Se lo spazio è sorgente di vita

Lo spazio, terreno comune per nuove collaborazioni scientifiche tra Russia e Italia (Foto: Reuters)

Lo spazio, terreno comune per nuove collaborazioni scientifiche tra Russia e Italia (Foto: Reuters)

Particelle, molecole, analisi tra Roma e Mosca. Una "convenzione" scientifica tra Italia e Russia per scoprire i misteri dell'universo

È una delle collaborazioni scientifiche più recenti siglate tra Russia e Italia, ma al tempo stesso, è anche una delle più fruttuose. In un anno – la convenzione è stata siglata nel 2013 – ha già prodotto due studi pubblicati su riviste internazionali, lo scambio continuo di competenze tra i gruppi di ricerca coinvolti e scoperte sorprendenti sul più grande di tutti i misteri, l'origine della vita. In particolare, prendendo in prestito il titolo della presentazione del progetto avvenuta all'ambasciata italiana a Mosca, sullo spazio come sorgente di vita.

 
Nel nome della scienza

“In sostanza – spiega a Rbth il professore Raffaele Saladino dell'Università della Tuscia (Viterbo), uno dei due atenei che partecipano al progetto insieme alla Sapienza di Roma - usando le particelle che i nostri colleghi russi sono in grado di produrre nei sofisticati acceleratori a loro disposizione, mimiamo le reazioni che possono avvenire nello spazio e che portano alla formazione delle biomolecole necessarie per la prima cellula. L'aspetto particolarmente innovativo è che ci serviamo di materiale extraterrestre, come ad esempio i meteoriti. Possiamo così studiare il ruolo che questo stesso materiale svolge nei processi in oggetto. Normalmente, infatti, la presenza del meteorite facilita il tipo di reazioni che portano alle biomolecole”.

La Federazione è rappresentata nel progetto dal Joint institute of nuclear research (Jinr) di Dubna, vicino Mosca. Ed è proprio nella città divenuta famosa per le ricerche sull'atomica, storicamente legata all'Italia perché qui fu accolto, lavorò e trascorse il resto della sua vita il fisico Bruno Pontevorco, che si svolge il grosso dell'attività di ricerca. “Il nostro contatto – continua Saladino - è stato direttamente con il professor Evgeny Krasavin, che presso il Jinr sta sviluppando un dipartimento tutto nuovo dedicato all'astrobiologia. La collaborazione è associata a questo scambio di competenze. Qui in Italia siamo capofila in queste ricerche da un punto vista della chimica organica e della biochimica, e a livello internazionale, in merito all'origine della vita, abbiamo sviluppato modelli che sono stati largamente accettati dalla comunità scientifica”.

Uno dei risultati più importanti è arrivato dagli esperimenti su un frammento del meteorite di Chelyabinsk, caduto in Russia la mattina del 15 febbraio 2013. Simulando sul meteorite un bombardamento di radiazioni come potrebbe avvenire nello spazio, è stato dimostrato che è possibile produrre amminoacidi, zuccheri e basi nucleiche, che sono gli ingredienti necessari per una cellula elementare. “Si tratta dei primi studi in questo ambito. Prima, secondo la teoria più diffusa, si riteneva che i meteoriti fossero semplicemente oggetti spaziali in grado di trasportare organismi o sostanze viventi da una parte all'altra dell'universo. Noi, invece, abbiamo dimostrato che questi corpi celesti producono essi stessi queste molecole”.

La ricerca, inoltre, ha fornito anche possibili applicazioni. “Una conseguenza inattesa - aggiunge ancora Saladino – è che i meteoriti agiscono anche per produrre idrocarburi in grandi quantità e quindi è possibile immaginare di riprodurre meteoriti sintetici in laboratorio e usarli come catalizzatori per creare idrocarburi. Una specie di filiera alternativa a quella petrolchimica tradizionale”. La convenzione partita nel 2013 terminerà nel 2018. “La speranza di tutti - conclude Saladino che a breve partirà per la Russia, dove, due volte all'anno si fa il punto sull'andamento della ricerca - è che se ci saranno adeguati risultati si possa proseguire anche in futuro”. 

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