Quando la Siberia si tinge d'autunno

Ragazze vestite con gli abiti tradizionali (Foto: TASS)

Ragazze vestite con gli abiti tradizionali (Foto: TASS)

Villaggi in legno e paesini da favola, divenuti oggi parchi nazionali e musei. La stagione autunnale è il periodo ideale per visitare questi territori avvolti da un fascino antico

Assi cigolanti, tende arabescate, pane cotto nel grosso forno bianco, l'angolo rosso dell'icona: questi gli attributi principali dell'antico costume russo quotidiano ormai quasi scomparso dalla vita della campagna russa. Nella lontana Siberia tuttavia, distante dal centro e meno urbanizzata di Mosca e San Pietroburgo, è ancora possibile incontrare questi “segni della cara antichità”. RBTH ha scelto i più grandi e originali musei a cielo aperto, dove è possibile immergersi in un'atmosfera di vetustà e trascorrere amabilmente il tempo prima dei rigori dell'inverno.

Taltsy

Foto: Lori / Legion Media

Sul fiume Angara, a 47 km da Irkutsk si trova il museo etnografico all'aperto “Taltsy”. Dietro la massiccia recinzione di legno compare la sfaccettata città lignea con i suoi vicoli sterrati, l'odore tipico dei ceppi, delle pecore e dei caldi pirogi siberiani.

Una volta, su questo territorio era situato l'omonimo villaggio Taltsy. Ma quando nel 1960 in Siberia cominciarono a costruire la centrale idroelettrica di Ust' Ilimsk, la maggior parte del villaggio si ritrovò a rischio di allagamento, e così si decise di salvare i monumenti unici della storia e dell'architettura, aprendo, nel 1980, il museo “Taltsy”. Una delle vie più interessanti del sito è quella russa di Angaro-Ilimsk dove si conservano i monumenti dell'architettura lignea dei paesi baltici, risalenti agli inizi del XVII e XX secolo.

L'unicità di questa parte dell'esposizione risiede nella parete sud ricostruita del carcere di Ilimsk che include la torre Spasskaja (una delle sei torri originali di guardia al mondo, datate 1667) e la chiesa alle porte Kazanskaja (1697), sorta di peculiari architetture in stile Kizhi. I mulini ad acqua, la piccola scuola parrocchiale, le antiche residenze coi granai, i recinti con gli animali e la banja invernale “nera”, “po-cjornomu” (dove di solito per l'acqua veniva utilizzata neve pulita), è quel poco che può ancora raccontare della vita e del costume dei contadini siberiani, di quei russi cioè che nel XVII secolo occuparono le ricche terre accanto al “sacro” lago Bajkal.

Sulle altre vie del complesso museale e persino nel bosco sono disposti oggetti non meno rari che testimoniano delle tradizioni e della cultura antica dei popoli indigeni, dei tofalari, degli evenchi e dei buriati. Ad esempio, qui si può vedere un labaz evenco (una specie di capannone per i viveri inaccessibile agli orsi, ai ghiottoni, ai lupi o alle volpi) e anche il golomo, una specie di chum permanente (tenda conica di rami coperta con tela o pelli), usato nel periodo primaverile.

Interessante a Taltsy è anche la ricostruzione di un antico tipo di sepoltura evenca, “sospeso”, quando cioè il defunto veniva posto su pali intersecati all'altezza di 2-3 metri con al fianco le armi, i vestiti, il tabacco e tutto quanto il necessario per l'aldilà; gli evenchi pensavano che l'uomo dopo la morte avrebbe continuato ad occuparsi delle faccende abituali terrene. I cacciatori russi attribuiscono agli evenchi gli strani, insoliti oggetti e frammenti di vestiti che gli capita di incontrare nei boschi, e non li raccolgono, temendo la malasorte.

