Ekaterina Koneva, campionessa di salto in lungo, durante la Coppa russa di atletica a Zhukovskij, vicino a Mosca, il 20 luglio 2016.
: APNonostante le aspettative più pessimistiche, il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha ammesso la Nazionale russa ai Giochi di Rio de Janeiro. Dopo che il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) di Losanna aveva emesso verdetto negativo nei confronti degli sportivi russi di atletica leggera (eliminando, di fatto, l’intera squadra di atletica dalle Olimpiadi), le ultime deboli speranze erano riposte nel Cio, anche se il Comitato olimpico russo aveva più volte ribadito che avrebbe presentato ricorso.
“Si è venuto a creare un precedente estremamente pericoloso, d’ora in poi tutto il mondo sportivo dovrà adeguarsi a nuove leggi”, aveva allora dichiarato il Comitato olimpico russo. Il ministro dello Sport russo, Vitalij Mutko, aveva espresso la propria rabbia contro il Tas e il suo presidente. Leonid Tyagachev, presidente onorario del Comitato olimpico russo, aveva attribuito a sua volta la responsabilità a Mutko e al capo del Comitato olimpico russo Aleksandr Zhukov, mentre gli atleti russi parlavano esplicitamente di una “manovra di carattere politico” da parte dell’Occidente che avrebbe seppellito lo sport. Ci si preparava al peggio. Ma il peggio non è accaduto: “Andiamo!”, si è affrettato a rassicurare concisamente Zhukov, ancora prima del verdetto ufficiale del Cio.
Alla fine allo sport russo non sono toccate sanzioni severe. Il Comitato esecutivo del Cio ha respinto quasi all’unanimità la proposta di escludere la Nazionale russa al completo dai Giochi, ma a una condizione: che a partire siano solo gli atleti che non hanno mai avuto problemi di doping, neppure in passato. Saranno le federazioni internazionali delle singole discipline a decidere nei prossimi giorni chi di loro è “pulito”.
Le aspettative erano tra le più fosche. Era difficile credere in un esito positivo per la Nazionale russa dopo la valanga provocata dallo scandalo doping. Tutto ha avuto inizio nel dicembre 2014 quando l’emittente televisiva Ard ha mandato in onda un documentario dal titolo “Doping segreto: come la Russia allena i suoi campioni”. Dopo lo scalpore suscitato dal film, l’Agenzia internazionale antidoping (Wada) aveva istruito un’indagine il cui risultato aveva portato alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro alla squalifica dell’intera squadra russa di atletica leggera, mentre l’Agenzia russa antidoping era stata privata della propria licenza. Per effettuare i controlli antidoping nel Paese, la Russia ha dovuto pagare ogni mese 32mila sterline all’Agenzia britannica Ukada.
In seguito, poco prima del fallimentare Campionato europeo, lo scandalo del doping ha colpito anche la Nazionale di calcio e gli atleti paralimpici. Ma nel giorno in cui il Cio ha deciso le sorti della Nazionale russa, fin dal mattino i media britannici erano usciti con delle rivelazioni. Il Times aveva parlato di risultati positivi dei test antidoping effettuati sugli atleti russi che partecipavano ai Giochi del 2008 e del 2012, mentre il Daily Mail aveva scritto che il Cio avrebbe potuto escludere gli atleti russi non solo da Rio-2016, ma anche dai Giochi olimpici invernali del 2018 a Pyeongchang, nella Corea del Sud.
Il Ministero dello sport è grato al Cio per questa decisione, ha detto Vitalij Mutko. “I requisiti imposti alla Nazionale russa appaiono molto rigidi, ma l’80% degli atleti risponde a tali requisiti”, ha precisato il ministro.
I leader dei partiti al Parlamento sono apparsi più critici verso il Cio. “Tutto questo tira e molla è ributtante, disgustoso, ma il verdetto almeno non lo è poi così tanto”, ha detto alla testata Life Gennadij Zyuganov, leader del Partito comunista della Federazione Russa (Kprf).
A detta di Vladimir Zhirinovskij, capo del Partito liberal-democratico di Russia (Ldpr), con la decisione si tirerà ancora in lungo per molto tempo: “Così ci si registrerà in ritardo e ci saranno problemi con l’alloggio e il vitto. Ci faranno vedere i sorci verdi e cercheranno di farci diminuire il numero di medaglie… Si tratta di una questione morale su scala planetaria… Metteranno la museruola alla Russia …”.
“Un vero trionfo per lo sport russo, dopo esser stati vituperati e insultati alcuni dei nostri atleti saranno ammessi a Rio. Ci è andata bene”, ha scritto su Twitter il direttore generale di Radio Mosca, Sergej Dorenko.
Tuttavia, nessuno dimentica che resta in vigore la squalifica per gli sportivi dell’atletica leggera. La Federazione internazionale di atletica (Iaaf) ha sporto querela.
Nel frattempo il sospetto che vi siano motivazioni di ordine politico alla base dell’epopea del doping non si è ancora dissolto. Il Cio ha “preso di mira” la federazione spinto da pressioni politiche, ha detto, tra gli altri, il deputato Pavel Krasheninnikov. “Si tratta di una manovra politica. Tutte le accuse riguardano la Vfla (Federazione panrussa di atletica leggera, ndr) e non c’è niente di concreto contro gli atleti, è una chiara ‘montatura’” ha dichiarato la due volte campionessa olimpica di salto con l’asta Elena Isinbaeva, per cui queste di Rio avrebbero dovuto essere le ultime Olimpiadi.
Tuttavia, non tutti concordano che alla base dello scandalo del doping non esistano ragioni fondate. La Wada “non avrebbe lanciato compatta certe accuse”, ha scritto su Twitter il campione olimpico Evgenij Kafelnikov, vice presidente della Federazione del tennis russa.
Ora la Russia si aspetta una profonda riforma del sistema antidoping che il Comitato olimpico russo ha promesso nel corso di una riunione con il Cio. “Ma solo in collaborazione con il Cio e la Wada”, ha rilevato Mutko. “Il doping è un problema su scala mondiale”.
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