Il ritorno di Mosca agli eurobond

Foto di AP

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Il mondo è stato rovesciato dalla crisi. Mentre la Grecia soccombe sotto il peso di un ingente debito pubblico, secondo le previsioni di Capital Economics la Russia avrà un debito pari a l 9,5% del pil entro la fine dell’anno e dispone persino di oltre 400 miliardi di dollari di riserve in valuta forte, cinque volte di più rispetto agli Usa e al Regno Unito. Questo fa della Russia il terzo Paese più ricco al mondo in termini di disponibilità liquide.

Nonostante tutto, le finanze pubbliche russe si trovano in una situazione difficile. Bisogna infatti colmare un deficit di bilancio che oscilla tra il 3% e l’8% (a seconda del prezzo del petrolio) e trovare fondi per superare questo periodo di magra.

I funzionari russi delle Finanze stanno programmando una visita in Asia, Europa e America per promuovere la vendita della prima Eurobbligazione russa dal 1998, quando il governo risultò insolvente sul debito interno. Questa volta sono certi di riuscire a raccogliere fondi a basso costo sul mercato.
«Le condizioni di prestito saranno probabilmente molto vantaggiose», ha dichiarato il ministro delle Finanze Alexei Kudrin alla stampa all’inizio del mese, aggiungendo che il mercato è consapevole del fatto che la Russia potrebbe ricorrere al prestito nazionale se le condizioni esterne non fossero «particolarmente favorevoli».

Il prezzo dell’obbligazione rifletterà l’atteggiamento di massima cautela nei confronti della Russia tenuto dalla maggior parte delle agenzie di rating. L’obbligazione Sovereign della Russia ha attualmente un rating Bbb, di appena due linee superiore ai cosiddetti “titoli spazzatura”. Allo stesso tempo Usa e Regno Unito, almeno sinora, hanno mantenuto il rating Aaa, nonostante il peggioramento della situazione economica. Secondo le previsioni di numerosi economisti, il debito estero dell’Europa salirà dal 100% del pil al 130% nei prossimi cinque anni, mentre in Russia si prevede una costante riduzione.

«In base al modello vigente, non è possibile spiegare perché agli Usa e al Regno Unito venga assegnato il miglior rating possibile (Aaa) e che questi due Paesi, abbiano un rating di due o tre tacche superiore a Paesi che riportano gli stessi dati di base», ha scritto Ingo Jungwirth, analista di Raiffeisen International in uno studio condotto a marzo.

Tuttavia, se le agenzie di rating declassassero questi Paesi, il costo dei prestiti subirebbe un’impennata e causerebbe una crisi finanziaria a livello internazionale che danneggerebbe l’assetto economico globale per decenni.

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