Caucaso, il ritorno dei leopardi

Un cucciolo di leopardo nel Centro di riabilitazione per i leopardi del Caucaso, fondato all’interno del parco nazionale di Sochi.

Un cucciolo di leopardo nel Centro di riabilitazione per i leopardi del Caucaso, fondato all’interno del parco nazionale di Sochi.

: Aleksej Nikolskij / RIA Novosti
Tre esemplari sono appena stati rimessi in libertà grazie al lavoro del WWF e dei servizi ambientali russi che si occupano del ripopolamento di questa regione. L'obiettivo è riconsegnare alla natura almeno 50 felini, indispensabili per la riproduzione della specie

Loro si chiamano Akhun, Viktoria e Killi. E sono tre leopardi che sono stati liberati nelle montagne del Caucaso il 15 luglio scorso. Questi tre esemplari, i cui movimenti saranno monitorati da alcuni collari gps, avranno il compito di ripopolare questa terra.

In una scena di un celebre poema di Mikhail Lermontov il protagonista lotta contro un leopardo del Caucaso. È difficile calcolare esattamente quanti leopardi vivano oggi in questa regione, poiché i dati offrono cifre diverse, ma il viaggiatore Nikolaj Dinnik all’inizio del XX secolo scrisse: “Con frequenza si incontrano leopardi”. Un’affermazione che viene confermata anche da altri esploratori negli anni successivi, come Evgenij Pavlovskij.

Nella metà del XX secolo però questi animali hanno iniziato a scomparire dalla regione. La vicinanza all’uomo è costata la vita a molti di loro. Nella Russia prerivoluzionaria, ad esempio, era consentito uccidere i leopardi: gli abitanti di queste zone gli sparavano o preparavano bocconi di carne avvelenata.

In un suo libro Pavlovskij fece notare che nel 1949 i cacciatori furono in grado di uccidere, dopo svariati tentativi, un leopardo probabilmente originario della Persia.

Dal 2007 i servizi ambientali russi, insieme al WWF, si occupano del programma di recupero dei leopardi di Persia nel proprio habitat naturale. E proprio in quell’anno a Sochi iniziarono i lavori di costruzione di un Centro di allevamento per leopardi. Un animale cresciuto all’interno di un parco zoologico non ha molte speranze di sopravvivere in libertà, poiché non sa cacciare e non ha paura degli esseri umani.

All’interno dei questo centro sono stati allevati i tre esemplari appena messi in libertà. Ma prima di aprire loro le porte del “mondo vero”, è stato organizzato un test: ognuno di loro ha dovuto dimostrare di essere in grado di cacciare un cervo o una pecora, oltre a dimostrare una certa presa di coscienza dei potenziali pericoli derivanti dall’essere umano. La prima prova è stata superata da quattro leopardi. Ma il secondo step si è rivelato ingannevole per uno di loro: l’animale si avvicinava con troppa fiducia e curiosità alla gente. Quindi vennero liberati solamente tre esemplari.

Nel frattempo il centro lavora su più fronti per difendere i felini, mettendo in guardia la popolazione locale sulla multa salata che si rischia in caso di caccia. Inoltre sono state lanciate campagne di sensibilizzazione per la salvaguardia del leopardo nel Caucaso.

“Affinché questa specie sia in grado di riprodursi adeguatamente in questa regione sarebbero necessari almeno 50 esemplari - spiega Igor Chestin, direttore di WWF Russia -. È questo l’obiettivo del nostro programma”.

Se la liberazione dei primi tre leopardi dovesse dare esiti positivi, in questa terra altri animali verranno messi in libertà.

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