Alla realizzazione del nuovo impianto sta lavorando l’Istituto di Meccanica teorica e applicata dell’Accademia delle Scienze russa (Foto: Lori / Legion Media)
La domanda di trapianti cardiaci, secondo Sergey Gotye, il più celebre specialista di trapianti del paese, viene soddisfatta in Russia solo per il 10%, mentre negli Stati Uniti, per esempio, l'esito è del 58%. Circa il 60% dei pazienti muore prima di ricevere un organo.
Inoltre, in Russia vige tuttora la presunzione di consenso alla donazione degli organi. Ciò significa che, se la persona non ha espresso in vita la sua contrarietà, viene riconosciuta di fatto come donatore. Tuttavia, non di rado i parenti si dichiarano contrari al trapianto. Nel 2014 il Centro Levada ha effettuato un sondaggio da cui è emerso che la maggioranza dei russi non ha fiducia nei medici e nel loro impegno a salvare con ogni sforzo la vita di un potenziale donatore.
“Il Ministero della Salute russo necessita di ‘motori’ artificiali per il cuore” dichiara nell’intervista a Rbth il cardiochirurgo Dmitry Bogdanov. Tuttavia, durante l’utilizzo di questi dispositivi, la pratica ha spesso dimostrato che possono insorgere problemi trombotici di natura letale”. Ciò nonostante gli ideatori del nuovo impianto che dovrebbe pompare il sangue da una zona all’altra del cuore assicurano che con il loro dispositivo questi problemi potrebbero essere scongiurati.
Più leggero e meno rischi
Alla realizzazione del nuovo impianto sta lavorando l’Istituto di Meccanica teorica e applicata dell’Accademia delle Scienze russa. Il prototipo dell’apparecchio viene attualmente testato dall’Istituto di ricerca sulle patologie cardiovascolari Meshalkin di Novosibirsk. Secondo i ricercatori di Novosibirsk il dispositivo dovrebbe risultare due volte più leggero e decisamente più economico dei dispositivi in esistenti e quindi potrebbe minimizzare il rischio di tromboembolie.
“Nel corpo del paziente si inserisce proprio sotto il cuore un piccolo motore che pompa il sangue. Con questo motore egli è in grado di camminare fino alla morte o finché non riceverà un nuovo organo per il trapianto. Ora stiamo lavorando per rendere il dispositivo il più possibile leggero in modo da essere consono allo stile di vita del paziente. Il peso più ridotto assicura anche una diminuzione del rischio di insorgenza di problemi trombotici” spiega al corrispondente di Rbth l’accademico Vasily Fomin dell’Istituto di Meccanica teorica e applicata dell’Accademia delle Scienze russa.
I dispositivi che già esistono all’estero pesano circa 300 grammi. Quello russo, crome promettono gli scienziati, dovrebbe pesare dai 100 ai 150 grammi. “Per tanto tempo gli scienziati russi hanno prodotto armi, costruito aerei, mentre avrebbero dovuto occuparsi dell’uomo e della sua salute! Ora cerchiamo di colmare questa lacuna” dichiara Fomin.
L’economia del cuore
Oggi il prezzo di una pompa di questo tipo si aggira sui 250 mila euro. Sul costo del dispositivo russo per ora gli scienziati non si pronunciano, anche se assicurano che sarà “decisamente più economico”. Secondo gli sviluppatori esistono oggi imprese produttrici che monopolizzano il mercato e che vendono questi dispositivi a prezzi elevati. “Sanno che una persona che ha bisogno di un cuore è disposta a pagare qualunque prezzo pur di ‘sostituirlo’”! Perciò occorre creare concorrenza nel mercato” assicura Fomin.
A finanziare la realizzazione della nuova pompa è il Fondo russo per la Ricerca fondamentale. Ma, malgrado il sostegno finanziario da parte dello Stato, la messa in produzione della “pompa cardiaca siberiana” e la sua uscita sul mercato non avverranno in tempi molto rapidi. I ricercatori non forniscono per il momento alcuna data concreta.
“Innanzi tutto dobbiamo completare il dispositivo e poi l’Istituto di ricerca sulle patologie cardiovascolari lo testerà su tori e maiali: lo trapianterà nei loro corpi e monitorerà l’andamento del loro stato di salute. Solo dopo questi test sarà possibile effettuare degli esperimenti sui pazienti, studiare gli eventi trombotici e l’idrodinamica, spiega il rappresentante dell’Istituto di ricerca sulle patologie cardiovascolari.
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