, attentati, instabilità di governi dittatoriali guidati, non di rado, da ex segretari del Pcus. L’influenza di Mosca è in declino. E’ inevitabile?

Caucaso e repubbliche asiatiche non sono un tuttuno. Esistono differenze considerevoli nello stesso Caucaso (Georgia e Armenia per semplificare) che, nel suo insieme, è sempre stato infido per la Russia.

Da un paio d’anni nella capitale non si beve più vino georgiano…

Per la Russia è l’ultimo dei problemi. Siamo in un mondo globalizzato…

Di Gorbaciov si dice molto bene all’estero, ma in patria è poco amato: ha distrutto la casa vecchia senza costruire quella nuova. Ma è proprio vero che non ha costruito nulla?

L’idea di Gorbaciov era di realizzare un rinnovamento profondo che non è stato compiuto per obiettive difficoltà e per errori politici. Il risultato più importante è stato quello di aver rotto il vecchio sistema senza passare attraverso la guerra civile.

Il nazismo fu sconfitto 65 anni fa grazie al decisivo tributo di sangue russo. Dopo averlo sepolto come il più grande massacratore di concittadini, Stalin viene riabilitato dalla stampa ufficiale. Qual è la ragione?

Stalin è riabilitato da una parte della stampa. Le ragioni, se si può parlare di ragioni, sono sostanzialmente due. La guerra condotta dalla Germania dal 1941 al 1945 contro l’Urss, non fu una guerra di semplice conquista, come è accaduto per altri Paesi come la Francia. Hitler aveva programmato una guerra di sterminio e di annientamento dei popoli slavi in quanto entità nazionali. Esiste un orgoglio nazionale “grande russo”. Stalin è considerato un esponente politico che ha fatto leva ed esaltato tale sentimento.

L’Italia ha rapporto commerciale importante e, storicamente, anche culturale. In che misura possono evolvere?

Vi sono alcuni caratteri dei due Paesi che più che essere eguali sono complementari. In economia si evidenzia con le forniture russe di gas e petrolio. A Mosca e St. Pietroburgo hanno operato artisti e architetti italiani di primo piano. Se si fa leva sul carattere complementare i rapporti si possono migliorare.

Armando Sala è giornalista, ha pubblicato il volume “Mosca: le chiese riemerse”, con prefazione di Sergio Romano.

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