Adolescenti e suicidio, il pericoloso fantasma della Balena Azzurra

Girl Using A Mobile Phone

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È allarme per il “gioco” online che ha spinto alcuni ragazzi russi al suicidio: si starebbe diffondendo anche in Europa

Le nuove minacce per i ragazzi più fragili arrivano da internet. Fonte: Getty ImagesLe nuove minacce per i ragazzi più fragili arrivano da internet. Fonte: Getty Images

La “Balena azzurra”, è questo il nome del gioco lanciato nel 2015 da alcuni utenti anonimi del social network “VKontakte”, che conta 410 milioni di iscritti registrati ed è al quinto posto nel mondo per gradimento tra i siti più amati. Per vincere il gioco occorre superare 50 prove (una al giorno). Si tratta perlopiù di infliggersi un dolore fisico o morale e di eseguire compiti come “bucarsi una mano”, “svegliarsi alle 4.20 del mattino e guardare un video horror”, “incidersi con la lametta una balena sulla gamba”, “stare tutto il giorno senza comunicare con nessuno”, “salire sul tetto di un palazzo molto alto e far penzolare le gambe giù dal bordo” e così via. I compiti vengono assegnati ai partecipanti, come di solito accade in questi casi, attraverso falsi account. Tra le regole da rispettare  vi è quella di “non raccontare niente a nessuno” e di “eseguire il compito assegnato qualunque esso sia”.

I tag contrassegnati dall’hashtag “Balena azzurra” sono pieni immagini macabre, citazioni sull’assurdità dell’esistenza e dichiarazioni di protesta contro il cinico mondo degli adulti.

“L’impressione che si ha è che il gioco sia stato sviluppato con la consulenza di psicologi. È stato realizzato in modo molto professionale” spiega a Rbth Anastasija Deljagina, collaboratrice dell’Istituto di Psicoterapia e psicologia clinica. “I ragazzi sono attratti da qualunque mistero, tanto più se riguarda la morte. Se poi un adolescente ha dei problemi psicologici o dei traumi, non bisogna stupirsi se affronta il gioco fino in fondo”.

Un nemico invisibile

Dell’esistenza del gioco si è cominciato a parlare nel maggio 2016 grazie a un’inchiesta effettuata da Novaja gazeta. Esaminando le statistiche e le cause dei suicidi tra gli adolescenti russi, i giornalisti hanno scoperto che oltre 100 ragazzi che si erano suicidati nel periodo da novembre 2015 ad aprile 2016 appartenevamo a social legati direttamente o indirettamente al gioco dei suicidi. La commissione d’indagine russa si è interessata all’inchiesta e sono state arrestate alcune persone sospettate di gestire questi social. Ora su di loro pende l’accusa di “istigazione al suicidio”.

Su richiesta della Commissione russa di vigilanza l’amministrazione di “VKontakte” ha cominciato a eliminare i link e i post contrassegnati dall’hashtag “Balena azzurra” (e anche quelli con gli hashtag “azzurro”, “mare delle balene”, “sto giocando”, “casa tranquilla”, ecc.) e a bloccare gli utenti che avevano pubblicato questi link. Dopo l’introduzione di tali misure l’interesse per il gioco tra gli utenti della rete è calato. Tuttavia, in febbraio il "Centro di ricerca russo su internet e le tecnologie della comunicazione" ha registrato un nuovo aumento del numero di post inviati dagli stessi hashtag che adesso compaiono su Instagram praticamente ogni minuto. Sono state scoperte 45mila registrazioni. Tuttavia, gli account da cui sono stati postati sono risultati ancora una volta falsi ed erano stati creati solo qualche giorno prima.

Evgenij Venediktov, direttore del “Centro studi sulla legalità e le proteste politiche” ritiene che “questa tempesta di post non può essere opera di un singolo maniaco. Si tratta del lavoro di un grosso staff di persone molto probabilmente guidato da un centro operativo. Quale? È proprio questa la risposta da trovare. Bloccare dei “chatbot” anonimi è complicato. Tutte le congetture sono possibili, compresa quella di ipotetici servizi segreti occidentali che vogliono sperimentare nuove forme di controllo delle masse”.

Prendendo sul serio l’ipotesi di Venediktov sul presunto coinvolgimento di servizi segreti occidentali, certo non si possono che escludere quelli francesi. Il giornale Elle ha riferito che il Ministero della Pubblica istruzione in Francia ha inviato un’avvertenza a tutti i presidi degli istituti superiori in merito alla pericolosità del gioco della “Balena azzurra” che si sta diffondendo tra i teenager francesi. Secondo i dati della testata Le Nouvel Observateur, l’associazione per la tutela dei minori dal cyberbullismo, Enfance, avrebbe cominciato a ricevere telefonate di genitori spaventati i cui figli si sono imbattuti nel quest. E il settimanale Vsd, dopo le interviste ad alcuni funzionari del settore della scuola, paragona la “Balena azzurra” alle sette e ai movimenti estremisti perlomeno sul piano delle dinamiche di coinvolgimento nel gioco dei nuovi partecipanti. I funzionari francesi ritengono che si tratti di una vera e propria campagna, ma chi sia a manovrarla non è chiaro.

