Crimea, la terra ritrovata

La nuova Crimea e i cambiamenti che stanno interessando la società attuale (Foto: Konstantin Chalabov / Ria Novosti)

La nuova Crimea e i cambiamenti che stanno interessando la società attuale (Foto: Konstantin Chalabov / Ria Novosti)

Sono trascorsi più di tre mesi dall’ingresso della penisola nella Federazione Russa. Ecco come il rublo e le leggi russe hanno cambiato la vita degli abitanti locali

Giugno. Venticinque gradi all'ombra. Pieno su una delle principali tracce della Crimea che collegano le città più grosse. Il padrone dell'ammaccata “Lada Priora“ (autovettura leggera di fabbricazione russa) versa la benzina socchiudendo gli occhi al sole. Il sedile posteriore della macchina è interamente occupato da cassette zeppe di grosse fragole. “Quest'anno ne son venute talmente tante che le do via a buon mercato, a un dollaro e mezzo in media al posto di due e mezzo, o tre e mezzo“, si lamenta il padrone. Rašid - così si è presentato - è un tataro di Crimea originario della steppa. La sua famiglia si occupa del commercio della frutta già da vent’anni. Alle cinque, sei del mattino Rašid passa per i villaggi, distribuisce le cassette e nel giro di un paio d’ore le riprende, colme fino all’orlo di fragole mielate. In questo modo può dal mattino raccogliere fino a una tonnellata di frutti. L’aritmetica del business è molto semplice, compri per cinquanta, ottanta centesimi al chilogrammo e vendi ai grossisti delle principali città per tre, cinque volte tanto. “Sui mercati si conta solo in rubli, il prezzo in grivne lo dicono solo per abitudine mentre così, nei giorni un po’ bui tengo i soldi in euro”, dice lui. Con l’ingresso della Crimea in Russia per Rašid non è cambiato granché: lui è un compratore all’ingrosso di frutta e la cosa peggiore che gli può succedere è un cattivo raccolto. La famiglia di Rašid, come quella di molti altri in Crimea, viene letteralmente sfamata dalla terra. Sebbene in parte, i suoi membri possono considerarsi rapresentanti del piccolo e del medio business, spina dorsale dell’economia di Crimea.

Il business turistico esce allo scoperto

È chiaro che qualsiasi business presente in Crimea sia entrato ora in una fase di turbolenza: i soggetti giuridici hanno dovuto registrarsi di nuovo, imparare un nuovo sistema fiscale e aprire propri conti in banca. Con tutto quanto elencato, ancora un paio di mesi fa c’erano problemi. Ora invece sulla penisola hanno aperto 300 uffici di rappresentanza di banche (per un confronto, fino al referendum, sulla penisola vi lavoravano 900 filiali).

“Prima lavoravamo tramite l’ufficio di Kiev; avevamo una compagnia in Ucraina con i cui partecipanti abbiamo stipulato un contratto per compensare i sanatori di Crimea - racconta il presidente della compagnia Mul’titur (specializzatasi in tour nei paesi della CSI) Aleksej Vysokanov. La sua azienda lavora con la Crimea dal 1997 -. “Ora ci lavoriamo in maniera diretta. L’unica differenza è che abbiamo avuto bisogno di meno documenti di quanti ne richiede la legge russa, è stato insomma più semplice. Quando abbiamo iniziato a lavorare, nessuno da parte della Crimea sapeva nulla di quali accordi fosse necessario stipulare e così hanno accettato le nostre condizioni”.

Cosa vera è che il turismo è sempre stato per la penisola il settore principale. E ora le società leader che si occupano dello sviluppo della qualità del soggiorno nelle fasce economiche di consumo ci hanno visto delle prospettive allettanti: in corso è la lotta per il turista e i proprietari di mini hotel che non hanno registrato la loro attività e che offrono solo il minimo dei servizi sono praticamente fuori dal gioco.