È bene visitare Taltsy durante la stagione autunnale: qui c'è una trattoria dove è possibile provare i pirogi coi mirtilli rossi, ossicocco e zucchero, aspic di pesce del Bajkal o sugudaj, un piatto tipico degli abitanti del nord, a base di diversi tipi di pesce. A Taltsy ogni anno festeggiano il Natale, la Trinità, il Carnevale e il Sagaalgan (l'anno nuovo buriato) organizzando chiassose rappresentazioni in costume. In questo museo si può spendere il giorno intero senza aver avuto il tempo di vedere tutti gli straordinari oggetti dell'uso antico.

www.talci.ru

Shushenskoe


Foto: TASS/Lev Porter e Yury Barmin

Il museo storico-etnografico e parco naturale “Shushenskoe” nell'omonimo villaggio di Krasnojarskij kraj è anch'esso una sorta di portale degli ultimi periodi storici. Qui si è conservata la parte centrale del villaggio siberiano della fine del XIX, inizio del XX secolo con i kabak (sorta di piccole trattorie dove la gente si radunava per mangiare, bere, cantare), bancarelle, l'edificio del consiglio direttivo, le ricche e povere izbe contadine con i bassi portoni (un modo per conservare il calore all'interno dell'abitazione) e persino il pozzo a cicogna. 

Oggi qui è possibile apprendere dell'etnografia di Krasnojarskij kraj, anche se a lungo questo museo ha avuto carattere prettamente politico e per lungo tempo il suo nome era “esilio siberiano di V.I.Lenin”. E così tutt'ora i turisti spesso vengono a Shusheskoe per conoscere non solo la storia antica della Russia, ma anche l'epoca delle rivoluzioni. Il cuore del museo-riserva si compone delle due case dove trascorse i giorni del suo confino il giovane Lenin. Nella piccola abitazione del benestante contadino Apollon Zyrjanov, il celibe Ul'janov scrise “Lo sviluppo del capitalismo in Russia” e lavorò sodo, nel tempo dell'esilio accumulò 15 pud di libri (1 pud è pari a circa 16 kg). Più tardi, insieme a Nadezhda Konstantinova Krupskaja e alla madre di lei, Lenin si trasferì nella casa dei Petrovy, divenuta museo dal 1930. Interessante è notare che Lenin e la Krupskaja si sposarono nella chiesa locale di Pietro e Paolo, la quale purtroppo al giorno d'oggi non si è conservata.

A Shushenskoe si può soggiornare direttamente nel XIX secolo, alloggiando in una delle dimore del “Villaggio nuovo”, un complesso alberghiero museale “all'antica”, con la banja, la kasha di miglio con la zucca, i tè alle erbe e i bliny. Nel museo-riserva si ha anche la possibilità di imparare ad intagliare il legno, tessere, dipingere, lavorare la ceramica realizzando souvenir su richiesta. Ogni anno, a metà luglio, vicino a Shushenskoe si svolge il festival internazionale di musica etnica “Il mondo della Siberia”.

www.festmir.ru

www.shush.ru

Museo etnografico dei popoli del Transbajkal


Foto: Lori / Legion Media

Jurte buriate e dugan (templi buddisti), il granaio per il pernottamento degli esuli, le case dei vecchi credenti, e dei contadini nel periodo della transumanza, queste e altre ancora le rare costruzioni che si possono vedere al museo etnografico dei popoli della Dauria a Ulan-Ude. Trattasi di uno dei più estesi musei a cielo aperto della Russia. 

Esso è unico non solo per i suoi complessi archeologici e buriati ma anche per quelli dei vecchi credenti. Nel territorio del Transbajkal viveva il gruppo etnico dei vecchi credenti, arrivati in queste terre alla metà del XIX secolo a seguito dello scisma di Nikon all'interno della chiesa ortodossa del XVII secolo. Nella struttura del museo rientra un'intera via con le izbe degli starovercy (vecchi credenti), il campanile dei bezpopovcy (senza pope) e gli originali cancelli d'ingresso. 

Il Transbajkal era un territorio storicamente multiculturale e il suo museo etnografico è un'eccellente opportunità di osservare l'intreccio, su una piattaforma di 37 ettari, delle culture russa, buriata ed evenca.

www.ethnomuseum03.ru

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