Una preghiera per il dialogo

Uno dei testi sacri (Foto: Simone Lupino)

Uno dei testi sacri (Foto: Simone Lupino)

Roma, via della Pisana, la prima periferia della capitale italiana. Per Rbth si aprono le porte del monastero della Dormizione

Da più di mezzo secolo vi si prega per la rinascita spirituale della Russia e per il dialogo tra le Chiese, in particolare con la Chiesa Ortodossa. Anche oggi le religiose sono prese dai riti che scandiscono con orari precisi la giornata. Roma, via della Pisana, dove la città piano piano diventa periferia. Sulla destra un palazzetto giallo con un grande giardino. Si aprono per Rbth le porte del monastero femminile russo intitolato alla “Dormizione della Madre di Dio” (Uspenskij). Un luogo poco conosciuto, ma con una storia che rappresenta una grande testimonianza di fede e speranza.

Ekaterina, Junia, Evalda e Arcangela furono le prime quattro suore a iniziare la fondazione. Emigrate dalla loro terra giovanissime, e con esperienze molto dolorose alle spalle, si convertirono poi al Cattolicesimo. Di queste, tre trascorsero qui il resto della loro vita. L'ultima, Ekaterina, è morta nel 2010 all'età di 98 anni. Madre Junia, invece, si è spenta quando di anni ne aveva 91, gli ultimi 10 dei quali passati da eremita nella casetta attigua all'edificio principale. A loro, che provenivano da congregazioni differenti in Paesi diversi, chi dal Belgio, chi dalla Germania, chi dalla Francia, si voleva dare la possibilità di vivere una vita monastica più consona alle loro origini e alla loro mentalità. Per questo l'allora prefetto della Congregazione Orientale, il cardinale Eugenio Tisserant, con la benedizione di papa Pio XII, volle creare a Roma un monastero di rito bizantino dove si pregasse come in Russia, nella lingua slava ecclesiastica. Venne aperto nel 1957.

 

Oggi la struttura accoglie sette religiose provenienti da tutto il mondo: due sorelle russe, tre ucraine (ma di cui una con il padre russo), una italiana e una postulante che, assieme ad una russa, a giorni vestirà l'abito. Arriva dall'Argentina: “Da cattolica mi innamorai di questo rito quando entrai per la prima volta in una Chiesa Ortodossa”, racconta la giovane, dimostrando come in realtà le distanze tra Oriente e Occidente siano meno lontane di quanto si creda.

Le suore del monastero della Dormizione furono accolte da Giovanni Paolo II il primo dicembre del 1980 per la santa messa nella cappella privata del pontefice (Foto d'archivio)

La missione del monastero è rimasta sempre la stessa, anche dopo la caduta del Comunismo, “perché oggi come allora, anche se per ragioni diverse, è necessaria una rinascita spirituale della Russia e dell'Oriente ed è impellente la preghiera per l'unità della Chiesa”. Così come, nella vita quotidiana delle suore, è sempre forte l'impronta spirituale lasciata dalle fondatrici. La si ritrova nella passione con cui le religiose intonano i canti (“suor Arcangela, che aveva una voce molto bella, amava particolarmente l'Inno dei Cherubini” ricordano mostrando gli spartiti del coro), nell'attenzione con cui si prendono cura dell'orto che la nuova Madre Superiora, suora Klymentiya, mostra orgogliosa, nella pazienza con cui intrecciano i nodi dei ciotki, i tipici braccialetti che servono per recitare il rosario. O, ancora, nella diligenza con cui due delle religiose più giovani si sono messe a studiare per scrivere icone, arte in cui era maestra Madre Junia.Profondamente devota a San Francesco, esprimeva il suo lato artistico sotto numerose forme. Realizzò, per esempio, un crocefisso usando, per rappresentare la figura del Cristo, i tipici cordoni che cingono il saio dei frati.

Se Junia era la mistica, Ekaterina era la madre. Non solo perché fu igumena. Umile, semplice, sempre disponibile. In fuga dalla Russia – il padre era un militare dello zar - fu l'unica della sua famiglia che sopravvisse alla violenza dei bolscevici. “Amava la Russia profondamente, ma non parlava mai di quello che aveva passato”. Un motivo di dolore fu quello di non riuscire a trovare sulla carta geografica il suo paese di origine, visto che con lo stesso nome ce ne erano almeno cinque. Al monastero della Dormizione, oltre che con le preghiere, il dialogo con la Chiesa d'Orientale si realizza anche con atti concreti, attraverso l'ospitalità ed eventi di condivisione. Qui, giusto per dirne una, passava in visita quando era a Roma lasciando vari doni, il metropolita ortodosso di Leningrado Nicodim e morto tra le braccia di Giovanni Paolo I, dal quale si era recato per complimentarsi con lui per la sua elezione a Sommo Pontefice. La cosa che più ci colpisce – raccontano le suore – è che tutti quelli che si fermano, anche solo per una preghiera, ci dicono di sentirsi come a casa. Come in Russia”.

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