Circa 15 miliardi di euro verranno investiti per costruire nuoviterminal
Malgrado il calo degli scambi commerciali internazionali, i porti marittimi russi sono uno dei rari settori dell’economia del Paese ad aver registrato nel 2009 un aumento del traffico di merci. Se il tasso di crescita è considerevole (circa 9,2%), il volume (500 milioni di tonnellate) rimane però modesto in paragone con i leader mondiali. La tendenza tuttavia porta a essere ottimisti perché, se si guarda agli ultimi dieci anni, il tasso di crescita del volume degli scambi è stato del 250%. La Russia mira perciò a ritornare una potenza portuale mondiale.
In epoca sovietica, lo sviluppo dei porti della Repubblica russa non era una priorità. Gli sforzi erano concentrati sui i porti dell’Ucraina e dei Paesi Baltici. Di colpo però, con il crollo dell’Urss, i porti costruiti un tempo da uno stato unico si sono ritrovati nelle mani di Paesi indipendenti. I porti russi hanno sofferto la concorrenza dei Paesi vicini. Negli anni ’90, il 60% dei carichi russi, compreso il petrolio, transitava dai porti ucraini e baltici. Questa dipendenza dai Paesi di transito ha complicato le relazioni già delicate con le ex-repubbliche vassalle di Mosca.
Oggi invece i porti russi si battono
con successo per riconquistare la clientela dell’ex-Urss. Le misure
tariffarie protezionistiche adottate dalle Ferrovie russe e gli
investimenti destinati a ridurre il ritardo tecnologico dei porti russi
sono un aiuto prezioso. La costruzione di nuovi terminali e la
ricostruzione di quelli già esistenti - in particolare quelli del
mercato di esportazioni essenziali come il petrolio e i prodotti
petroliferi - sono previsti o sono in corso di attuazione in tutto il
paese. In sette anni, 10,5 miliardi d’euro, di cui 1,2 stanziati dal
budget federale, sono stati investiti sulla costruzione di nuovi
impianti di manutenzione (304 milioni di tonnellate) e di banchine di
carico (10 chilometri) e sulla capacità di frequenza dei viaggi delle
navi (153 bastimenti per un totale di 8,1 milioni di tonnellate). Una
somma colossale per il settore.
A partire dal 2000 nuovi impianti di trasbordo di petrolio sono stati
creati nel nord-ovest della Russia, a Primorsk e Vissotsk, nella regione
di Leningrado. Primorsk non ha smesso d’aumentare i suoi volumi
d’esportazione di petrolio ed è diventato il porto più importante nel
settore nel nord-ovest del Paese. Novorossiysk, secondo porto russo per
il traffico petrolifero che dall’anno scorso adopera un nuovo sistema di
controllo degli idrocarburi, sta restaurando il suo terminal principale
e sta costruendo un nuovo molo.
In tutto, il ministero dei Trasporti prevede di aumentare la capacità
dei porti russi di 454 milioni di tonnellate l’anno. L’ammontare
approssimativo degli investimenti è stimato intorno a 630 miliardi di
rubli (15 miliardi di euro), di cui 182 (vale a dire 4,3 miliardi di
euro) provenienti dal budget federale, ossia oltre la metà delle spese
complessive per le infrastrutture di trasporto.
Queste somme non saranno destinate soltanto allo sviluppo dei terminal
di prodotti petroliferi, ma anche dei terminal di carbone (a Ust-Luga,
Vanino, Vostochny, Taman, Murmansk) e dei suoi container (Vostochny, San
Pietroburgo, Ust-Luga, Novorossiysk).
I prodotti petroliferi transitano anche dai nuovi terminal russi. Nel
maggio 2008 il primo ministro russo Vladimir Putin ha indicato che è
«del tutto possibile portare la capacità di trasbordo di questo
terminale dagli attuali 8,4 milioni di tonnellate a 24 milioni di
tonnellate, il che implica far rientrare i volumi d’esportazione
trasbordati nei paesi baltici verso i porti russi». Per raggiungere
quest’obiettivo, verranno costruiti nuovi terminal di petrolio a
Novorossiysk, Murmansk, Kozmino, Tuapsé e Ust-Luga. Il porto
plurifunzionale di Ust-Luga ricoprirà un ruolo essenziale in questi
progetti: attualmente in corso di costruzione nella regione di
Leningrado, appare in tutti i piani del ministero dei Trasporti.
Al termine dei lavori, le infrastrutture portuali russe dovrebbero avere
una capacità di 770 milioni di tonnellate di merci, 700 già entro il
2016 secondo il ministero dei Trasporti.
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