Formula 1, quel prodigio di Daniil Kvyat

Daniil Kvyat all’età di 12 ani è stato mandato in Italia per coltivare il proprio talento (Foto: AFP/East News)

Daniil Kvyat all’età di 12 ani è stato mandato in Italia per coltivare il proprio talento (Foto: AFP/East News)

Originario del Bashkortostan, strettamente legato a Roma e all’Italia, questo giovane pilota russo ha tutte le possibilità per eccellere. E per salire presto sui gradini più alti del podio

Con il via del Gran Premio russo e l’inaugurazione del modernissimo autodromo di Sochi, la Formula Uno ha fatto il proprio ingresso nell’immaginario collettivo della nazione. I russi, infatti, da adesso avranno un motivo in più per seguir maggiormente questo sport: Daniil Kvyat, il debuttante ventenne che con Toro Rosso sta iniziando una stagione molto interessante, è un pilota destinato a essere la nuova star di questo sport. Come è riuscito un ragazzo originario del Bashkortostan a entrare a far parte dell’élite mondiale del mondo delle corse? E tra quanto tempo riusciremo a vederlo salire sul podio?

Le origini

Bimbo prodigio del karting a Ufa, Daniil Kvyat all’età di 12 ani è stato mandato in Italia per coltivare il proprio talento dai genitori, che si sono avvicendati dandosi il turno per vivere con lui a Roma mentre prendeva parte alle gare europee di go-kart. Quando la squadra di corse Red Bull gli ha firmato un contratto per farlo competere nella Formula BMW nei circuiti europei, di anni il giovane ne aveva appena 16.

Dopo aver vinto la serie GP3 per MW Arden, il pilota russo ha nuovamente conquistato l’attenzione di Christian Horner, capo supremo di Red Bull, che gli ha offerto un contratto per correre in Formula 1 nel 2014.

Kvyat è stato assegnato alla scuderia Toro Rosso, di proprietà di Red Bull. Malgrado tutta la fiducia che Red Bull – e in particolare Horner e Franz Tost di Toro Rosso – riponeva nel giovane pilota all’inizio della stagione, nessuno fuori dalla scuderia Red Bull stessa si sarebbe aspettato qualcosa di più di un semplice periodo iniziale di apprendimento per il giovane, che invece ha fatto un debutto esplosivo nella sua carriera in Formula Uno piazzandosi al nono posto nella sua prima gara al Gran Premio australiano di Melbourne, e diventando così il più giovane pilota nella storia delle gare di Formula Uno a conquistare punti. Altri due punti li ha poi conquistati nelle sue quattro gare successive (con il decimo posto conquistato sia in Malesia sia in Cina), guadagnandosi applausi per il suo stile di guida aggressivo.

Il prematuro successo di Kvyat si deve tanto alla mentalità del giovane quanto alle sue capacità e al suo sangue freddo. Daniil è più maturo della sua età, e sottraendosi alle trappole del suo nuovo alto profilo in pratica dedica tutto il proprio tempo alla guida, migliorando le sue attitudini a Roma con il suo mentore Tost. Nel tempo libero che si concede, studia lingue, gioca con i videogiochi e guarda film sovietici. Prima delle gare di questo sport tra i più futuristici, la routine di Kvyat, figlio degli anni Novanta, prevede anche l’ascolto dei dischi dei Pink Floyd.

La corsa al podio

Non c’è molto da stupirsi, di conseguenza se Dany – come è chiamato da un numero sempre più grande di tifosi – sia considerato già adesso da molti un futuro campione di Formula Uno. Dovrà in ogni caso faticare per conquistare una vittoria nei Gran Premi del 2015. Se è vero che l’ascesa di Kvyat in questa stagione è coincisa con la comparsa di altri giovani piloti, come gli scandinavi Valtteri Bottas della Williams e Kevin Magnussen della McLaren, finora l’unico pretendente che sembra destinato a rovesciare il duopolio della Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg e vincere una corsa è stato l’australiano Daniel Ricciardo, che guida macchine Red Bull. Un’auto è così importante per il successo di un pilota che, per quanto Kvyat abbia guidato in modo impressionante la limitata Toro Rosso STR9, salire sul podio non è mai stata veramente una possibilità per lui.

La stagione prossima, tuttavia, Kvyat siederà dietro il volante di un’auto enormemente più potente. È stato promosso infatti nella squadra principale della Red Bull, in sostituzione di Sebastian Vettel, campione del mondo negli ultimi quattro anni, che passa alla Ferrari. Così facendo, è come se Kvyat si proiettasse nella traiettoria della carriera di Vettel, il quale iniziò egli stesso a correre su Toro Rosso prima di passare in prima categoria su Red Bull.

All’epoca in cui Vettel aveva annunciato di lasciare Red Bull, Christian Horner, presidente della scuderia, aveva detto: “É la fine di un ciclo di gare, ma segna anche l’inizio di uno nuovo. Daniel Ricciardo quest’anno farà grandi cose e siamo tutti entusiasti all’idea che Kvyat corra accanto a lui. La prossima generazione sono loro”. Kvyat quindi eredita un’automobile che di recente ha dominato la Formula Uno. Con la tecnologia e il sostegno garantitigli dal fatto di essere parte di un team vincente, egli si aspetta di poter emulare Vettel, che in sei anni di gare con Red Bull ha vinto la stupefacente bellezza di 38 Gran Premi.

Il compito di Dany nel 2015 sarà quello di stare dietro alla coppia Hamilton e Rosberg su Mercedes, piloti che si sono piazzati ai primi posti quest’anno con un motore turbo ibrido di gran lunga più potente del modello Renault utilizzato da Red Bull. Le dinamiche del nuovo team Red Bull saranno un’interessante risvolto del campionato della prossima stagione. Compagno di scuderia di Kvyat sarà Daniel Ricciardo: competere con la stessa automobile dell’australiano è un indice molto efficace del suo effettivo potenziale di pilota.

Ricciardo stesso è dato come prossimo campione del mondo, e quindi i suoi risultati saranno i riferimenti con i quali Kvyat dovrà misurarsi. Dal canto suo, Ricciardo ha fatto spallucce quando qualcuno ha ipotizzato che possa esserci rivalità tra lui e Kvyat per il ruolo di team leader di Red Bull. “Non credo che assumendo quel ruolo cambi molto. Ho cercato di fare tutto quello che mi era possibile per la squadra quest’anno, in termini di indicare la direzione giusta da seguire, quindi ho soltanto poca più esperienza nei rapporti con loro. Naturalmente l’esperienza aumenterà l’anno prossimo e Dany probabilmente impiegherà un po’ di tempo per stringere rapporti con loro, quindi credo di avere almeno un po’ di responsabilità e di dover cercare quanto meno di indirizzarli bene, in modo tale che possano decollare meglio possibile”. Nessun pilota russo ha mai vinto una gara di Formula Uno. Ma chi ha seguito in questi anni la breve e spettacolare carriera di Daniil Kvyat è sicuro che presto l’attesa avrà fine.

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