Il Giorno di Dostoevskij cade il 6 luglio a San Pietroburgo (Foto: Natalia Pietra/RG)
“All’inizio di luglio, verso sera, in un caldo straordinario, un giovane uscì dalla sua stanzetta […] sul vicolo S-j. e una volta in strada si diresse al ponte K-n., lentamente, come preso da indecisione…”
Il numero di case di Pietroburgo in cui ha abitato Dostoevskij arriva a 20. I motivi dei traslochi erano materiali: lo scrittore aveva sempre problemi di soldi. Fedor Mikhajlovich cercava di scegliere case d’angolo con il balcone e la vista sulla chiesa.
Uno degli appartamenti, in vicolo Kuznechnyj 5/2, è diventato il museo dello scrittore. Le sue finestre danno sulla chiesa di Vladimir, mentre uno dei lati della casa si affaccia sulla via intitolata allo scrittore, vicino alla fermata della metropolitana “Dostoevskij”, dove si trova il suo monumento.
Sito del museo: http://eng.md.spb.ru/
Sarebbe difficile seguire le tracce di Raskolnikov, il protagonista del romanzo, se la moglie di Dostoevskij, Anna Grigorevna, dopo la morte del marito non avesse decifrato i nomi che si celavano dietro alle due lettere citate nel testo: il vicolo S-j era il vicolo Stoljarnyj e il ponte K-n è il Kokushkin; così gli ammiratori di Dostoevskij ottennero il punto di partenza per i loro vagabondaggi, tanto più che all’angolo tra vicolo Stoljarnyj e via Kaznachejskja visse lo stesso scrittore durante la stesura del suo romanzo; ora al numero 7 di via Kaznachejskaja c’è una targa commemorativa.
Dostoevskij ha collocato i protagonisti della sua opera vicino a casa sua, ma senza indicare gli indirizzi precisi. I ricercatori ritengono che non sia un caso: “Li codifica in modo molto trasparente e dobbiamo tener conto che stiamo leggendo un’opera letteraria. La vera Pietroburgo si unisce a fatti inventati e si trasforma, dando vita a un romanzo geniale”, spiega Marina Uvarova, collaboratrice scientifica del Museo letterario di Dostoevskij.
Lo scrittore ha messo Raskolnikov all’angolo tra vicolo Stoljarnyj e via Grazhdanskaja, che nell’Ottocento si chiamava Srednjaja Meshanskaja. Al numero 19 di via Grazhdanskaja, nel 1999, è apparso l’altorilievo “Casa di Raskolnikov”, con una scultura dello scrittore e alcuni scalini che ricordano i famosi tredici del romanzo che portavano alla stanzetta in cui viveva Rodion Romanovich, proprio sotto il tetto della casa. L’arco che conduce al cortile purtroppo è chiuso da un cancello con il citofono, dato che gli inquilini si sono stancati delle visite dei turisti e dei curiosi.
Dostoevskij pose Raskolnikov all’angolo tra vicolo Stoljarnyj e via Grazhdanskaja (Foto: Lori / Legion Media)
Ai tempi di Dostoevskij in vicolo Stoljarnyj si contavano 22 bettole; non sorprende che Raskolnikov sentisse di continuo urla di ubriachi dalla strada. Alle taverne è riservato un ruolo importante nella Pietroburgo di Dostoevskij; è lì che Raskolnikov incontra Marmeladov e sente gli studenti dire che la vita della vecchia non vale nulla.
Guarda il ritratto letterario firmato da Paola Tavoletti nella sezione Multimedia |
Il ponte Kokushkin è la prosecuzione del vicolo Stoljarnyj, a due passi dai luoghi chiave della vicenda: la casa della vecchia usuraia che viene uccisa da Raskolnikov (canale Griboedov 104), l’edificio dell’ufficio di polizia (canale Griboedov 67), il ponte Voznesenskij dove il funzionario ubriaco Marmeladov muore schiacciato dalle ruote di una carrozza e la casa di sua figlia Sonja, una povera ragazza costretta a guadagnarsi da vivere prostituendosi (canale Griboedov 73).
Se all’epoca di Dostoevskij la casa di Sonja era “a tre piani, vecchia e di colore verde” ora l’aspetto è diverso: hanno aggiunto un piano e l’hanno ridipinta di giallo. Dostoevskij ci fornisce con la massima precisione anche la descrizione della stanza di Sonja: “La parete con le tre finestre che danno sul canale attraversava la stanza in diagonale, per cui c’era un angolo terribilmente acuto che spariva in profondità, tanto che alla luce fioca non si riusciva nemmeno a vederlo bene; l’altro angolo era orribilmente ottuso”. Quest’ultimo è l’angolo della casa che si vede dal ponte Kokushkin.
Se diamo credito al romanzo, dalla casa di Raskolnikov a quella della vecchia ci sono esattamente 730 passi. Ognuno può misurare da solo il percorso che porta da casa di Rodion, passa il ponte Voznesenskij lungo il canale Griboedov e svolta in via Srednjaja Podjacheskaja. A dire il vero nessuno fa 730 passi esatti, ma sempre di più. Alcuni ricercatori se lo spiegano con il fatto che Raskolnikov fosse alto e camminasse in preda a una forte agitazione, altri dicono che lo scrittore avesse raddoppiato il numero dei propri passi.
Il canale Griboedov, in precedenza chiamato Ekaterinskij, intorno al quale si svolgono i fatti, per la gente del popolo era lo “scolo”. Il dispregiativo era scelto apposta, visto che dentro ci finivano regolarmente i rifiuti, facendo alzare un odore fetido nei dintorni.
Così dunque ci appare la Pietroburgo di Dostoevskij, in contrapposizione all’aspetto severo e regolare della città di cui scriveva un tempo Pushkin: “Il regale corso della Neva / delle sue rive il granito”; questa è la parte trionfale della città, quella che più spesso si trova di fronte agli occhi dei turisti.
Ogni anno, il primo sabato di luglio, si svolge a San Pietroburgo il Giorno di Dostoevskij, che, però, non coincide con la data di nascita del grande scrittore russo. “Il compleanno di Dostoevskij è a novembre, quando fa freddo. Il giorno della morte è a gennaio, di nuovo quando si gela, mentre l’inizio di luglio è il momento in cui comincia la vicenda di Delitto e castigo, il più pietroburghese dei romanzi”, racconta Vera Biron, ideatrice della festa e vicedirettrice del Teatro Dostoevskij. La Biron riferisce che i migliori attori di San Pietroburgo sono attualmente coinvolti nelle rappresentazioni teatrali per il Giorno di Dostoevskij. Nell’ambito della celebrazione si tengono numerose iniziative: proiezioni cinematografiche, lezioni, master class, seminari, mostre e visite tematiche
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