Daghestan, terra di meraviglie dimenticate

Le suggestive montagne del Daghestan (Foto: Timur Agirov / www.timag82.livejournal.com)

Le suggestive montagne del Daghestan (Foto: Timur Agirov / www.timag82.livejournal.com)

Considerata ancora oggi una meta poco sicura a causa dei numerosi conflitti, questa regione, ricca di storia e cultura, offre paesaggi mozzafiato e un'ospitalità straordinaria

Il Daghestan è un incrocio strepitoso di lingue e culture. Con i suoi panorami mozzafiato, la sua costa irregolare e l'ospitalità della gente, avrebbe tutte le carte in regola per essere una meta presa d'assalto dai turisti. I conflitti che hanno interessato per anni questa regione, però, hanno allontanato i visitatori. Ecco alcuni suggerimenti per scoprire questo territorio, senza correre pericoli.

Come arrivare
I voli per Makhachkala, capitale della Repubblica autonoma del Dagestan, partono tutti i giorni dall’aeroporto moscovita di Vnukovo verso metà giornata. A coprire la tratta è la compagnia aerea russa UTair (www.utair.ru). Il viaggio dura due ore e mezzo e costa circa 300 euro. I visitatori stranieri devono disporre di un visto russo, ed è vivamente consigliato possedere l’invito di qualche persona del posto che possa occuparsi di voi. È inoltre preferibile spostarsi soltanto con viaggi organizzati.

La nuova Fondazione Peri del magnate Ziyavudin Magomedov, nato a Makhachkala, sta investendo molto nella ristorazione locale, nelle case editrici e nelle mostre d’arte. Qualsiasi viaggiatore seriamente interessato a visitare il Daghestan, malgrado le difficoltà, dovrebbe contattare il direttore del programma, Vera Yakovleva, all’indirizzi mail vyakovle@peri-foundation.com (Tel: +7 495 771 6060) e chiedere aiuto per organizzare il viaggio.

Dove alloggiare
L’albergo Djami, affacciato sul mare, a metà strada tra Makhachkala e Kaspijsk (www.djamihotel.ru), è tra le offerte più raffinate. È dotato di spiaggia privata, wi-fi, televisione, colazione inclusa e un ottimo ristorante. Il prezzo delle camere standard parte da 70 euro e arriva a 400 euro per le suite presidenziali. L’albergo può mettere a disposizione transfer da e per l’aeroporto, visite guidate ed escursioni, compresa quella nella seconda città del Daghestan, Derbent, con le sue antiche fortificazioni patrimonio dell’Unesco. Alloggiare vicino al Mar Caspio può risultare piacevole, ma la vicinanza con il quartiere generale della sicurezza russa potrebbe rivelarsi sicuramente una benedizione.

Daghestan, dove l’artigianato
diventa arte
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Tra gli altri alberghi in centro, sempre a Makhchkala, ci sono il confortevole Hotel Petrovsk, che prende il nome dalla fondazione della città. Secondo la leggenda, fungeva da porto durante il periodo di Pietro il Grande (www.hotel-petrovsk.ru).

Il prezzo delle camere parte da 25 euro a notte. L’albergo può anche organizzare gite e visite guidate.

Il paese di Khunzakh, che sorge sulla sommità di un dirupo, si trova solamente a tre ore di macchina da Makhachkala, situata tra le pendici delle montagne del Caucaso e il Mar Caspio. Con un panorama spettacolare, spiagge sabbiose, ottimo cibo, eventi letterari e una fiorente vita culturale, ha davvero molto da offrire ai visitatori. Allora, dove sono i turisti?

Decenni di guerra feroce con la vicina Cecenia hanno lasciato in questa regione qualche strascico di violenza. C’è in corso una guerra di basso livello tra i gruppi islamisti radicali e le forze locali della sicurezza. Sulle cartine geografiche del Foreign Office del Regno Unito, l’area è colorata di rosso: un segnale che indica che “si sconsiglia di viaggiare in questa parte della Russia”. Altri siti parlano apertamente di possibili rischi di rapimento e terrorismo.

Il cimitero di Derbent (Foto: Timur Agirov / www.timag82.livejournal.com)

Le aree più panoramiche sono in qualche caso anche le più pericolose. Lungo le stradine di montagna il nostro gruppo, invitato a prendere parte a un viaggio organizzato da un’associazione umanitaria che promuove la cultura del Daghestan, è stato scortato dalla polizia.

I check-point con uomini armati sono uno spettacolo forse inquietante, ma ci si distrae abbastanza bene seguendo i tornanti a gomito che si aprono su gole piene di relitti e carcasse di auto.

Al di sopra di altitudini che fanno chiudere i timpani, e con panorami mozzafiato, il minibus si arrampica seguendo la tortuosa strada che attraversa foreste rivestite di colori autunnali, accanto a rocce ammantate dalle brume, fino all’isolata Matlas. Uno strano castello mezzo diroccato in realtà è ciò che resta di un progetto da 40 miliardi di rubli per erigere una stazione sciistica. Lungo una scoscesa scalinata ci si inerpica  fino in cima, dove sorge  una cappella di pietra. I profili delle montagne e il rombo di una cascata sono presenze immateriali in una valle apparentemente senza fondo e piena di nuvole.

