Il tabacco, un vizio che dura da secoli

Foto: Itar Tass

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Nella Russia imperiale fumavano tutti, a partire dagli zar. Dostoevskij accendeva una sigaretta dopo l’altra per la stesura dei suoi romanzi. Ora, dopo numerosi tentativi di limitare il fumo, è entrata in vigore una nuova legge che mette al bando le sigarette sui treni, negli alberghi e nei caffè. Ecco come sono cambiate le abitudini e la storia dei consumatori di tabacco

Il fumo si diffuse in Russia sotto il regno di Ivan il Terribile. Successe questo: nel 1553 una nave mercantile inglese, colta da una tempesta, dovette rimanere ferma attraccata alla riva russa. A bordo, tra le varie merci, veniva trasportato anche del tabacco. Lo hanno provato ed è piaciuto molto. Lo usarono in tutti i modi: lo fumarono, masticarono, fiutarono, prepararono infusi alcolici a base di tabacco, letteralmente, lo spazzarono via. La novità era stata chiaramente molto apprezzata.

Ma già dopo mezzo secolo apparvero i primi divieti d’uso del tabacco. Si riteneva che il fumo fosse contro dio: il fumo veniva associato alle forze del male. Per il fumo si andava incontro all’esilio in Siberia, venivano strappate le narici e tagliate le labbra. Ma evidentemente tutto ciò non fu sufficiente a far sì che i russi smettessero di fumare.

Tutto cambiò con l’arrivo di Pietro I. Il giovane re, che non abbandonava mai la propria pipa, cominciò a insegnare ai russi a fumare – con perseveranza e in modo interessato. Egli infatti poté da ciò ricavarne un guadagno: vendette al monopolio britannico il diritto di commercio del tabacco in Russia (anche se solo per 7 anni) per 200.000 sterline: per l'epoca un sacco di soldi. Lo sbocco sul mercato russo costò molto.

Il re fece un buon uso dei soldi: li spese per finanziare l'esercito, la flotta, per impiegare professionisti stranieri. E in prima persona cominciò a far conoscere il fumo tra la nobiltà russa. Si fumava allora attraverso tubi di terracotta con lunghi beccucci, prima importati, poi di produzione russa. Fu così che il tabacco venne importato dall'America e dalla Turchia.

 
 La Russia dice no alle sigarette

Le signore fumano? Terribile!

I cittadini comuni, a differenza della nobiltà, non fumavano tanto il tabacco, quanto invece lo masticavano e fiutavano molto. Fumare nei luoghi pubblici era vietato, mentre masticare e fiutare, no. Dalla metà del XVIII secolo le tabacchiere, da quelle semplici in legno fino a quelle decorate con smalti e pietre, diventarono un oggetto tipico della vita russa.

Nel XIX secolo anche l'imperatrice Caterina II amava il tabacco da fiuto. Lo prendeva dalla tabacchiera utilizzando soltanto la mano sinistra, perché la destra veniva usata per il baciamano e per firmare decreti, come quelli per lo sviluppo in Russia dell’industria del tabacco. Durante il suo regno si cominciò a seminare il tabacco americano, e ai primi coltivatori di tabacco russi venne concesso il diritto di commerciare all'interno del paese senza pagare le tasse. Non c'è da meravigliarsi che il tabacco sia diventato più economico e si sia diffuso velocemente. Si fumava ovunque: a casa, nei ristoranti, nei club e nei negozi di tabacco. Un giornalista del 1840 scriveva inorridito: "Adesso fumano il tabacco non solo i bellimbusti mondani, ma anche le signore! Oh, che orrore! Signore che fumano il tabacco!”. Inoltre nella prima metà del XIX secolo i medici prescrissero il fumo per migliorare la vista, la memoria e per calmare i nervi! Al tempo stesso, però, sono apparsi in Russia cerotti e pillole per coloro che volevano smettere. Erano pubblicizzati in giornali e riviste, spesso accanto alla pubblicità di sigarette e tabacchi.

