A 75 anni dalla Guerra d’inverno

Foto: Photoshot / Vostock Photo

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Nell’autunno del 1939 le truppe sovietiche invasero la Finlandia. Una campagna militare che si pensava di breve durata. Passata poi alla storia con il nome di Guerra d’inverno

Questa guerra, nelle intenzioni del governo sovietico, non sarebbe dovuta iniziare. L'URSS aveva addirittura proposto uno scambio, per ottenere alcuni territori che le servivano per garantire la sicurezza di Leningrado in previsione della "grande guerra". E anche l'insediamento del potere sovietico in Finlandia doveva essere pacifico e non prevedeva alcuno spargimento di sangue. Pochi giorni prima che nell'Istmo di Carelia risuonassero i primi colpi di cannone, gli stati baltici avevano lasciato entrare volontariamente le truppe sovietiche nel proprio territorio. Con i finlandesi, invece, le cose non andarono come si pensava.

I finlandesi si rifiutarono di sottostare alle condizioni sovietiche. Questo significava la guerra tra un piccolo paese con una popolazione di alcuni milioni di abitanti contro una potenza mondiale che come alternativa aveva solo quella di perdere l'indipendenza.

L'ultimo giorno d'autunno del 1939 le truppe sovietiche invasero come una grande ondata il territorio finlandese. In Carelia c'era già la neve alta fino alla cintola, e la temperatura toccava i trenta gradi sotto lo zero; nel comando dell'Armata Rossa nessuno pensava a una campagna militare di lunga durata come quella che poi divenne nota con il nome di "Guerra d'inverno".  Secondo le stime dei comandanti di Stalin, l'esercito finlandese non contava più di dieci divisioni, e non aveva alcuna chance contro quello sovietico, almeno tre volte più numeroso.  Quasi subito, però, apparve chiaro che il prezzo di questo errore di valutazione sarebbe stato enorme.

Per tutto il mese di dicembre del 1939 le truppe sovietiche compirono accaniti ma vani assalti contro le fortificazioni finlandesi della linea di Mannerheim. Né l'assai numerosa fanteria, né i nuovissimi carri armati, per il cui numero l'Armata Rossa superava l'esercito finlandese di novanta volte, riuscirono ad annientare le postazioni di fuoco in cemento armato. A difenderle contribuì la natura stessa: dei mucchi di neve alti un metro e mezzo, sotto i quali si celavano enormi massi e pantani non congelati. I piccoli reparti finlandesi riuscivano a contrattaccare con successo. Il 7 dicembre avvenne la catastrofe: un'intera divisione sovietica venne accerchiata e annientata. Fino ad allora, all'esercito "invincibile e leggendario" non era mai accaduto nulla di simile. 

All'inizio del 1940 l'Armata Rossa nella guerra contro la Finlandia aveva subito di fatto una sconfitta. Bisognava ribaltare la situazione al più presto. Il 7 gennaio a capo delle truppe che attaccavano la linea Mannerheim fu posto il comandante S. K. Timoshenko. Le sue truppe vennero rafforzate dall'arrivo dell'artiglieria, di cui vi era stata forte scarsità durante le battaglie di dicembre. Dal mare si inserì attivamente nelle azioni di guerra la Flotta del Baltico. L'aviazione sovietica intensificò gli attacchi aerei alle città finlandesi. Helsinki fu bombardata a intervalli regolari.

Il 1 febbraio 1940 l'Armata Rossa iniziò la sua controffensiva nell'Istmo di Carelia. La parola passò all'artiglieria sovietica, con tutta la sua potenza di fuoco. Per una settimana essa riversò sulle postazioni finlandesi 12.000 proiettili al giorno. L'11 febbraio mossero all'attacco la fanteria e i carri armati. L'assalto frontale non ebbe successo. Il settore fortificato di Summa-Hotinen, che proteggeva la strada maestra per Vyborg, che allora era la seconda città della Finlandia per importanza, resistette all'attacco di cinque divisioni sovietiche. A quel punto ebbe inizio l'attacco da Est. Le truppe finlandesi subirono enormi perdite durante il fuoco preliminare dell'artiglieria, e non furono in grado di difendere la linea del fronte. 

Il 17 febbraio esse cominciarono la ritirata verso la seconda linea della difesa. L'Armata Rossa avanzò dal fianco e dalle retrovie verso il nucleo che difendeva l'accesso a Vyborg. Per evitare di essere accerchiati, i finlandesi abbandonarono il settore fortificato di Summa-Hotinen. Nel tentativo di frenare l'avanzata sovietica, essi aprirono le chiuse del canale che congiungeva il lago Ladoga con il Golfo di Finlandia. Rompendo il ghiaccio, l'acqua riempì il corso del canale e divenne un ulteriore ostacolo all'avanzata dell'Armata Rossa. 

Dal momento che era stato sfondato il fronte, però, ciò non aveva più un ruolo determinante.  Il 21 febbraio i reparti sovietici raggiunsero la seconda linea della difesa finlandese, al centro della quale si trovava la città di Vyborg. Operando insieme alle navi della Flotta del Baltico, i sovietici irruppero nel Golfo di Vyborg e cominciarono ad aggirare il fianco destro dei finlandesi. Contemporaneamente, da Est, attraverso la breccia formatasi in seguito alla ritirata delle truppe finlandesi, fecero irruzione i carri armati sovietici e cominciarono ad aggirare la linea della difesa dei nemici, minacciando di accerchiarli dalle retrovie.  Rendendosi conto che la situazione era ormai disperata, il comando finlandese decise la ritirata generale. Il 13 marzo l'Armata Rossa entrò a Vyborg.   

Le potenze occidentali, sul cui aiuto la Finlandia contava nella guerra contro l'URSS, non si affrettarono a soccorrerla. Alle battaglie al fianco dei finlandesi partecipò soltanto un corpo di diecimila volontari svedesi.  Dopo la presa di Vyborg l'esercito finlandese non fu più in grado di  contenere con le proprie sole forze l'avanzata delle truppe sovietiche, e non era previsto l'arrivo di aiuti rilevanti.  Se i carri armati sovietici avessero continuato ad avanzare con gli stessi ritmi, avrebbero potuto raggiungere Helsinki nel giro di pochi giorni, e a quel punto l'occupazione dell'intero paese e l'instaurazione di un governo filosovietico sarebbero state solo questione di tempo.  In questa situazione la Finlandia propose di avviare delle trattative di pace; il 12 marzo 1940 fu concluso l'accordo di pace.

Perdendo l'undici per cento del loro territorio e al prezzo di enormi perdite i finlandesi riuscirono a dimostrare il loro diritto all'indipendenza.

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