I veterani tornano in Afghanistan per dare un calcio alla guerra

(Foto: Asghar Noor Mohammed)

(Foto: Asghar Noor Mohammed)

Gli ex soldati sovietici hanno affrontato i loro vecchi nemici mujahedin su un campo di gioco per portare un messaggio di pace

I russi tornano in Afghanistan per una partita di calcio (Foto: Asghar Noor Mohammed)

Non è stata una questione di vincere o perdere, e gli unici tiri in porta sono stati sparati non dai fucili, ma dagli stivali borchiati degli ex nemici. Una squadra di veterani dell'esercito sovietico della guerra in Afghanistan del 1979-1989 ha fatto ritorno sul campo di battaglia della propria gioventù per affrontare le squadre di calcio afghane, che comprendevano anche ex combattenti mujaheddin. Si sono svolte due partite: una a Kabul e una seconda nella città settentrionale di Mazar-e Sharif.

"Fare questa partita di calcio è sempre stato il mio sogno -, ha spiegato Vyacheslav Nekrasov, veterano del conflitto e organizzatore del viaggio di sei giorni da Mosca. - Ho voluto riunire coloro che hanno visto e vissuto la guerra e che sanno come trasformare la guerra in pace”.

Le partite si sono svolte come eventi in tono minore, senza preavviso e sotto stretta sorveglianza negli stadi della città davanti a un pubblico di poche centinaia di abitanti. L'Afghanistan è ancora in guerra ed eventi del genere potrebbero attirare l'attenzione delle fazioni ribelli che adesso combattono contro la Nato e le forze governative afghane in tutto il Paese.

Battendosi sul campo con una maglia bianca che recava la scritta "Shuravi" (che nella lingua locale Dari significa "russi"), i giocatori provenienti da diverse ex repubbliche sovietiche inizialmente hanno inflitto una sconfitta di misura di 1-0 contro i padroni di casa a Kabul. Invece dei consueti 90 minuti, la partita è stata ridotta a 60 a causa dell’alta altitudine di Kabul che si trova a 5.500 metri sul livello del mare. Il secondo incontro a Mazar-e Sharif, che è stato suddiviso in round di cinque contro cinque, si è concluso con un pareggio di 5-5.

Tra gli spettatori c’erano ex combattenti mujaheddin e civili che hanno ancora bene in mente i ricordi vividi e contrastanti di un conflitto che ha causato la morte di circa 15.000 soldati sovietici e fino a 1,5 milioni di afghani.

Abdul Baseer era uno studente di terza elementare quando le forze sovietiche hanno occupato Mazar-e Sharif. Egli ha ricordato i bombardamenti aerei sovietici durante i quali ha assistito a terribili scene di sofferenza tra la popolazione civile. Ma negli anni successivi ci sono stati anche momenti migliori, ha sottolineato.

“All'epoca non avevamo elettricità in maniera continua e utilizzavamo i generatori. Avevamo un televisore da 32 pollici che chiamavamo Kareem, grande e pesante; sei persone riuscivano a malapena a spostarlo -, ha ricordato Baseer. - I russi ci dicevano quando le partite di calcio sarebbero state trasmesse durante la notte e noi eravamo soliti guardarle su Kareem. Da allora sono diventato un appassionato di calcio russo”.

Di giorno, lui e i suoi compagni di classe usavano lanciare pietre e sassi contro i carri armati russi, e le truppe russe gettavano in cambio penne, quaderni, cioccolato e biscotti.

Mentre alcuni membri della popolazione vedono quel periodo come un momento di relativo benessere, con i sovietici che fornivano cibo e materie prime alla popolazione, altri sono più duri nel ricordare il passato.

L'ex combattente mujaheddin Muhammad Azeem ha ricordato come le forze sovietiche "hanno assalito i nostri villaggi, ucciso la nostra gente e bombardato le nostre case... Nessuno è stato ritenuto responsabile", ha detto, seguendo con trasporto il gioco in corso sul campo.

"L'Unione Sovietica ha fatto un ottimo lavoro anche in Afghanistan", ha detto Habibullah, 47 anni, che fa parte delle giovani generazioni di afgani degli anni Ottanta che si sono trasferite in Unione Sovietica per studiare. "Sì, hanno combattuto in Afghanistan, ma hanno anche costruito stabilimenti, università, dighe e altre infrastrutture che sono ancora utilizzabili e che gli afgani continuano a utilizzare”.

Ma anche se le percezioni sono varie, sembrava che ci fosse un consenso unanime sul fatto che gli eventi sportivi hanno rappresentato un passo in avanti per risanare le ferite del passato. Anche l'ex mujaheddin Azeem si è mostrato d’accordo. "L'Unione Sovietica era molto diversa dalla Russia di oggi", ha detto. “Questa partita con i russi è una buona cosa per quanto mi riguarda”.

Mentre sette delle 15 ex repubbliche sovietiche sono adesso presenti in Afghanistan con le loro truppe nell’ambito di operazioni della Nato, la Russia non ha avuto alcun coinvolgimento militare diretto nell’attuale conflitto contro i talebani insorti. Ma rifornisce e addestra le forze di sicurezza nazionali afgane, e dal 2001 ha cancellato più di 11 miliardi di dollari di debito sovrano dell'Afghanistan e ha fornito più di 40.000 tonnellate di grano, farina e altre merci.

Contemporaneamente a questo aiuto, la Russia sta ancora cercando di rintracciare 263 membri delle forze sovietiche scomparsi negli anni Ottanta. La maggior parte sono presumibilmente morti, ma si è saputo che una manciata di soldati sono ancora vivi e si trovano ancora in Afghanistan dopo aver disertato o essere stati fatti prigionieri. A febbraio un altro MIA, un ex soldato dell'Armata Rossa uzbeka è stato rintracciato nella provincia occidentale di Herat. Ma la ricerca è condotta soprattutto per restituire le salme dei soldati alle famiglie. Al di là del valore simbolico, si spera che eventi come le partite di calcio possano far aumentare gli sforzi per rintracciare coloro che ancora mancano all'appello.

"La nostra ricerca dei soldati dispersi si basa molto sulla comprensione e l'aiuto della popolazione locale", ha spiegato Aleksandr Lavrentiev, vice capo del Comitato locale per i veterani di guerra, un'organizzazione sostenuta e guidata dallo Stato. "Non c'è modo migliore per creare buone relazioni tra le persone di eventi come questo”.

Haroon Ahmadi, un ragazzo di 23 anni, studente di Medicina all'Università di Kabul ha sentito parlare della prima partita alla radio nella sua automobile. "Il mio primo pensiero è stato se avrebbero intenzionalmente cercato di fare dei falli gli uni contro gli altri -, ha detto ridendo. - Dopo aver ascoltato la notizia mi sono poi chiesto se ci sarà mai un giorno in cui saranno i talebani e i soldati americani ad affrontarsi in una partita di calcio”, ha aggiunto. "Sembra impossibile adesso, ma chi avrebbe mai pensato che i russi sarebbero tornati per giocare a calcio con i loro vecchi nemici?”.

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