Alcuni italiani intervistati da Rbth per la rubrica “La mia vita in Russia”.
: RbthAlcuni partono per lavoro. Altri per studio. Altri ancora trovano l’amore. E fanno le valigie. Secondo un’indagine realizzata dalla Fondazione Migrantes e presentata oggi, nel 2015 oltre 100.000 italiani si sono trasferiti all’estero: un boom di partenze (+ 6,2% rispetto all'anno precedente) che si riflette anche sulla Russia. Nonostante i numeri non siano così alti come per altri Paesi (la meta preferita resta la Germania, con 16.568 partenze), negli ultimi anni la terra dei Cremlini ha sedotto molti italiani, che qui hanno intravisto interessanti opportunità di crescita lavorativa e personale.
Secondo il dipartimento di statistica Rosstat, nel 2015 sono entrati in Russia 425 italiani. Numeri sicuramente non pari a quelli della Germania, che in un solo anno ha visto emigrare nella Federazione quasi 4.000 connazionali, ma in linea con molti altri Paesi europei (Francia 360, Spagna 279, Inghilterra 273, solo per citarne alcuni), e comunque in crescita rispetto al passato: basti pensare che solo cinque anni fa Rosstat aveva contato solamente 163 italiani arrivati nella Federazione; 47 nel 2000.
Stando alle statistiche della Direzione generale del servizio migrazione del Ministero russo degli Affari Esteri, in totale nel 2015 si trovavano nel territorio della Federazione Russa 34.908 italiani, di cui oltre 20.000 erano uomini.Le storie che si raccolgono parlando con la comunità di expat sono le più svariate. Ma il comune denominatore, spesso, resta il lavoro. È stato così per Manuel Tadiotto, per esempio, ingegnere, arrivato in Russia più di 12 anni fa per lavoro. Il giorno in cui è atterrato a Mosca non sapeva nemmeno leggere il cirillico. Ed è iniziata così l’altalena delle lezioni e dei corsi di lingua. Oggi Manuel è sposato e ha due figli. “Mia moglie è russa e si chiama Katia – racconta -. Tra di noi a casa parliamo in russo, mentre con i bimbi io cerco sempre di utilizzare l’italiano, affinché possano imparare bene la mia lingua”.
Mosca è diventata la seconda casa anche per Amedeo Cigersa, espatriato una decina di anni fa e oggi a capo di una piccola società di consulenza. “La prima impressione che ho avuto di questa città è che le ragazze fossero tutte bellissime – dice -. Ora, dopo tanti anni, mi ci sono abituato, ma quando vengono a farmi visita degli amici dall’Italia restano tutti a bocca aperta… proprio come feci io la prima volta”.
Alessandra Giuntini, attrice e regista, da anni collabora con i teatri regionali russi. Ha studiato recitazione a San Pietroburgo e ha allestito spettacoli in diversi teatri della Federazione. “Ormai è il decimo anno in Russia – spiega -. Inizialmente ero quasi spaventata: mi dicevano che nella provincia russa non sarebbe stato facile. Invece ho conosciuto molte persone che poi sono diventate amici. Krasnoyarsk è una città incantevole. La Russia è un Paese eccezionale e grandioso. Ma ogni tanto qui mi sento poco sicura, e non solo per strada. Anche in teatro ogni tanto mi sembra di dovermi esprimere con attenzione. In un certo senso tutto ciò mi piace perché comporta una sorta di provocazione, di adrenalina. Finché sono giovane posso continuare a vivere qui, ma capisco che questa non è la mia casa”.Silvia Mandruzzato invece si è trasferita nella capitale russa nel 2000. E nel 2005, insieme alla collega Sonia Pasqual, ha fondato a Mosca il Centro Italiano di Cultura, dove insegna la lingua di Dante ai russi. “La mia famiglia ormai si è rassegnata – dice, ridendo -. I primi anni mi chiedevano quando sarei tornata, ora non mi chiedono più niente. Mi sono innamorata della lingua russa quando ero bambina, oltre che della cultura di questo Paese. Consiglierei a tutti di fare un'esperienza di lavoro a Mosca, perché è una realtà che apre moltissimo la mente e offre nuove prospettive”.
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