Per il momento la possibilità di un divieto totale dell’uso della Rete rimane comunque solo un’ipotesi: la censura in Russia è vietata dalla Costituzione
Eugene Kurskov/TASSQuasi la metà dei russi (49%) ritiene che l’informazione su internet andrebbe censurata e il 58% di essi non sarebbe contrario a un blocco completo della Rete russa in caso di una minaccia nazionale. È questa la conclusione a cui sono giunti gli autori del rapporto "Che cosa vuole la società: il desiderio dei russi di controllare internet", stilato congiuntamente dall'Osservatorio di politica internet del Centro per lo studio delle comunicazioni globali presso l'Università della Pennsylvania (Stati Uniti) e dal Centro russo di studi sull'opinione pubblica (VTsIOM). I contenuti più "pericolosi", che secondo i russi andrebbero vietati, sono la pornografia omosessuale (59%), i gruppi sulle reti sociali legati all'organizzazione di proteste anti-governative (46%) e i video del gruppo punk rock Pussy Riot (46%). "Dal punto di vista dell’impegno pubblico mirato all’ottenimento di una Rete libera, il risultato è piuttosto deludente", riassume nel rapporto Monroe Price, direttore del Centro per lo studio delle comunicazioni globali.
Una fonte di minacce incomprensibili
Lo studio era stato pubblicato già nel febbraio di quest'anno, ma i principali media russi gli hanno dato importanza solo ai primi di agosto. RBTH ha confermato, ricorrendo ai dati dell’agenzia di sondaggi indipendente Centro Levada, che si tratta di un indicatore stabile del fatto che i cittadini russi continuano a pronunciarsi a favore della censura su internet. Nell’ottobre del 2014, secondo il Centro Levada, il 54% dei russi era a favore dell’introduzione della censura online. "Sono a favore della censura quando si tratta, per esempio, di materiali come la pornografia infantile”, spiega Denis Volkov, analista presso il Centro Levada. “E vi è una differenza considerevole tra le opinioni di chi utilizza internet e chi no. Per questi ultimi, internet è una fonte di minacce incomprensibili. Non sanno che cosa farci e per questo pensano che sia meglio vietarlo”.
Un divieto invisibile
Per il momento la possibilità di un divieto totale dell’uso della Rete rimane comunque solo un’ipotesi: la censura in Russia è vietata dalla Costituzione e il Presidente Vladimir Putin ha assicurato che "la Russia non intende limitare l'accesso alla Rete, né sottoporla a un controllo totale". Ciononostante, dal 2012, il numero di iniziative volte a bloccare le risorse internet non ha fatto che crescere, ha dichiarato a RBTH Karen Kazaryan, principale analista presso l’Associazione russa per le comunicazioni elettroniche. "Non tutte diventano leggi, ma la maggior parte di queste iniziative, secondo i nostri esperti, sono di natura protettiva e proibitiva dei contenuti, ovvero diretta non allo sviluppo del settore, bensì al controllo dello stesso”, spiega l’analista. Nel 2012 in Russia, ad esempio, è comparso un meccanismo extragiudiziale di offuscamento delle pagine internet e una lista di siti vietati. A partire dal 2014, poi, è stata approvata la chiusura permanente ed extragiudiziale di tutti quei siti che incitano all'estremismo e ai disordini di massa.
Il dovere dello Stato
Secondo Irina Lavova, responsabile dei progetti strategici presso l’Istituto russo di ricerche internet, tali tentativi di controllo sono naturali quando lo Stato cerca di sviluppare il segmento internet e parallelamente proteggerlo dalle minacce informatiche. "Si tratta di un obbligo per qualsiasi Stato che intenda garantire la sicurezza delle infrastrutture di base e dei cittadini. Anche negli Stati Uniti vi è il primo emendamento della Costituzione che vieta la censura, eppure, nel 2011 è stato approvato il Patriot Act, che, di fatto, permette allo Stato di fare tutto quello che vuole quando si tratta di questioni di sicurezza nazionale”, spiega Irina Lavova. In Russia, continua l’esperta, internet non è controllato ancora come negli Stati Uniti o in altri Paesi europei. Qui, ad esempio, i meccanismi di mantenimento dell’anonimato sul web sono meglio sviluppati.
In generale, come sottolineano sociologi ed esperti, la maggior parte della popolazione preferisce non prestare attenzione alle iniziative restrittive giacché queste non la riguardano direttamente. Per il momento, almeno, non si sono osservate ancora esplosioni di protesta in relazione a questo tema. "Molta gente ha prestato attenzione alla proposta dell'Unione russa dei titolari di diritti d’autore di richiedere a ogni utente internet 300 rubli l'anno per i proprietari dei diritti d’autore. Si tratta, ovviamente, di un'eccezione, giacché la misura riguardava gli interessi finanziari di ciascuno. Il resto delle iniziative viene visto come qualcosa di assolutamente normale; la gente non indaga su quali potrebbero essere i rischi giuridici di ciascuna di esse per le singole imprese”, spiega Levin. Denis Volkov è d'accordo: "La maggior parte dei cittadini non associa ciò a un tentativo di limitare il loro diritto di accesso alle informazioni”.
Il sondaggio
Il sondaggio condotto dalla VTsIOM era aperto ai cittadini russi di età superiore ai 18 anni. La rappresentatività è stata assicurata ricorrendo a un campionamento casuale in più fasi, nel quale sono state incluse 42 regioni del Paese. Come affermano i ricercatori, l’imprecisione dei dati si limita al 3-4%. Tra i cittadini russi intervistati, il 42% usa regolarmente internet, il 20% utilizza internet in maniera sporadica e il 38% non lo usa affatto.
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