A Bolshie Uki, un villaggio sperduto nella tajga siberiana, i turisti possono capitare in una prigione dell’Ottocento, provare le pietanze locali secondo le antiche ricette, raccogliere i mirtilli di palude, fare il bagno in fiumi limpidissimi e fare uso di tutti i comfort della civiltà.
La distanza tra Omsk e Bolshie Uki è di 300 chilometri. Circa a metà del viaggio la strada diventa deserta, la radio tace, scompaiono gli impianti industriali e i centri abitati. D’inverno è visibile soltanto una piatta distesa innevata, senza confini, con boschi di betulle difficilmente distinguibili dallo sfondo bianco. D’estate, una vegetazione infinita. Il senso di beatitudine è violato, a seconda del periodo dell’anno, o dai freddi glaciali e dal vento o dai morsi delle zanzare. Chi però vuole conoscere la Siberia non può evitare il gelo o gli insetti.
Nel corso di alcuni secoli ogni settimana un centinaio di detenuti faceva tappa a Bolshie Uki, mentre attraversavano la Strada siberiana – il Moskovsko-Sibirskij trakt –, la più lunga strada al mondo con i suoi 10.000 chilometri. Di qui passavano i più illustri viaggiatori con le spedizioni e gli abitanti delle volost russe (territori amministrativi facenti parti del principato dell’antica Rus, ndr). Nel Settecento tra gli arrestati figuravano i servi della gleba e i ribelli di Emeljan Pugachev. Poco più di due decenni dopo questo percorso venne attraversato in catene dai nobili che avevano partecipato alla rivolta decabrista.
Al seguito, sempre lungo la Strada siberiana, c’erano in esilio volontario le loro mogli, principesse e contesse.
Il museo di Bolshie Uki esiste già da 22 anni. Oggi occupa con la biblioteca un grande edificio a due piani. La visita al museo dura quattro ore: oltre alla storia della Strada siberiana è stata inaugurata nel museo un’esposizione sulla vita degli abitanti del posto nei secoli scorsi, presto arriverà una sala dei decabristi e già da ora c’è una cappella museale dove si possono vedere antichissime icone che i coloni si portavano sicuramente dietro quando partivano per la Siberia
Nel 2013 i reclusi non stanno per molto tempo sulla strada che porta in Siberia; quando sono completamente assiderati si tolgono le catene e si disperdono nelle varie macchine per scaldarsi. “Il tratto della Strada siberiana di lunghezza pari a 18 chilometri si è conservato soltanto da noi - racconta Evgeny Zenzin, direttore del Museo storico-culturale di Bolshie Uki, all’interno della riserva “Strada siberiana” -. In 300 anni di spostamenti non è stato interrotto nemmeno una volta. La storia della strada non si lega ovviamente soltanto alle “catene”, ma anche per esempio alla comunicazione postale o allo sviluppo della produzione: l’olio locale era così stimato che i danesi ne facevano incetta dai siberiani e rifacevano le etichette scrivendo “olio danese”; c’erano poi molti altri mestieri. Abbiamo deciso di iniziare dalle catene soltanto perché un frammento della storia così triste suscita il massimo interesse. A Bolshie Uki l’attenzione al tema delle prigioni è soltanto l’inizio di un’attività chiamata a ispirare la vita nelle campagne che stanno scomparendo: sono monumenti vivi del passato e oggetti di eredità culturale”.
Nei secoli scorsi ogni settimana centiana di detenuti facevano tappa a Bolshie Uki mentre attraversavano la Strada siberiana (Foto: Irina Buzinets)
L’indirizzo del complesso museale “La strada siberiana” è: 646380, oblast di Omsk, regione di Bolshie Uki, Bolshie Uki, via Karl Marx, 11. Telefono: 8 (38162) 2-11-22. Е-mail: muzeitrackt@mail.ru.; 091073@mail.ru. Il viaggio da Omsk con il taxibus dura 4-5 ore e costa dai 400 rubli in su. Il soggiorno negli alberghi dei paesi costa 300 rubli. È possibile stare nelle casette in campagna per 500 rubli, si può parlare con i padroni di casa (Stepanova Valentina Nikolaevna, Rybina Valentina Stepanovna, Isaev Aleksandr Aleksandrovich, Denisova Alla Viktorovna, Polouchina Antonida Zinovevna) tramite i contatti telefonici del museo. La sauna, i prodotti biologici (latte, panna acida, olio, tvorog, carne, lardo, uova di gallina, verdure e altri) partono dai 100 rubli. Nel borgo funzionano gli operatori telefonici Biline, MTS, Megafon e Tele 2
Evgeny Zenzin è nato nel villaggio Stanovka, non lontano da lì; in passato un suo avo venne esiliato in Siberia per aver partecipato a una sommossa contadina. Dopo aver terminato l’istituto di Omsk Evegny tornò di sua spontanea volontà in campagna. A dire il vero per l’epoca sia il suo paese natale sia la vicina fortezza di Forpost, dove il giovane Evgeny aveva ottenuto l’incarico di insegnante di storia e in breve di direttore della scuola, decaddero. La produzione agricola andò scemando, gli abitanti si trasferivano in città o si spostavano nelle vicinanze. Tuttavia la regione di Bolshie Uki, situata a 300 chilometri da Omsk, in contemporanea alla scomparsa della produzione, si trasformava in un luogo ecologicamente pulito, dove l’attività dell’uomo non rovinava il senso di interezza della natura pastorale. La vita stessa creava le condizioni per uno sviluppo ecologico del territorio e di un turismo responsabile.
Evgeny Zenzin spiega: “A giugno maturano le fragole, nei boschi spuntano i funghi, i boleti bianchi e rossi, i lattari, i gallinacci, gli agarici, i suillus. In Siberia i funghi sono molto amati e vengono preparati in modo particolare. Luglio è ricco di frutti di bosco e bacche: more rosse, fragole, ribes rosso e nero, lamponi. L’estate è la stagione dei bagni nei fiumi e nei laghi, tutti puliti; per di più i nostri specchi d’acqua sono anche ricchi di pesci. Ad agosto-settembre inizia la raccolta delle ciliegie selvatiche, del biancospino, delle rose selvatiche, dei sorbi e del viburno. Uno dei vanti della regione sono le bacche “rjamovoj” (il “rjam” è un tipo particolare di palude coperta di muschio), i mirtilli di palude e quelli rossi…”.
Quando i turisti finiscono sulla strada dove si trovano soltanto le colonne miliari a strisce e passano gli arrestati è molto semplice credere che l’Ottocento sia alle porte. I visitatori possono prendere parte in prima persona alla marcia, indossare le catene, ascoltare i richiami della scorta. E alla fine della prova ricevono un attestato per “aver effettivamente percorso un tratto della Strada siberiana, il cammino di illustri scienziati, viaggiatori e galeotti”. Oltre a ciò è possibile visitare la ricostruzione storica, fare un salto al museo e vedere un frammento di una cella di due secoli fa, la divisa da carcerato con l’asso di quadri sulla schiena (perché la scorta potesse mirare più facilmente al fuggitivo), e catene originali dal peso di 5 chilogrammi; quelle per la ricostruzione moderna sono di latta.
La conquista della Siberia - Video di Johannes Schenn
Zenzin si ricorda di come a un appassionato di storia, dopo aver visto la ricostruzione, venne voglia di mettersi nei panni di un condannato e così non si separò dalle catene fino a sera, uscì “incatenato” a mangiare un boccone in un caffè sulla strada.
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