“Russian buffet”. La scritta è in inglese, ma l'indirizzo è giusto: via Panisperna, Roma. È qui, in una galleria d'arte, che da un paio di mesi vengono proposti aperitivi con piatti tipici russi. Un successo. L'ultima volta, il 12 dicembre 2013, era impossibile trovare un tavolo libero senza aver prenotato. “Organizziamo serate con cibi etnici, ma questa è la più affollata, ora ci stiamo attrezzando in modo che diventi un appuntamento fisso”, afferma soddisfatto Emanuele Minuz, gestore del Black Market. I clienti? Studenti, curiosi, qualche turista e russi di passaggio nella capitale per l'università o il lavoro. Sono diversi in Italia i locali simili a questo. Aperti di recente, e spesso di proprietà di cittadini della Federazione, propongono un modo diverso di consumare i cibi dell'Est, al di là del tradizionale ristorante. Offrono stuzzichini: tartine con caviale o shproti, insalata Olivier, selyodka pod shuboy. Il tutto accompagnato da vodka e birra. Baltika, kanechna. Musica dal vivo. E per chi vuole cimentarsi sulle note con il cirillico, il karaoke. Insomma, ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le tasche. Eccone alcuni.
"Io, russa, insegno ai miei connazionali a fare pizza e pasta" |
Milano. Il “Club Saint Petersburg” a Milano, zona San Siro, è una riproduzione in miniatura della Venezia del Nord: ponti dipinti sulle pareti, colonne rostrali, foto e libri. “C'era gente che entrava solo per guardare, stavo per mettere il biglietto” scherza la titolare Liana Vengzhinskas, proprietaria degli alberghi Inturion nella città delle notti bianche. Dalla Neva ai Navigli: “Ma il clima umido è lo stesso – scherza ancora lei –. In realtà volevo aprire un albergo al mare, poi per una serie di circostanze mi sono ritrovata a Milano”. Con otto euro, buffet libero e uno shot di vodka (Flagman, Zarskaja, Sankt Peterburg, Parliament).“Abbiamo aperto il 27 settembre 2013, c'erano più di 200 persone. Vorrei allestire anche una piccola biblioteca, uno spazio per le feste e organizzare serate con dj e musica jazz. Penso che se lavori bene, nonostante la crisi, le persone vengono lo stesso. I più sono italiani, tra i 40 e i 60 anni”.
In Toscana. A Forte dei Marmi, invece, tra i clienti più famosi del “Lobster bar and Russian corner”, c'è il regista Andrey Konchalovsky. “Ma abbiamo avuto anche il presidente del comitato olimpico dei giochi di Sochi, il sindaco di Leopoli (Ucraina) e un paio di volte Roman Abramovich” dice il giovanissimo titolare Indrek Alberg, arrivato dall'Estonia. Aperto nel 2011, il Lobster è un punto di riferimento per la folta colonia russa di stanza nella cittadina tirrenica. All'interno rievoca la Forte dei Marmi degli anni Trenta e funziona anche come ristorante (specialità di mare e piatti tipici rivisitati).
Non mancano vecchie stampe russe e samovar per far sentire i connazionali di Putin a loro agio. “Presto – annuncia Alberg – saremo inseriti anche in un romanzo della scrittrice Letizia Draghi, che ha deciso di ambientare qui la sua nuova opera. Una storia d'amore, protagonista un uomo russo”. Oltre alla vodka (“Kauffmann Luxury Vintage 2005, Akdov e Kvint le più richieste”), vini georgiani e i migliori italiani. Lo champagne ve lo stappano con la sciabola. Mentre per il caviale (da maneggiare esclusivamente con il cucchiaio d'osso) i preferiti sono il nero Malossol e il Lemberg, rosso. Il target è alto, ma il titolare garantisce che senza spendere troppo si può lo stesso mangiare molto bene.
Udine. A Udine, c'è la creperia Matrioska, sede di iniziative culturali (di recente una mostra fotografica organizzata grazie all'ambasciata russa di Lubiana), e musicali: karaoke e romanze. Irina Dinkova, di Stary Oskol, è la proprietaria: “Sono maestra d'asilo, ma i primi tempi in Italia mi sono dovuta arrangiare come baby sitter”. Qui gli studenti universitari di russo sono di casa, mentre di sabato ci si ritrovano nel giorno libero badanti e collaboratrici domestiche arrivate dell'Est. Tanti gli impiegati: “Ci tengono alla linea. Per questo le mie crepes, dolci o salate, sono leggerissime, senza latte e burro, ma allo stesso tempo gustose”. La vodka – Stolichnaya, Smirnoff e vodka Molotov - si beve rigorosamente tutta d'un sorso: “Cinquanta grammi per gli italiani, per i russi vanno bene anche 250” ride Dinkova.
Genova. Se invece volete immergervi nell'immaginario sovietico, il locale giusto per voi è “Il pasto di Varsavia” a Genova. Tra una gigantografia della corazzata Potëmkin, i volti dei cosmonauti russi e i fotomontaggi di Rodchenko sulle pareti, potete provare cibi e alcolici di oltre cortina.
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