Per esempio Nikolaj, cittadino della Crimea, possiede un mini hotel con sei camere a sud-est della penisola, non lontano da Sebastopoli, nel villaggio Uglovo. La sua attività è stata condotta in maniera illegale, le tasse non sono state corrisposte. “Ora tutte le storie che nelle sei stanze ci vivono amici non valgono più", dice lui stesso preparandosi ai controlli dell’ispettore del distretto e di quello delle tasse. Accanto al suo mini hotel ha aperto una pensione con tutti i servizi e la piscina, “Ateika Tavrida”; la prospettiva della legalizzazione gli fa prendere in considerazione l’idea di vendere la sua piccola attività.

La presenza di proprie fabbriche di candele ha chiamato in causa anche altri imprenditori, proprietari, ad esempio, di negozi medi. “La questione principale è quella legata agli alcolici. Fino alla fine del 2014 sono attive le vecchie licenze ucraine. Ma la mia è scaduta ad aprile e nessuno si occupa del suo rinnovo - racconta Sergej, proprietario di alcuni negozi notturni -. Per le tasse sulla vendita, il governo russo è più affidabie, ma i requisiti sono più severi: non si può vendere alcol dopo le ventitre. Non so che cosa fare”. In compenso il passaggio dalla grivna al rublo ha dato a Sergej e ai suoi colleghi molto vantaggio. Sulla penisola ci sono ancora problemi con gli spiccioli, monete del valore di quindici, trenta centesimi, cosicché i negozi hanno deciso di arrotondare per eccesso. Per gi abitanti diventa ora problematico l’acquisto di un giornale: tutti i venditori ad una voce chiedono i pagamenti “senza resto”.

I salari crescono insieme ai prezzi

Le sigarette per ora si vendono con i vecchi bolli di accisa e sono più economiche del 15-20% rispetto al vicino Krasnodarskij kraj. In primavera questo fatto aveva persino generato una mini ondata di navette. “Nel mese di marzo e febbraio la gente arrivava apposta da Stavropol’ (città a sud della Russia, al confine col distretto di Krasnodar), caricava le macchine di casse di birra e sigarette ese ne andava via il giorno stesso”, ricorda Aleksej Vysokanov. 

L’assortimento dei supermercati è rimasto quasi tale e quale, solo hanno cominciato a sparire le caramelle ucraine. Vero è che molti abitanti, aspettando l’arrivo del retail russo hanno cominciato a raccogliere prodotti a lunga conservazione come zucchero, pasta e cereali. “In genere è tutto a posto, ma la scelta della pasta sembra più povera -dice un acquirente del locale supermercato Sil’po -. Dovesse venire da noi “Azuka vkusa” (rete di negozi supermercati premium class), di pasta ce ne sarebbe cetamente di più qualità, anche se non posso pagare però 4,5 dollari per un pacco. Penso che verso l’autunno tutto diventerà molto più caro”, conclude pessimista. Il prezzo della carne è aumentato all’improvviso: ora per un kg di taglio vogliono circa 10,4 dollari. “E questo per il fatto che la carne ce l’hanno portata dall’Ucraina Est, da Lugansk, e là l’azienda è stata bombardata o chiusa”, dice un acquirente.

I prezzi sulla frutta e il paniere alimentare di base in Crimea, prima di entrare nella Federazione Russa erano più economici del 15-20% ma i salari non erano alti. Ad esempio, il reddito mensile di un agente di polizia ucraino era di circa 3.500 grivne o 356 dollari. Esattamente la paga ricevuta dal funzionario di polizia Michail a fine febbraio. Alla pensione gli rimane ormai molto poco: tre mesi in tutto. Ad aprile però ha ricevuto l’incarico dalla polizia russa per uno stipendio di 1760 dollari, a patto che superi la certificazione, s’intende. Michail la prende con spirito: “Pensavo, finito, ora la pensione. Ma io sono ancora giovane!”. E lui non è il solo, nella migliore posizione nella penisola si sono trovate anche quelle persone invitate a lavorare per le strutture amministrative: i loro stipendi sono di tre, quattro volte superiori. Fino ad allora su uno stipendio di 590 dollari potevano contare solo i capi dei dipartimenti di grandi banche.

In Crimea amano dire. “Se ti è data la vita, bisogna che tu la viva in Crimea”. Ad ogni modo per marzo di quest’anno, la vita degli abitanti della Crimea è cambiata, la loro valutazione la daranno a breve tempo.

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