Oliva, quel pugno rimasto nella storia

Patrizio Oliva sul ring (Fonte: YouTube)

Patrizio Oliva sul ring (Fonte: YouTube)

Sul ring di Mosca, alle Olimpiadi del 1980, il re del pugilato italiano scriveva un pezzo di letteratura sportiva, prendendosi la rivincita sul sovietico Serik Konakbaev

La sequenza dei suoi colpi che andavano a segno è disponibile su YouTube, con la celebre radiocronaca del giornalista Giacomo Santini. Di fronte a lui, il sovietico Serik Konakbaev, l'eroe di casa, che poi diventerà un politico e membro del comitato olimpico sovietico e che avrebbe dovuto consegnare la medaglia d'oro all'Unione Sovietica. Primo gradino del podio che sarebbe spettato di diritto al Paese ospitante, leggenda nel pugilato per storia, tradizione, campioni. Ma 35 anni fa, alle Olimpiadi di Mosca, Patrizio Oliva scriveva un pezzo di letteratura sportiva italiana e mondiale. Per lui, il titolo a cinque cerchi nei superleggeri. Per la polaroid meglio riuscita dello sport italiano, assieme a Pietro Mennea, oro nei 200 metri piani e Sara Simeoni, nel salto in alto. Una vendetta.

L'anno prima Oliva era battuto dal sovietico a Colonia, nella finale dei campionati europei dilettanti. Un verdetto contestato, definito uno scippo dai quotidiani dell'epoca con il pubblico che fischiava per dieci minuti l'esito finale sancito dai giudici di gara.

Prima di Konakbaev, nell'ordine perdevano sul ring il rappresentante del Benin Agnan, il siriano Halabi, lo jugoslavo Rusevski, il britannico Willis. A Mosca, Oliva era uno dei 15 italiani spediti dal Coni ai Giochi, spedizione mutilata alle Olimpiadi del boicottaggio americano, in un clima infuocato da tensioni internazionali per l'invasione sovietica dell'Afghanistan dell'anno precedente. Con l'esempio statunitense che era seguito da altri Paesi, in tutto 65 tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Kenya, Giappone e Cina e il blocco delle nazioni arabe. E l'Italia sfilava con la bandiera del suo comitato olimpico nazionale, come altri 15 paesi, senza schierare atleti provenienti da corpi militari perché parte della Nato.

Oliva, con grinta, ostinazione e un pugno che faceva male, rovinava la festa all'Urss, che pure dominava il medagliere con 80 ori, poco meno del doppio della Germania Est, altra potenza mondiale. Dopo aver sorpreso il mondo a Mosca, per Oliva arrivava il balzo tra i professionisti.

Cinquantanove incontri (con 57 vittorie), è stato campione italiano superleggeri, campione d'Europa superleggeri e welter rispettivamente nel 1983 e 1990, oltre a diventare campione del mondo Wba a Montecarlo, nel 1986. E ora, dopo una fetta di carriera da allenatore, dirigente, con l'associazione Milleculure, assieme ad altri campioni olimpici napoletani, regala ore di sport gratuito ai ragazzi con poche possibilità economiche. Con il trionfo di Mosca nel cuore.

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