A Naberezhnye Chelny verrà avviata la produzione di FiatLinea
Quaranta anni dopo il suo primo avvento in Russia, la Fiat vi fa un grande ritorno. L’amministratore delegato Sergio Marchionne ha firmato un memorandum d’intesa con l’ad di Sollers, Vadim Shvetsov, per la costituzione di una joint-venture automobilistica con una quota del 50% ciascuno.
La società produrrà automobili sulle piattaforme Fiat e Сhrysler. Inizialmente verranno prodotte 300mila auto l’anno (la produzione partirà indicativamente tra due anni) per arrivare a 500mila entro il 2016. Di conseguenza, sul mercato russo comparirà un pericoloso concorrente per il gigante AvtoVaz (che prima della crisi fabbricava circa 700 mila auto). Come ha spiegato Sergio Marchionne, la firma dell’accordo rappresenta un punto di svolta nella presenza della Fiat sul mercato russo. A sua detta, la nuova joint-venture farà parte delle più importanti alleanze del gruppo.
Saranno prodotti in totale nove modelli delle classi C e D, nonché fuoristrada e crossover. Tutte le vetture si baseranno sulla piattaforma completamente nuova denominata “сompact wide”, elaborata da Fiat e Chrysler, entrata a far parte del gruppo Fiat l’anno scorso. Il contributo apportato dalla Fiat alla joint venture è proprio questa proprietà intellettuale, valutata a 150 milioni di euro. Per quanto riguarda la Sollers, invece, la società contribuirà mettendo a disposizione le capacità produttive delle fabbriche Naberezhnye Chelny (75mila auto all’anno) e Zavolzhsky. Si prevede inoltre di realizzare un centro tecnico-ingegneristico proprio per lo sviluppo di nuovi modelli di automobili. Si tratta del primo esempio di produttore straniero che abbia sul serio l’intenzione di progettare auto in Russia.
Anche se il progetto non è ancora stato avviato, i partner cominceranno
la produzione del modello Fiat Linea presso lo stabilimento di
Naberezhnye Chelny. Più tardi, sempre nell’ambito dell’accordo, verranno
prodotte Jeep.
La Russia stanzierà circa 600 milioni di euro per acquistare macchinari di produzione italiana
Il totale degli investimenti destinati al progetto è di circa 2,4
miliardi di euro, la maggior parte dei quali (2,1 miliardi) sarà messa a
disposizione dallo stato russo. Il primo ministro Vladimir Putin ha
fatto notare che si prevede di stanziare oltre 1 miliardo di euro per
l’acquisto delle attrezzature. Di questi, circa 600 milioni saranno
investiti nell’acquisizione di macchinari di produzione italiana.
Secondo il premier, nelle attuali condizioni di crisi, questo costituirà
un considerevole sostegno e porterà evidenti vantaggi alla
cooperazione.
Per Sollers la joint venture darà accesso alle tecnologie più moderne
nel campo dei fuoristrada, segmento chiave per la società, permettendo
di sviluppare la localizzazione della componentistica per la produzione
di Ducato in Tatarstan (a circa 800 chilometri da Mosca) e di accrescere
la rete di rivenditori.
Secondo gli esperti del quotidiano “Vedomosti”, sarà soprattutto la
Fiat, però, a guadagnarci. Già da tempo Marchionne aveva dichiarato che
il gruppo italiano, colpito dalla crisi in misura minore rispetto ad
altre aziende del settore, si sarebbe espanso sui mercati internazionali
con l’aiuto dei partner. In Russia però la Fiat non era ancora riuscita
a realizzare un progetto di grande portata. Nel 2007 il gruppo aveva
cercato di entrare in Russia acquistando il 25% delle azioni di AvtoVaz,
ma in quell’occasione i soci della fabbrica di Togliatti scelsero la
francese Renault.
Una storia iniziata sul Volga 44 anni fa
La Fiat fece il suo primo ingresso in Russia, l’allora Urss, nel 1966.
L’Unione Sovietica aveva bisogno di produrre autovetture su larga scala,
ma non riusciva ad avviare la produzione con le proprie forze. Quando
bisognò selezionare l’appaltatore per la costruzione, la scelta ricadde
sul gruppo italiano non a caso: fu Leonid Breznev, che s’intendeva di
auto occidentali, a optare per la Fiat. La prima fabbrica fu costruita
in una piccola città sul Volga, ribattezzata più tardi Togliattigrad,
“la città di Togliatti”.
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