Oltre che in Francia, altri partecipanti al gioco sono stati individuati in Bulgaria, Ungheria, Romania e Polonia. L’associazione polacca SafeNet, che si occupa della tutela dei minori dai contenuti internet nocivi, ha diramato un comunicato  sulla comparsa del quest nelle reti locali e sulla sua pericolosità.

Cause e conseguenze del fenomeno

Esistono però opinioni di segno diverso che rilevano come non sia stata accertata finora l’esistenza di un collegamento diretto tra la “Balena azzurra” e i suicidi tra gli adolescenti e come la comparsa del gioco sia del tutto legale. “Le motivazioni dei suicidi durante l’adolescenza sono state indagate già da tempo”, sostiene Dmitrij Gromov, direttore dell’Istituto di Etnologia e antropologia dell’Accademia delle Scienze russa. “Hanno origine in famiglia e a scuola e sono determinate dalla paura del futuro o della punizione. L’aumento del numero di suicidi coincide di solito con i periodi di crisi socio-economica. Certo istigare al suicidio è possibile ed è necessario bloccare i gruppi dei suicidi in internet, ma mi creda, il problema così non si risolve. Il pesce puzza dalla testa”.

Gli fa eco Anastasija Deljagina: “La Russia era tra i primi posti nel mondo per il numero di suicidi tra gli adolescenti ben prima della comparsa di questi giochi (secondo i dati dell’Onu nel 2013 il paese occupava il primo posto in questo indicatore in Europa, ndr). Anche se c’è qualcuno che decide di farla finita con la propria vita dopo aver visitato un link dei suicidi. Il link è solo la conseguenza e non la causa in una famiglia in cui i genitori si disinteressano dei problemi dei figli. Un ragazzino entra in un gruppo a tema in internet  perché è tormentato da pensieri angosciosi e non viceversa. I genitori poi diranno che “il loro bambino” non aveva mai rivelato di avere certi pensieri e che era un vero tesoro, ma questo non dimostra niente. Il fatto che un ragazzino possa trascorrere giornate intere davanti al computer già attesta che esistono dei seri problemi all’interno della sua famiglia”.

Un grido d’aiuto

La biografia di Filipp Budejkin, abitante di una località nei sobborghi di Mosca e amministratore di uno dei siti dei suicidi (su di lui incombe una condanna a 4 anni di carcere), e quella di Renata Kambolina, studentessa di Ussurijsk iscritta al suo sito, che si è suicidata dopo essere diventata un vero idolo per i giocatori della “Balena azzurra”, appaiono un’immagine emblematica di quanto è stato prima illustrato.

Budejkin, certo è ben lontano dal sembrare un agente dei servizi segreti. Dalla prima alla nona classe ha frequentato una scuola speciale per ragazzi con disturbi dell’apprendimento, e non riusciva a far parte di nessuna compagnia. Non aveva amici e i suoi rapporti con i genitori erano estremamente tesi. Sedeva per giornate intere davanti al computer navigando in internet. “Sua madre gli faceva delle scenate quasi tutte le settimane e spesso davanti agli estranei”, racconta un’amica di famiglia. “Filipp era un ragazzo molto introverso e bisognava strappargli le parole di bocca. Quand’era fuori di casa sembrava assolutamente distante dal mondo”.

Renata Kambolina, invece, a scuola andava bene, ma i suoi rapporti con i genitori erano freddi e distaccati. “Non mi capiscono, non fanno che rimproverarmi”, si lamentava con le sue amiche con cui aveva fondato un gruppo rock dall’emblematico nome “I reietti”. La sua pagina su “VKontakte” sembra un disperato grido d’aiuto. “Dormi. Domani andrà anche peggio”, “Dottore, le persone mi evitano e mi prendono continuamente in giro”, questo era il tenore delle frasi che postava. Non si riesce ancora a capire come avessero fatto i suoi cari a non notare niente.

Il 23 novembre 2015 una mattina Renata, dopo aver litigato con il suo boyfriend, ha pubblicato un selfie sullo sfondo di treno che le sfrecciava accanto e la frase “Nia. Addio”. Ma anche questo non era stato notato da nessuno (oggi il suo post ha quasi mezzo milione di “like” e oltre 14mila visualizzazioni). Il giorno seguente nello stesso punto si è buttata sotto un treno. 

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