Rio 2016, le assenze non fermano la pioggia di medaglie

Una tifosa sventola la bandiera russa in uno stadio di Rio de Janeiro.

Una tifosa sventola la bandiera russa in uno stadio di Rio de Janeiro.

: Konstantin Chalabov/RIA Novosti
Nonostante le pesanti squalifiche che hanno lasciato a casa moltissimi atleti della Federazione, la Russia ha chiuso con un bilancio più che positivo i Giochi del Brasile. L’analisi di queste Olimpiadi

Cinquantasei medaglie, di cui 19 ori, 18 argenti e 19 bronzi. Sono questi i risultati portati a casa dalla squadra russa nelle due settimane di intense e spettacolari competizioni alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Così come avvenuto quattro anni fa a Londra, la Russia si è posizionata quarta nel medagliere dopo Usa, Gran Bretagna e Cina. Rispetto ai Giochi precedenti, la Russia a Rio ha ottenuto solamente tre ori in meno.

Risultati che devono essere analizzati senza dimenticare che alle Olimpiadi del Brasile la delegazione russa si è presentata con molti meno atleti, squalificati per lo scandalo doping. Del tutto assenti infatti i rappresentanti dell’atletica leggera e del sollevamento pesi.

In totale a Rio sono volati 280 atleti (solo per fare un confronto, la delegazione americana ne contava 567). Tenuto conto delle pesanti squalifiche, 56 medaglie sono da considerarsi un successo, ha detto il presidente del Comitato della Duma di Stato per l’educazione fisica e lo sport Dmitrij Svishchev.

“Se guardiamo al numero di vittorie ottenute a Londra nell’atletica e nel sollevamento pesi, credo che a Rio siamo stati privati di una decina di medaglie – ha dichiarato Svishchev a Rbth -. Se ci siamo ritrovati in questa situazione è anche per colpa nostra. Ma da un certo punto di vista, in questo clima di forti tensioni e attacchi psicologici, credo che a livello generale si possa parlare di una grande vittoria di tutti i nostri atleti”.

Le discipline

La squadra russa di nuoto sincronizzato. Fonte: ReutersLa squadra russa di nuoto sincronizzato. Fonte: Reuters

I successi più straordinari ottenuti dalla Russia a Rio sono stati nella lotta (4 ori, 3 argenti e 2 bronzi) e nella scherma (4 ori, 1 argento e 2 bronzi). E se i lottatori hanno ottenuto risultati simili a quelli di Londra, gli schermidori hanno superato le migliori aspettative.

Secondo Ilgar Mamedov, ex schermidore russo, vincitore di diverse medaglie nelle passate Olimpiadi, i successi di Rio hanno portato a un boom di questa disciplina in Russia. “È una bella notizia – ha commentato a Rbth -, visto che la scherma normalmente non ha mai avuto un grande seguito. La maggior parte dei ragazzi pratica il calcio, la pallacanestro o l’hockey”.

La Russia ha vinto praticamente tutto nelle due discipline dove si distingue maggiormente: il nuoto sincronizzato (2 ori) e la ginnastica ritmica (2 ori e un argento). Ben più inaspettati i successi ottenuti in quegli sport dove gli atleti russi di solito non brillano particolarmente, come il tiro con l’arco, il ciclismo su pista, il taekwondo e la vela.

In realtà questi risultati non sono così inaspettati. La velista Stefania Elfutina, 19 anni, che ha vinto il bronzo nella categoria RS:X femminile, in questa stagione ha vinto anche il campionato europeo.

La squadra russa di tiro con l’arco a Rio ha vinto un argento, mentre le cicliste Anastasia Voinova e Daria Shmeleva, che alla fine hanno ceduto il passo alla Cina, sono arrivate a Rio come campionesse del mondo. Il campione di taekwondo Aleksej Denisenko, che nello scontro decisivo ha perso contro Ahmad Abughaush della Giordania, ha portato a casa l’argento. Bene anche la squadra di ginnastica artistica, che a Rio ha vinto 8 medaglie (1 oro, 4 argenti e 3 bronzi).

Da sinistra, Tuyana Dashidorzhieva, Ksenia Perova e Inna Stepanova, vincitrici della medaglia d’argento nel tiro con l’arco. Fonte: Grigorij Sisoev/RIA NovostiDa sinistra, Tuyana Dashidorzhieva, Ksenia Perova e Inna Stepanova, vincitrici della medaglia d’argento nel tiro con l’arco. Fonte: Grigorij Sisoev/RIA Novosti

Le tensioni

Gli atleti russi hanno dovuto affrontare non pochi nervosismi in attesa di sapere se sarebbero volati a Rio o meno. Nel novembre 2015 una commissione della Wada (Agenzia mondiale antidoping) aveva infatti analizzato l’attività dell’Agenzia russa antidoping (Rusada) e della Federazione russa di atletica, accusando la Russia di ripetute infrazioni.

Come risultato, l’Associazione internazionale delle federazioni di atletica leggera (Iaaf) ha espulso la federazione russa, escludendo gli atleti da tutte le competizioni internazionali.

Nell’estate 2016 una commissione della Wada diretta da Richard McLaren aveva quindi pubblicato un documento nel quale si parlava dell’esistenza di una trama statale per coprire i test risultati positivi al doping per far vincere le Olimpiadi di Sochi 2014 agli atleti russi.

Per il momento la Wada non ha presentato prove concrete che dimostrino che i vincitori di Sochi hanno fatto uso di doping: il documento di McLaren non è altro che un documento preliminare che dovrebbe servire come base per le indagini.

Senza dubbio, il Comitato olimpico internazionale si è visto costretto a prendere una decisione affrettata sulla partecipazione degli atleti russi, visto che mancavano solamente pochi giorni all’inizio delle Olimpiadi.

Per partecipare a Rio hanno dovuto “lottare” anche gli atleti “puliti” e coloro che avevano già scontato le proprie pene per aver violato in passato le regole sul doping.

Alla fine il permesso di partecipare alle Olimpiadi di Rio è stato concesso a tutti tranne alle delegazioni di atletica e di sollevamento pesi, escluse dai Giochi. L’unica eccezione è stata fatta per Daria Klishina, che da anni vive e si allena negli Stati Uniti e quindi non è soggetta al sistema di controllo russo antidoping.

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