Michele Placido: "Russia, dimentica Cattani"

L'attore e regista italiano, conosciuto nella Federazione nei panni del commissario de "La piovra", vuole lasciarsi alle spalle la fama degli anni '80 e mostrare la sua arte di oggi

Sono passati quasi trent'anni, ma l'immagine dell'affascinante commissario Cattani, protagonista della famigerata serie TV "La piovra", non si cancella dalla memoria di centinaia di migliaia di russi. Oggi il sessantaseienne attore e regista Michele Placido, che interpretava il protagonista di un'instancabile lotta contro la mafia, non vuole vivere del successo avuto negli anni '80. Lo interessa e lo intriga molto di più il futuro.

Maestro, lei in Russia è conosciuto e amato solo come il commissario di Polizia Corrado Cattani. Cosa pensa del fatto che tra tutti i suoi personaggi questo sia il preferito?
La maggior parte del mio tempo ora la trascorro in Italia e in Francia, dove mi conoscono e mi apprezzano come regista cinematografico. De "La piovra" tutti ormai si sono dimenticati da tempo. A quanto capisco, probabilmente in Russia hanno visto solo questo film con la mia partecipazione. Forse è per questo che il personaggio di Cattani continua a vivere nei cuori dei russi. Sono molto contento di essere riuscito a fare qualcosa di importante anche per la Russia.

Qual è il suo rapporto con il personaggio di Corrado Cattani?
Che rapporto posso avere con Cattani? Ormai sono passati quasi trent'anni. Quel personaggio ha avuto indubbiamente un ruolo importante nella mia vita. Ma allora ero giovane, avevo solo trentotto anni. Adesso ho altre priorità. Vede, io non vivo mai di ricordi, non mi volto a guardare indietro. Preferisco guardare sempre avanti, al futuro. Ora sto recitando "Re Lear" in teatro, poi lavorerò come regista a una pièce di Cechov, poi girerò un film in Francia, e ho anche in programma delle riprese in Spagna. L'esperienza de "La piovra" ormai è acqua passata. E non c'è più nemmeno quell'Italia: adesso abbiamo problemi completamente diversi, la vita è cambiata.

La sequenza della morte del commissario Cattani (Fonte: Youtube)

È vero che fu proprio lei a chiedere al regista della serie di far morire il commissario Cattani?
Sì, fui io. Lo feci con consapevolezza, perché in quel momento avevo altri obiettivi professionali. Grazie a questa "uccisione" sono riuscito a costruire una carriera sensata e a ottenere molti risultati.

Un'altra sequenza da "La piovra" (Fonte: Youtube)

Lo sa che la morte del suo famoso personaggio nell'ex Unione Sovietica fu vissuta da molti come una tragedia personale? Quando spararono a Cattani la gente non solo pianse addolorata davanti agli schermi, ma molti chiesero anche di far resuscitare il suo personaggio, sommergendo di lettere l'Ambasciata italiana.
Mi raccontarono di quelle lettere e del dispiacere del pubblico. Mi spiace molto che la gente fosse così addolorata, ma cercate di capirmi: dovevo andare avanti nel mio lavoro, non potevo permettermi di fossilizzarmi sul commissario, sfruttando questo personaggio solo per dare piacere al pubblico.

Nel 1991 lei recitò nel film "Afghan Breakdown" del regista Vladimir Bortko, nel ruolo del maggiore dei paracadutisti Mikhail Bandura. Che ricordi ha della sua partecipazione al progetto?
Ah, conservo dei bellissimi ricordi di quel periodo, anche se le riprese furono davvero pericolose. Si svolgevano al confine con l'Afghanistan. Proprio mentre lavoravamo al film, a Dushanbe scoppiò una rivolta contro il governatore della città, che era russo. Gli insorti occuparono la città, e noi riuscimmo con grande difficoltà a uscirne e a raggiungere di notte l'aeroporto. Fu un momento di grande tensione. Non dico che la mia vita fosse in pericolo, ma in quella situazione sarebbe potuta accadere qualunque cosa. Soprattutto se si considera che l'incidente causò delle vittime, in particolare tra i russi. Ma, nonostante tutto, quell'esperienza fu per me assai positiva, dal punto di vista umano.

Viene spesso in Russia? Potrebbe raccontarci qualche ricordo della sua prima visita?
Il mio primo viaggio a Mosca fu negli anni '80. Avevano preparato una splendida festa in mio onore, ero ospite della televisione sovietica e incontrai i miei colleghi del cinema. Rilasciai anche un'intervista alla Pravda. Ebbi l'onore di trovarmi in prima pagina e ne sono molto orgoglioso. Da allora sono stato spesse volte in Russia. Due anni fa, ad esempio, ho partecipato al Festival internazionale del cinema di Mosca come regista del film "Vallanzasca - Gli angeli del male" e sono stato ospite del famoso regista russo Nikita Mikhalkov.

Ad oggi, lei ha girato undici film da regista, senza interrompere nel frattempo la sua carriera di attore. Che cosa le dà più soddisfazione, dirigere le riprese sul set o assecondare le richieste del regista?
Ho iniziato la mia carriera come attore di teatro, perciò per la mia natura di artista preferisco recitare sul palcoscenico. Come regista, invece, mi trovo a mio agio dall'altra parte della cinepresa. Insomma, per il cinema preferisco lavorare come regista, piuttosto che come attore, mentre in teatro preferisco lavorare come attore piuttosto che come regista.

È risaputo che i rapporti tra Russia e Italia si fondano su un sentimento di profonda simpatia e di reciproco interesse. Ha mai pensato di realizzare un progetto in collaborazione con i suoi colleghi russi?
Devo ammettere che abbiamo pensato più volte di girare un film insieme, ma non è così semplice come potrebbe sembrare. È difficile trovare un progetto adatto, all'interno del quale io possa dirigere in veste di regista il lavoro di attori russi o lavorare come attore sotto la guida di un regista russo. Senza dubbio mi piacerebbe utilizzare in qualche modo gli immensi spazi della Russia, impiegarli come scenografia vivente in un film di argomento storico. Spero di riuscire a realizzare questo sogno, prima o poi.

Quali temi le interessano maggiormente come regista? 
Il mio prossimo film parlerà di una grande storia d'amore. Dopo tutti quei film sulla malavita, ho deciso di dedicarmi un po' ai rapporti tra uomini e donne.

Ci dica tre cose su cui si fonda oggi la vita dell'attore e regista Michele Placido.
Innanzitutto c'è il mio lavoro, che amo. E la mia famiglia, che per me vuol dire moltissimo. Ho una moglie e cinque figli, e sono loro, naturalmente, la mia vera ragione di vita.

L'intervista è stata pubblicata in versione ridotta sull'edizione cartacea di "Russia Oggi" del 28 febbraio 2013

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