Il coraggio di Leningrado

Il 27 gennaio di 70 anni fa, quando alla fine della guerra mancava ancora quasi un anno e mezzo, le truppe sovietiche riuscirono a far indietreggiare l’esercito di Hitler. Finivano gli 872 giorni di un assedio terribile

Quella sera di gennaio tutti coloro che erano in grado di farlo uscirono probabilmente in strada a guardare il saluto in onore della liberazione. Molti, però, non videro più accanto a sé tutti i propri vicini, amici e parenti. Dei quasi tre milioni di abitanti, che la città più grande dell’Urss aveva prima dell’inizio dell’assedio, ne era rimasto solo un sesto: un milione e mezzo di persone erano state evacuate mentre oltre 650mila erano morte, per lo più a causa della fame. Perché Leningrado era così importante per Hitler? La città non solo minacciava il fianco sinistro delle truppe naziste ma era importante anche in termini logistici. Con la conquista di Leningrado, i tedeschi si sarebbero impossessati dello sbocco sul mare e di un fondamentale nodo ferroviario di rifornimento.

La città era ben difesa. Il lavoro di circa mezzo milione di leningradesi l’aveva trasformata in un’autentica roccaforte. Gli assediatori erano sotto il fuoco incrociato dei cannoni delle unità navali della Flotta del Baltico e delle armi pesanti della fortezza di Krasnaya Gorka. La densità delle batterie antiaeree sovietiche, poste a difesa della città, era 10 volte superiore a quella di Londra. Incapaci di impossessarsi di Leningrado, i soldati del “Gruppo d’armate Nord” isolarono completamente la città: le truppe tedesche a Sud, mentre gli alleati finlandesi a Nord. A partire dall’autunno del 1941 le truppe sovietiche tentarono più volte di liberare la città. Ma senza successo.

La fine dell'assedio di Leningrado
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L’evacuazione

L’evacuazione degli abitanti di Leningrado, come anche della popolazione di molte altre grandi città situate nella parte occidentale dell'Unione Sovietica, ebbe inizio poco dopo l'inizio della guerra. I treni con a bordo i primi profughi diretti a Est iniziarono a partire già il 29 giugno. In quel momento la guerra era ancora lontana e molte persone si rifiutavano di abbandonare le proprie case. Quando il 27 agosto le forze della Wehrmacht conquistarono la ferrovia che partiva da Leningrado, non tutti i leningradesi erano riusciti a evacuare la città. Scoppiò una crisi di rifornimenti: le provviste non erano sufficienti a sfamare tutte le persone che erano rimaste bloccate nell’assedio. La situazione cominciò a cambiare solo dopo che la superficie del Lago Ladoga si coprì di ghiaccio. Nell’ottobre del 1942 da Leningrado vennero evacuate più di un milione di persone attraverso un piccolo corridoio che passava sul lago ghiacciato e che prese il nome di "Strada della Vita”.

La fame

In qualsiasi grande città, tanto oggi quanto un tempo, le scorte di cibo si conservano al massimo per due settimane. Così era anche nella città assediata di Leningrado. L’incendio causato dai bombardamenti tedeschi ai danni dei magazzini in cui erano custodite le riserve di cibo dei leningradesi non fece che accelerare l’inevitabile. I primi problemi seri con le scorte di viveri iniziarono già nel mese di ottobre, e a novembre la fame incominciò a farsi sentire. Non era possibile effettuare i rifornimenti per via aerea e il periodo più difficile di tutto l’assedio era quando le acque del Lago Lagoda iniziavano a gelare. Le navi non potevano già più solcare il bacino lacustre, mentre il ghiaccio non era ancora sufficientemente spesso da consentire il passaggio dei camion.

Il razionamento dei viveri permise solo di regolare la fame, ma non di vincerla. Si iniziò a ridurre via via le razioni. L'apice venne raggiunse il 20 novembre 1941, quando i soldati, che trascorrevano la giornata intera in prima linea, iniziarono a ricevere solo 500 grammi di pane, gli operai 250 e gli impiegati e i famigliari a carico 125. Nel primo inverno dell'assedio, ogni giorno morivano di fame e di freddo migliaia di persone. Le morti di massa causate dalla fame continuarono fino all'estate del 1942, ma anche successivamente le razioni alimentari continuarono a essere minime. Persino i soldati, che ricevevano razioni superiori, erano continuamente esausti.

La vita nella città assediata

Nonostante la fame e i bombardamenti incessanti, la vita all’interno della città continuavaLa linea del fronte passava a soli 16 km dal Palazzo d'Inverno, considerato il cuore della città. I carrarmati uscivano dalle officine della fabbrica di Kirov, bersaglio del fuoco nemico, e venivano mandati direttamente al fronte. Il tram, nel frattempo, correva regolarmente dal centro della città alla linea del fronte. La città manteneva, nonostante tutto, un certo ordine. Quando, nel novembre del 1941, il numero di morti causati dalla fame aumentò vertiginosamente, vennero organizzate delle squadre speciali che ogni giorno raccoglievano per le strade centinaia di cadaveri. Nel marzo del 1942, tutta la popolazione in età lavorativa scese in strada a ripulire la città dalla spazzatura, mentre ad aprile iniziò il recupero delle opere pubbliche.

Nonostante i bombardamenti e il blocco, la vita culturale della città continuò a proliferare. Persino durante il primo inverno dell'assedio rimasero aperti diversi teatri e biblioteche. Nell'estate del 1942, vennero inaugurati alcuni istituti scolastici e teatri. Il 9 agosto 1942 si celebrò il primo concerto dell’orchestra filarmonica di Leningrado con la città sotto assedio. Venne eseguita la celebre Sinfonia n.7 di Dmitri Shostakovich, diventata successivamente il simbolo musicale del blocco della città.

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