Lo stile di vita dei piccoli popoli indigeni del Nord è condizionato principalmente dalla rigidezza della natura e del clima in cui vivono (Foto: Alberto Caspani)
La Russia è un Paese con una diversità etnica sorprendente: centinaia di popoli abitano il vasto territorio che si estende dalla città di Sachalin a quella di Kaliningrad. Ciascuno di questi gruppi etnici vanta una lingua, cultura e tradizioni proprie. Non fanno eccezione nemmeno le popolazioni più piccole che da migliaia di anni vivono in armonia con la natura nelle regioni più impervie del Nord della Russia.
Piccoli gruppi etnici
Con la dicitura “piccoli popoli del Nord” si è soliti classificare una serie di gruppi etnici, la cui popolazione non supera le 50mila persone. Vivono nel Nord della Russia, conservano uno stile di vita tradizionale e si considerano loro stessi una comunità etnica indipendente. In base al Piano per lo sviluppo sostenibile delle popolazioni indigene adottato dal Governo russo nel 2009, sotto la categoria "piccoli popoli indigeni" figurano 40 gruppi etnici. La loro area di insediamento è molto vasta: se, per esempio, i lapponi si concentrano nella penisola di Kola, vicino al confine con la Finlandia, gli aleuti e gli eschimesi vivono, invece, lungo i confini più orientali della Russia, ovvero nella parte orientale della Penisola dei Ciukci e sull’Isola di Wrangel. Alcune di queste popolazioni, come i ciukci e gli eschimesi, sono piuttosto conosciute dal resto degli abitanti della Russia, i nomi di molte altre, invece, come, ad esempio, i nganasani o i nivchi, risultano insoliti persino alle orecchie di un russo medio, immaginarsi di uno straniero. Questi popoli del Nord differiscono poi anche in termini di popolazione. Mentre i nenets, che popolano vaste aree della Siberia e della costa del Mar Glaciale Artico, possono vantare una popolazione di quasi 45mila persone (secondo i dati del censimento del 2010), degli enci, un popolo a loro affine, secondo lo stesso censimento, sarebbero rimasti solo poco più di 200 rappresentanti, di cui non tutti saprebbero parlare la lingua enets.
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Lo stile di vita dei piccoli popoli indigeni del Nord è condizionato principalmente dalla rigidezza della natura e del clima in cui vivono. Proprio come un tempo, essi continuano, ancora oggi, a dedicarsi esclusivamente a mestieri e attività tradizionali come la caccia, la pesca e l’allevamento di cani e di renne (quest’ultimo comporta spesso la conduzione di uno stile di vita nomade). Ciononostante, oggigiorno, anche nelle aree più remote del Nord si sta diffondendo sempre più l’urbanizzazione. I popoli tradizionalmente nomadi hanno pertanto sempre più possibilità di trasferirsi nelle città e di venire gradualmente assimilati da altri gruppi etnici. In tutto ciò ha giocato un ruolo determinante anche il passaggio forzato dei popoli nomadi a uno stile di vita stanziale avvenuto in epoca sovietica. Un altro problema, poi, è il degrado ambientale che, unito al rapido sviluppo del settore industriale, sta minacciando lo stile di vita tradizionale dei popoli del Nord, basato su uno stretto legame con la natura.
Il diritto alla pesca
Commentando la situazione attuale per RBTH, il presidente dell'Associazione dei piccoli popoli indigeni del Nord della Russia, Siberia ed Estremo Oriente russo, Grigory Ledkov ha sottolineato che attualmente, in Russia, vi è una buona base legislativa, le popolazioni indigene del Nord sono protette dallo Stato e, diversamente da quello che avveniva in epoca sovietica, nessuno insiste sul fatto che, ad esempio, i nomadi debbano lasciare le loro renne e andare a lavorare i campi. Ledkov ha poi ricordato che in Russia c’è comunque ancora molto da fare. Secondo l’esperto, è necessario innanzitutto modificare la legislazione che regola la caccia e la pesca tradizionali, così da rendere più agile l'accesso alle risorse naturali. Un altro aspetto che Ledkov ha evidenziato è la questione ambientale. "Per quanto riguarda lo sviluppo di progetti legati alla produzione di petrolio e gas, andrebbero chiarite una serie di questioni relative alla valutazione dell'impatto che l’industria ha sugli stili di vita tradizionali di queste popolazioni", è così che Ledkov ha commentato in maniera diplomatica un problema esistente, ovvero che, a volte, gli interessi delle grandi aziende che hanno i loro stabilimenti produttivi in Siberia, nel Nord ed Estremo Oriente russo si scontrano con quelli delle popolazioni indigene.
Inoltre, sempre secondo Ledkov, risulta necessario "regolamentare il processo di definizione dell’identità nazionale". Si tratta di un chiaro riferimento alla questione dell’auto-identificazione dei popoli del Nord: a seguito di matrimoni misti e della progressiva fusione con altre popolazioni, alcuni gruppi etnici potrebbero, infatti, rischiare di scomparire dalla faccia della Terra. Ciò è accaduto, ad esempio, al piccolo popolo dei kerek, che è stato completamente assorbito dai ciukci nei primi anni del XX secolo. Il sostegno e la tutela delle tradizioni e dei costumi dei popoli del Nord è un compito di vitale importanza non solo per i popoli stessi ma anche per il Governo russo in generale. Parallelamente, Daria Khalturina, sociologa e antropologa, nonché docente presso l'Accademia russa di servizio pubblico, si esprime in termini piuttosto ottimisti per quanto riguarda le prospettive future della maggior parte dei popoli del Nord: "Attualmente, tra i popoli del Nord si registrano tassi di natalità sufficientemente alti, il che permette di escludere un rischio estinzione per queste popolazioni e la conseguente scomparsa del loro patrimonio culturale. Risulta in ogni caso necessario lottare contro un alto tasso di mortalità soprattutto tra gli uomini, legato principalmente all'abuso di alcol, e tra i bambini".
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