Origini del Capodanno

Sotto il regno dello zar Pietro il Grande in Russia si iniziò a festeggiare il capodanno moderno (Foto: Getty Images / Fotobank)

Sotto il regno dello zar Pietro il Grande in Russia si iniziò a festeggiare il capodanno moderno (Foto: Getty Images / Fotobank)

Tutti amano festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo. E la ricorrenza assume quasi i contorni di una grande festa nazionale. I festeggiamenti durano come minimo otto giorni. A volte persino venti. I motivi si perdono nella notte dei tempi

A Mosca è tutto pronto. Per una settimana di festeggiamenti senza fine. E se il Capodanno è quasi una festa nazionale, è perchè le radici della festività sono antiche, si confondono con la nascita della Nazione. Ecco le tappe principali.

La Koliada. Gli antenati pagani dei russi celebravano la Koliada, la festa del solstizio d'inverno. Gli antichi slavi la celebravano dal 25 dicembre al 6 gennaio, neanche prevedessero che, un secolo più tardi, questo lasso di tempo sul calendario sarebbe stato dedicato ai festeggiamenti del Natale e del Capodanno. La Kaliada durava dodici giorni e il rituale era officiato da dodici sacerdoti, che utilizzavano dodici covoni per predire il raccolto dell’anno successivo. Dodici erano anche i pozzi da cui veniva presa l’acqua per altre divinazioni. Il numero dodici era una cifra chiave di questa festività. Nel 988, dopo la fondazione della Rus da parte del Gran Principe di Kiev Vladimir I, si incominciò a festeggiare il Capodanno secondo il calendario giuliano, ma il 1° marzo. In linea di principio si trattava di una scelta logica: è in questo periodo, infatti, che la neve dell’inverno inizia a sciogliersi e i fiori a sbocciare. Molti riti vennero gradualmente inglobati al Cristianesimo, alcuni dei quali si sono conservati persino fino ai giorni nostri.

Capodanno da gustare

Ortodossia. Da qualche parte, alla fine del XIV secolo (gli studiosi non sono concordi al riguardo), la Chiesa ortodossa spostò i festeggiamenti del Capodanno da marzo a settembre. Ma fu solo nel 1699 sotto l’imperatore Pietro il Grande che, in Russia, si iniziò a celebrare il Capodanno moderno. L’imperatore voleva avvicinare la patria all’Europa, dove già da diversi decenni si erano fissate le date e la gente aveva iniziato a festeggiare il Capodanno come oggi. Il grande riformatore emanò un decreto che stabiliva, in particolare, “la creazione di decorazioni con alberi e rami di pino, abete e ginepro”. Il monarca ordinò, inoltre, a boiardi, nobili e mercanti di salutare l’arrivo del nuovo anno, nei cortili dei loro palazzi, con colpi di moschetto e cannone e colorati fuochi d’artificio. E alle famiglie più povere di realizzare semplici falò di paglia e legname. Tuttavia, mentre Pietro il Grande si preoccupava di festeggiare l’anno nuovo come in Europa, quest’ultima abbandonò il calendario giuliano per adottare quello gregoriano. La Russia continuò così per un po’ a celebrare l’arrivo dell’anno nuovo con un ritardo di quasi due settimane rispetto al resto d’Europa e fu solo nel 1919 che il Paese cedette e decise di passare al nuovo calendario europeo. È per questo motivo che, ora, in Russia il Capodanno si festeggia due volte: il 31 dicembre secondo il nuovo calendario e il 13 gennaio secondo quello vecchio.

I regali della mezzanotte

Le origini dell'albero. Nessuno sa esattamente come la tradizione di decorare l’albero natalizio sia arrivata in Russia. Anche in Europa questa tradizione ha fatto la sua comparsa in tempi relativamente recenti. Con l'avvento del Cristianesimo, l'antica consuetudine di decorare gli abeti con nastri e fiocchi venne dichiarata un’usanza pagana. E fu solo nei primi anni del XVII secolo, in Alsazia, che questa tradizione venne reintrodotta. Secondo una versione, questa usanza venne introdotta in Russia, all’inizio del XIX secolo, dalla sposa dell'imperatore Nicola I, la principessa Carlotta di Prussia. Secondo un’altra versione, invece, questa usanza sarebbe stata importata dai coloni tedeschi negli anni Quaranta del XIX secolo. In ogni caso, questa consuetudine giunse in Russia dalla Germania per poi diventare una tradizione nazionale. In nessun’altra parte del mondo si vendono così tanti abeti, prima delle celebrazioni dell’anno nuovo, come in Russia. Quasi ogni famiglia russa possiede nelle proprie case un abete, naturale o artificiale che sia.

