A Palermo i segreti della cucina russa

Un corso di formazione per coltivare, attraverso i piatti dell'Est, l'amore e la conoscenza per le tradizioni della Federazione

Emilia Sakharova,
dell’associazione Sicilia-Russa,
insieme a un’allieva del corso di cucina
(Foto: Cinzia Zerbini)

"Io non sono capace di cucinare neanche un piatto palermitano ma amo talmente tanto la Russia che ho deciso di seguire questo corso". Sandra Traina è una delle signore che ha scelto di passare tre sere a imparare i segreti della cucina russa nonostante non sia molto portata per l’arte culinaria. A spingerla, con alcune sue amiche, è stato il suo amore per la letteratura, da Fedor Dostoevkij a Lev Tolstoj. Segue con attenzione e guarda con curiosità tutto ciò che dice Emilia Sakharova, che ha le redini dell’associazione Sicilia Russia.

Da oltre 40 a Palermo, quest’ultima ha organizzato un corso dopo le richieste degli allievi che nella cucina trovano un modo utile e didattico per conoscere la grande nazione dell’Europa orientale. “Per lavoro – spiega -, o per passione, la lingua russa è seguita con sempre maggiore interesse anche nell’Isola, e la cucina è un aspetto della nostra cultura che va diffuso”. Sede delle lezioni, il “Tina Pica”, un locale nel cuore di Palermo, a pochi passi dalle testimonianze normanne che fanno del capoluogo siciliano il crocevia di culture e contaminazioni. Quest’ultime sono le preferite di un’altra corsista, Anna Fazio, che ha anche un sito di ricette e cerca di diversificare quanto di tradizionale la cucina propone. “Io amo la Russia - racconta sorridendo -. Ci sono stata e la porto nel cuore, così ripropongo i piatti anche a casa e mi riesce abbastanza bene”. 

Il corso inizia con la teoria, con il racconto articolato di Emilia Sakharova che spiega le caratteristiche dei prodotti, il ciclo vegetativo breve che impone la conservazione praticamente di tutto, persino delle angurie. “Ma - specifica –, i metodi adottati sono raffinati e cercano di mantenere intatte tutte le qualità organolettiche”. La cucina come cartina di tornasole per conoscere le caratteristiche anche fisiche di un popolo: il consumo di carne e quindi di proteine hanno fatto sì che gli abitanti dell’ex Unione Sovietica fossero mediamente così alti e possenti. Per chi si avvicina alla cucina russa è importante anche apprendere la tracciabilità e la provenienza dei prodotti: questo un principio espresso dai corsisti che hanno anche avuto modo di conoscere i dettagli anche meno noti delle tipicità russe primo tra tutto il caviale.

Scambio di opinioni ma anche di informazioni sui luoghi dove acquistare a Palermo le basi culinarie che hanno caratterizzato la serata preparatoria. Per un menù che sarà gustato anche dal Console Generale della Federazione Russa a Palermo, Vladimir Korotkov. Esistono già alcuni punti d’importazione e addirittura c’è chi si reca più volte all’anno in Russia per portare le prelibatezze. Il menù del corso realizzato dai partecipanti è in linea con la tradizione: bliny, una sorta di crêpe preparata con farina, uovo e sale da accompagnare con formaggio, carne, o con zucchero, lo shi e il beefstronganoff, un primo piatto caldo. A differenza della cucina italiana – spiega ancora l’insegnante –, alla pasta si preferisce una zuppa che riscalda, e l’insalata Oliver che in Italia viene chiamata “russa”. Il nome tradisce le origini francesi e “infatti - così come ha illustrato ancora Emilia Sakharova -, nella cucina russa ci sono molte contaminazioni francesi per via della presenza di cuochi richiesti in passato dalla nobiltà”. Tra i corsisti Cettina Parrino, 80 anni, ma ne dimostra molti meno. Un’ex biblitoecaria con la passione delle lingue. “Il cervello con il russo è sempre in movimento - risponde a chi le chiede il suo segreto -. E questo garantisce freschezza”.

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