In Daghestan, nella terra
dei matrimoni da sogno
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Gru bianche nella foschia
Il monumento funebre dedicato a Tolstoj è decorato da un libro, una spada di bronzo e da iscrizioni d’oro in russo e in avar (lingua del caucaso nordorientale). Esso celebra sia lo scrittore sia il comandate avar immortalato nel suo romanzo “Chadzhi-Murat”. La guerra in Caucaso non è nulla di nuovo.

 Chadzhi-Muratcombatté sotto il leggendario leader della resistenza Imam Shamil, la cui storia di guerriero riecheggia tra le montagne. Il popolo avar è il più grande di molti gruppi di questa area russa quanto mai eterogenea a livello di etnie. Il Daghestan annovera oltre trenta lingue oltre il russo, comprese dargin, cumucco, lezgin e lak.

Nel Paese di Tsada, a 1.700 metri sul livello del mare, un pilastro di cemento si innalza sui campi, a ricordo della famosa opera poetica di Rasul Gamzatov. Lo scrittore immagina che i soldati morti si trasformino in gru bianche che volano nella foschia della sera.

Gamzatov è nato in questo Paese 90 anni fa. I visitatori possono ammirare la casa (con la ricostruzione del suo studio e della sua banja, la sauna), che apparteneva a suo padre, Gamzat Tsadasa, poeta, contadino e prete. Nella casa museo si trova anche un tradizionale burqa di pelle di pecora e una papakha (cappello di lana): immagini che Gamzatov prende in prestito per le sue descrizioni. Egli promette di dedicare la sua poesia a “te, Daghestan, mia epopea”, in cambio di “un burqa di foreste e una papakha di cime innevate”.

La spiaggia di Makhachkala (Foto: Timur Agirov / www.timag82.livejournal.com)

La cucina
Makhachkala, con la sua architettura sovietica in rovina, si espande in maniera irregolare lungo la costa, come un bagnante scomposto. Fare festa in uno dei suoi ristoranti è il modo migliore per concludere degnamente una giornata trascorsa tra queste montagne.

Tra le specialità gastronomiche regionali vi sono vari tipi di ravioli, dai tondi kurze con ripieno all’ortica o i soffici khinkal serviti con agnello bollito e salsa all’aglio, fino ai deliziosi chudu, ripieni di zucca o formaggio fuso. Oltre a ciò sono serviti piatti di enormi pomodori e formaggio bryndza, con coriandolo fresco, basilico viola, cipollotti, aneto e foglie piccanti di mostarda.

Potrete degustare queste e molte altre specialità al ristorante “Teremok”, vicino al Museo di Belle arti in via Gorky (www.dmii.ru). Il piano terra del museo, da poco ristrutturato, ospita mostre, mentre al piano superiore vi sono pezzi dell’artigianato locale, compreso il pannello di una culla di legno intagliato risalente a mille anni fa. Nelle sale dedicate ai Paesi caucasici si trovano perlopiù particolari tipi di ceramiche, tappeti, oggetti in ferro o armi cerimoniali. In una sala sono esposti i gioielli del Daghestan, decorati con filigrana e turchesi, ambra, corallo e corniola.

Per ammirare altre opere d’arte dirigetevi al Centro di cultura etnica, sul viale Pietro I, con i suoi negozi e le belle esposizioni di ricami kaytag nella galleria superiore. I visitatori avranno anche l’opportunità di indossare capi dell’abbigliamento tradizionale locale.

Un vasto spazio espositivo, sul ponte del viale Rasul Gamzatov, ospita le opere di giovani artisti. Al momento le sale sono occupate da installazioni video ipnotizzanti di Taus Makhacheva, vincitrice del Premio Innovazione 2012 per le “nuove generazioni” nell’arte contemporanea. Makhacheva è un’artista locale che esplora molteplici aspetti dell’identità locale, alternativamente ludici e profondi, e gode di fama internazionale. È la nipote di Gamzatov e sua zia dirige il Museo di Belle arti.

I gabbiani e la brezza
Sulle rive del Lago Ak-Gel, prese d’assalto dai gabbiani, è stato eretto di recente un monumento dedicato genericamente al “Maestro russo”, che sembra fare la guardia al museo cittadino. Questo arco di marmo è utilizzato per mostre e documentari.

La sera a Makhachkala è impossibile annoiarsi: ci sono teatri dedicati a opere teatrali in russo, avar, cumucco e lak, oppure, molto più semplicemente, alle marionette. Ci sono moltissimi bar e caffè, dove si può degustare il cognac locale.

Per ballare dirigetevi lungo la costa nella vicina cittadina di Kaspijsk, con la sua impressionante “Prima Galleria” dalle altissime finestre che si affacciano sul Mar Caspio. Il contiguo ristorante “Brezza” (www.krc-briz.ru) abbina in modo bizzarro l’ambientazione marittima alle luci da discoteca, e sulla pista da ballo si apre  il luminoso cielo stellato. Gli uomini lasciano all’ingresso le armi e si lanciano in complesse danze regionali. I tavoli sono stracolmi di vino locale, carne alla griglia e melanzane speziate.

Nel Caucaso l’ospitalità è una tradizione sacra: i pasti abbondanti e la cordialità della gente ne fanno un luogo straordinario nel quale essere ospiti. Se non avete amici daghestani al momento del vostro arrivo, di sicuro ne avrete quando ne ripartirete. 

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