Tra Guerra e Rivoluzione. Nella storia della Russia ci fu, tuttavia, un periodo in cui gli abeti natalizi vennero vietati e non perché si trattasse di un rito pagano. Nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa vietò gli abeti natalizi perché erano un’usanza tedesca. Un anno dopo scoppiò la Rivoluzione e il potere passò nelle mani dei bolscevichi. I bolscevichi predicavano l'ateismo e si scontrarono con la Chiesa su tutti i fronti eccetto uno.

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Al pari della Chiesa, i bolscevichi appoggiavano il divieto sugli alberi natalizi. Ma mentre la Chiesa proibiva gli abeti perché erano un’usanza del nemico tedesco, i bolscevichi lo facevano perché li consideravano un attributo della festa religiosa del Natale. Fu solo dieci anni più tardi, nel 1928, che gli abeti natalizi ricomparvero nuovamente in Russia. L’anno successivo l'intera economia pianificata statale iniziò a guadagnare grazie alla vendita degli alberi natalizi. Le fabbriche di lampadine iniziarono a produrre lucine colorate, mentre uno stabilimento moscovita, specializzato nella produzione di cavi elettrici, cominciò a sfornare stelle da collocare sulla punta degli alberi natalizi. Non si trattava, tuttavia, della stella di Betlemme bensì della stella sovietica a cinque punte. Negli anni Sessanta ebbe inizio, invece, la produzione in massa degli abeti in nylon, che hanno il vantaggio di non perdere gli aghi, ma lo svantaggio di non trasmettere granché l’atmosfera festiva.

Babbo Natale? No, Ded Moroz. Un’altra particolarità delle feste natalizie russe è che mentre nel resto dei Paesi è Santa Claus a portare i regali ai bambini, in Russia è Ded Moroz a farlo. Tutto ciò è legato alla natura laica di questa festività, rinata, ricordiamo, nel 1928. Al posto di un santo, in Russia, i bambini ricevono la visita di un personaggio tipico del folclore russo chiamato Ded Moroz (letteralmente Nonno Gelo), sempre accompagnato dalla giovane e bella nipote Snegurochka. D’aspetto non è molto diverso al Babbo Natale a cui sono abituati i bambini occidentali. Le uniche differenze sono la barba, che è più lunga, e il fatto che parla russo. La Russia è passata al calendario gregoriano con un certo ritardo, per questo la data del nuovo anno è stata spostata. Come un tempo, i russi continuano tutt’oggi a festeggiare due Capodanni: dal 31 dicembre al 1° gennaio il Capodanno classico e dal 13 al 14 gennaio il Vecchio Nuovo Anno. Il secondo viene festeggiato sempre meno, giacché ormai è passato un secolo dalla sua cancellazione. Ciononostante, in occasione del Vecchio Nuovo Anno, in Tv vengono regolarmente riproposti le stesse trasmissioni e concerti andati in onda la sera del 31 dicembre.

Le regine delle Feste

Insalate e champagne. In generale il Vecchio Nuovo Anno permette di allungare le vacanze natalizie di due settimane, se non di più. Si può, infatti, iniziare a festeggiare il 25 dicembre con il Natale. Poi c’è il 1° gennaio con l’Anno Nuovo, il 7 gennaio con il Natale ortodosso, e infine il 14 gennaio con il Vecchio Nuovo Anno. I russi sono soliti accompagnare questa maratona di feste con l’immancabile insalata russa, conosciuta anche con il nome di insalata “Olivier” e fiumi di “Champagne sovietico”La “Olivier” è stata considerata a lungo un’insalata francese a base di verdure tritate e maionese. Quando, tuttavia, la cortina di ferro venne smantellata e le persone iniziarono a viaggiare in Francia, rimasero sorprese quando scoprirono che i francesi non conoscevano questo tipo di insalata. In realtà, la pietanza fu inventata nel 1860 dallo chef belga Lucien Olivier, che a quell’epoca lavorava presso il ristorante “Hermitage” di Mosca. Oggigiorno è sempre più difficile incontrare, sugli scaffali dei supermercati, lo “Champagne sovietico”. E per ovvie ragioni. Lo Champagne è un vino a denominazione d'origine controllata, pertanto possono fregiarsi di questo nome solo i vini prodotti unicamente da uve provenienti dalla regione francese della Champagne. I produttori russi si sono visti costretti a smettere di chiamare “Champagne”le loro bollicine e di apporre in etichetta quel nome. Ora il classico “Champagne sovietico” non è che un comune vino spumante.

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