Secondo i dati dell'ufficio anagrafe di Mosca, nel 1941 nella capitale russa vennero registrati circa 44mila matrimoni (Foto: Galina Kmit/RIA Novosti)
Nel 1941 in Unione Sovietica vivevano 195,4 milioni di persone. Secondo i dati del servizio federale di statistica, se non ci fosse stata la guerra, nel 1946 il numero della popolazione dell'URSS avrebbe raggiunto i 209,9 milioni. Ma la storia non si scrive al condizionale, verso il 1946 il numero di cittadini sovietici si abbassò fino a 170,5 milioni: la guerra aveva portato via 25,5 milioni di vite. Il colpo più forte venne inferto agli uomini in età lavorativa: il paese perse 19,5 milioni di difensori della patria.
“La guerra provocò uno squilibrio colossale nei rapporti fra uomini e donne e i primi anni della guerra la gente non pensava nemmeno a farsi una famiglia", racconta lo psicologo Elena Galickaja. "L'orrore dei bombardamenti, la morte dei propri cari, l'evacuazione, la fame, gli unici pensieri riguardavano la sopravvivenza”. Il 23 giugno 1941 venne dichiarata la mobilitazione delle leve obbligatorie dai 23 ai 36 anni di età, nell'agosto dello stesso anno nell'esercito vennero richiamati ragazzi e uomini dai 18 ai 51 anni. Successivamente il limite di età venne abbassato a 17 e nella milizia popolare vennero reclutati volontari di qualsiasi età. In tutto il paese era in atto l'evacuazione delle donne, dei bambini e dei vecchi.
“Appena ritorno, ci sposiamo”
Di quel tempo si sono conservati i ricordi dell'ottantottenne moscovita Larisa Zubova, pubblicati qualche anno fa. “Il 22 giugno del 1941 era l'ultimo giorno di scuola", racconta la pensionata. "Noi, come consuetudine, camminammo tutta la notte per Mosca. Quando la mattina stavo tornando a casa, sentii alla fermata dell'autobus che la guerra era iniziata. Esattamente dopo un mese cominciarono a bombardare e io con mia madre evacuammo a Tashkent, Mosca era diventata una città chiusa”. La ragazza si iscrisse all'istituto, cominciò a lavorare e nel 1943 lei e la madre ottennero il permesso di tornare nella capitale. A Mosca l'attendeva il lavoro in uno stabilimento. Dei lontani parenti di Larisa le chiesero di prendersi cura di un ragazzino adolescente che aveva perso i genitori. E lì, nell'appartamento comunale dove alloggiava, Larisa incontrò l'amore della sua vita.
“Una volta entrai in cucina, e vidi il mio futuro marito. Viveva in due stanze di quell'appartamento, insieme alla madre e alla sorella. "Io me ne vado ora a Kujbyshev, ma quando torno ci sposeremo', disse".
Quell'uomo, impiegato nella fabbrica di aerei Viktor Zubov, mantenne la sua parola e il 18 aprile del 1944 la loro relazione venne ufficialmente registrata. “Dato che c'era la guerra, non c'era bisogno di iscriversi in anticipo da nessuna parte, semplicemente, ci presentammo e firmammo. Ricordo che l'anagrafe si trovava in uno scantinato sudicio e che il certificato stesso era fatto di una carta talmente cattiva che dopo un anno letteralmente si disintegrò e ci toccò di rifarlo. Ma queste son piccolezze, la cosa principale è che eravamo felici”.
L'amore vince sulla guerra
Secondo i dati dell'ufficio anagrafe di Mosca, nel 1941 nella capitale vennero registrati circa 44mila matrimoni, divenuti 12.500 dopo un anno, quasi 17.500 nel 1943 e nel 1944 già 33mila. Il primo anno dopo la guerra il numero di matrimoni raggiunse quasi gli 85mila. “Questa dinamica si spiega facilmente", dice lo psicologo. "Se all'inizio della guerra le persone speravano che non sarebbe durato a lungo e cercavano di sopravvivere, dopo un anno-due divenne chiaro che la guerra non sarebbe finita tanto presto e che bisognava in qualche modo sistemare la propria vita. Perché l'uomo non può solo soffrire e anche in tempo di guerra vuole innamorarsi”.
Nonostante la fame e le difficoltà, nel gennaio del 1945 Larisa e Viktor Zubov misero al mondo un figlio, il maggio di quello stesso anno la guerra era finita. “Certamente, noi volevamo un figlio. Per quanto terribile questo possa sembrare, noi eravamo abituati alla guerra e non volevamo rimandare la nostra vita, eravamo giovani e innamorati. Ora molti non capiscono come abbia potuto la nostra generazione decidersi ad avere figli, ma allora questo era naturale, noi volevamo semplicemente un po' di felicità umana”. A un anno dall'inizio della guerra a Mosca nacquero circa 110mila bambini, nel bel mezzo del conflitto il loro numero crollò del 70%. Una netta crescita si registrò, ovviamente, nel 1946, quando gli uomini tornarono dalla guerra, iniziò un periodo di pace e la nascita di più di 102mila bambini dimostrò che la vita era ritornata alla normalità.
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