Sotto Nicola I, che non fumava e non ammirava i fumatori, venne vietato il fumo per le strade, nelle piazze, nei luoghi pubblici. Suo figlio Alessandro II, tolse il divieto messo dal padre e permise la libera vendita di tabacco, sigarette e sigari. Le sigarette divennero un oggetto tipico dello studente russo, dell’ufficiale, del funzionario e delle prime donne emancipate. Le compravano o le arrotolavano da sé, manualmente o utilizzando macchine speciali.


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Fedor Dostoevskij, quando scriveva, fumava una sigaretta dopo l'altra. Sulla sua scrivania c'era una scatola di tabacco e una scatola con cartine e cotone per i filtri.

Anche gli ultimi tre zar russi erano dei fumatori: Alessandro II, suo figlio Alessandro III e il nipote Nicola II. "La capitale del tabacco" della Russia era certamente Pietroburgo: dal 1913 qui vi erano molte fabbriche che producevano l'80% di tutti gli articoli per fumatori di tabacco del paese.

Il tabacco “Strappa occhi”

Dopo la rivoluzione e la guerra civile le fabbriche produssero tre volte meno tabacco rispetto al 1913. Cominciò la speculazione. Le sigarette venivano vendute dai senzatetto e dai disabili della Prima Guerra Mondiale. Il business era redditizio, tutti volevano fumare. Nel 1931, il ministro Anastas Mikoyan disse: "L’operaio e il contadino sudano sangue a lavoro e chiedono: dateci almeno un po’ di fumo. I trattoristi, i minatori vogliono fumare perché senza quello la vita è dura... Gli ingegneri davanti ad un nuovo progetto dicono: Faremo tutto, dateci solo le sigarette. Quando la gente smetterà di fumare si vedrà, adesso hanno bisogno del tabacco”.

Dall'inizio del 1930, la produzione di tabacco si adeguò al consumo, apparvero le prime sigarette, e nel 1937 uscirono le sigarette "Belomor", così chiamate in onore del canale Mar Baltico-Mar Bianco costruito per lo più da prigionieri e intitolato a Stalin. Il rifiorire dell’Industria del tabacco coincideva anche questa volta con il fatto che al potere ci fosse un fumatore.

Con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale la disponibilità di tabacco diminuì mentre la richiesta crebbe. Cominciarono a diffondersi sigarette di bassa qualità, molto forti. Le persone chiamavano tali sigarette "Strappa occhi" o "Morte al fascista".

L’avviso del Ministero della Salute

I sovietici fumavano ovunque: a lavoro, a casa, nei caffè e nei ristoranti. Fumavano gli scrittori, gli artisti, le stelle del cinema e i personaggi dei cartoni animati. Lo stesso capo di Stato Leonid Brezhnev fumava, anche se non lo ostentava. Quando i medici limitarono il numero di sigarette consentito a Brezhnev, questo cominciò a portare con sé un portasigarette con un timer che non si apriva più di una volta ogni 45 minuti.

Le prime misure sovietiche volte a limitare il fumo vennero adottate solo nel 1980. La legge vietò la vendita di sigarette ai minori di 16 anni, venne introdotta la "sala fumatori" nelle istituzioni, e in ogni pacchetto venne riportata la scritta: "Minzdrav (Il Ministero della Salute) avverte: Il fumo nuoce alla vostra salute"

Nel 1980, nel paese arrivò il deficit. Per le sigarette si formava una coda enorme che durava molte ore, nei mercati vendevano i mozziconi. Ancora una volta si diffuse la speculazione: le sigarette Marlboro o Kent potevano essere acquistate a prezzi esorbitanti e non nei comuni negozi ma nelle stazioni ferroviarie o nei bagni degli alberghi in cui alloggiavano gli stranieri. 

Tuttavia, questo durò solo per pochi anni. Già dai primi anni ‘90, molte fabbriche di tabacco russe furono acquistate dai grandi colossi mondiali dell'industria del tabacco, il deficit fu eliminato. Da allora la Russia può liberamente comprare le sigarette di tutte le marche leader del mercato mondiale, ma la maggior parte vengono tuttavia prodotte in Russia dietro il rilascio della licenza.

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