Ermitage, i guerrieri di Jan Fabre suscitano scandalo

A showpiece displayed at the Jan Fabre: Knight of Despair / Warrior of Beauty exhibition at the State Hermitage Museum

A showpiece displayed at the Jan Fabre: Knight of Despair / Warrior of Beauty exhibition at the State Hermitage Museum

Sergei Konkov / TASS
Ha generato sdegno la mostra dell'artista belga allestita nel museo pietroburghese. Secondo i visitatori, gli animali domestici imbalsamati ed esposti sarebbero fuori luogo. Ma il museo non ci sta e replica alle proteste: "La reazione del pubblico dimostra che abbiamo colpito un punto dolente della società"

Un dettaglio dell'esposizione. Fonte: Sergej Konkov / TASSUn dettaglio dell'esposizione. Fonte: Sergej Konkov / TASS

La mostra dell’artista e regista teatrale belga Jan Fabre aperta il 21 ottobre all’Ermitage di San Pietroburgo ha generato ondate di sdegno. Sui social network in Russia gira una miriade di messaggi con l’hashtag #pozorermitazhu (vergogna all’Ermitage), condannando l’artista. Nelle installazioni di Fabre, che ha esposto le sue opere al Louvre e in decine di altri musei, l’autore ha usato animali domestici imbalsamati appesi a ganci e a nastri nascosti dietro una tenda.

"Spietato", "mendicante dell'arte" e "abominevole" sono alcune delle parole usate in Rete da alcuni visitatori del museo per definire le installazioni "Carnevale dei randagi morti" e "La protesta dei gatti randagi morti", allestite all’interno della retrospettiva "Jan Fabre. Cavaliere della disperazione. Guerriero della bellezza".

Gli utenti chiedono di bloccare la mostra e di licenziare la dirigenza dell’Ermitage. Il museo però difende la propria posizione e, come ha detto a RBTH il curatore Dmitrij Ozerkov, non intende rimuovere gli oggetti esposti.

Gli animali imbalsamati appesi a dei ganci sono in realtà un appello contro l’atteggiamento consumistico delle persone nei confronti degli animali, ha spiegato Fabre stesso all’inaugurazione della mostra a San Pietroburgo. Un cane morto è in realtà una metafora, un autoritratto dell'artista, perché "l'artista è come un cane randagio". Ma non tutti sono riusciti a capirne il senso.

Una pubblicazione con l’hashtag #pozorermitazhu (vergogna all’Ermitage)

Lo sdegno e le proteste

"Dire che sono rimasta scioccata non è nulla. Amici, abbiamo toccato il fondo! Come fa un museo di livello mondiale ad ammettere una mostra simile?", ha scritto l’utente Dasha Samylkina.

"La gente va per ammirare dipinti, non per trovarsi davanti un orrore simile... A Mosca hanno chiuso la mostra di un presunto pedofilo e nel centro della capitale culturale del Nord dei sadici appendono a ganci i cadaveri di animali morti", dice Svetlana Sova, facendo riferimento all’esposizione del fotografo americano Jock Sturges allestita al "Centro di fotografia dei fratelli Lumiere" di Mosca.

La mostra di Fabre è stata aperta il 21 ottobre ma, così come nel caso di Sturges, i "difensori della morale" vi hanno rivolto l'attenzione non subito. In compenso, sui social network l'isteria si è diffusa all'istante: nei commenti si parla di "bambini che guardano" (anche se la mostra è vietata ai minori di 16 anni), di testimonianze su un gatto crocifisso (nella mostra non c’è nulla del genere) e semplicemente foto false. A intervenire sul tema si sono affrettate anche persone desiderose di farsi un po’ di pubblicità. Così, il deputato della Duma di Stato Vitalij Milonov, noto per essere un feroce combattente contro l'omosessualità, ha definito la mostra "uno sputo nell'anima del popolo russo".

La risposta del museo

Dal canto suo l’Ermitage non sta dando seguito agli appelli per la chiusura della mostra, ricordando che durante la sua apertura Jan Fabre aveva spiegato che si tratta di animali randagi rimasti uccisi sulle strade.

"Naturalmente, siamo del tutto coscienti di cosa stiamo facendo – ha detto in un'intervista a RBTH il curatore e direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea del Museo Statale Ermitage Dmitrij Ozerkov –. Abbiamo scritto e detto che la mostra è complessa e richiede una comprensione multilaterale".

Ha ricordato che in Russia non esiste una normativa che regola i diritti degli animali, non è stata firmata la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti degli animali e non è vietata la vendita di pellicce di cane e gatto. "La reazione del pubblico dimostra che abbiamo fatto un’ottima mostra e che ha colpito un punto dolente della società", ha detto Ozerkov. Egli ritiene l’azione ostile diffusa sulla rete una deliberata provocazione e una "falsa denuncia nei confronti dell’arte contemporanea, del museo, della società libera".

Un dettaglio dell'esposizione. Fonte: Sergej Konkov / TASSUn dettaglio dell'esposizione. Fonte: Sergej Konkov / TASS

La parte di pubblico che si è schierata dalla parte dell’Ermitage ha ricordato che nel Paese esistono musei in cui animali imbalsamati (e neonati mutanti conservati in alcol) sono messi in mostra da tempo senza suscitare lo sdegno di nessuno. "Cosa direbbero queste persone se visitassero il Museo zoologico e la Kunstkammer?", scrive Elias Panov. Chi simpatizza per l’Ermitage ha supportato l’hashtag #koshkizafabra (i gatti dalla parte di Fabre), che fa riferimento alla famosa storia dei gatti dell’Ermitage.

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