L’orsacchiotto, simbolo della Russia, che protegge i bambini immigrati di Napoli. Madri sole, in difficoltà economiche. Ai Quartieri Spagnoli, una delle zone storiche della città. Tatyana Dranus da San Pietroburgo, ex contabile e figlia di un militare russo, vive in Italia da oltre dieci anni. Dopo il matrimonio finito, un tuffo a Dresda nella Germania dell’Est prima della caduta del Muro e in Austria, sbarcava nella capitale del Mezzogiorno “per conoscere da vicino la vostra cultura. In Russia si parla, si legge soprattutto di Napoli. La città italiana più bella, più di Roma. Per la cucina, il canto, il teatro. Sono arrivata qui, non mi sono più mossa. E ho pensato di dover restituire qualcosa alla città che ha accolto me e mia figlia, che ha sposato e avuto una bambina un napoletano”.
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Due anni fa, l’idea, assieme a un’amica russa e un’ucraina: una ludoteca, “L’Orsacchiotto”, nel cuore di un quartiere popolare per bimbi da pochi mesi a tre anni. Tempo, passione, euro per un luogo accogliente e sicuro dalle otto del mattino sino a sera, soprattutto per le madri immigrate. A Napoli dalla Russia, Ucraina, Polonia, Sri Lanka, Turkmenistan. Quasi sempre in cerca di un lavoro, di una paga decente. Di una vita a colori. “Una scuola per tutti. Assieme, senza differenze razziali. Russi, ucraini, polacchi. Napoletani. I bambini sono tutti uguali. Sosteniamo anche quelli che hanno subito forti traumi dovuti all’abbandono della propria lingua natia. E cerchiamo di farli inserire attraverso la socializzazione, aiutando anche le loro madri vittime di abusi. Ultimamente abbiamo ospitato e sostenuto economicamente una siciliana con due figli, scappata dall’isola per le violenze del marito. E con il nostro aiuto la donna ha anche trovato lavoro” spiega Tatyana.
La cooperativa si regge sul contributo di privati e la retta - poco più di cento euro mensili - pagata dalle mamme per i loro figli. E una buona fetta va ai Padri Trinitari per l’affitto dei locali. “Un impegno gravoso, difficile. Ma chi non rischia, non beve champagne” aggiunge la direttrice della ludoteca. Ma servono risorse, oltre al coraggio. Per moltiplicare il numero dei bambini (al momento poco più di dieci), ampliare le sale. Aiutare più famiglie. E continuare a mettere assieme accoglienza, folklore e istruzione. Tra feste tipiche dei vari Paesi e corsi di lingua italiana, inglese, russa. Un mosaico di conoscenze racchiuso in pochi metri. Formando bambini inclini al multiculturalismo, all’inclusività, alla tolleranza. Ostacolato talvolta dal pregiudizio: “Cerco da tempo un’insegnante di lingua italiana per i bambini. Ma nessuno pare interessato. E chi si presenta ai colloqui dice di non voler fare lezione a bambini immigrati, lamentandosi anche della paga bassa. Senza capire che far crescere questi bambini non solo è un lavoro” spiega Tatiana.
Al suo fianco c’è Tanya Golubev, 37 anni, anche lei da San Pietroburgo, da poco arrivata da lavoro per portare a casa sua figlia Elisea, nata dalla relazione con un pescivendolo napoletano. A Napoli da sei anni “per trovare un impiego. Ho un diploma in Agraria ma sono costretta a fare le pulizie domestiche nelle abitazioni private soprattutto nella periferia di Napoli. Mi piace questa città ma se potessi, tornerei in Russia. Per noi la vita è difficile e questa ludoteca per me è fondamentale. E lo sarà di più l’anno prossimo. Mia figlia frequenterà la prima elementare e grazie alla ludoteca avrà un tetto sicuro fino a sera, consentendomi di lavorare e mantenerci”.
Adottare un bambino russo Guarda la nostra infografica |
Sevilla, 35 anni, da Asgabat, capitale del Turkmenistan, annuisce e stringe al petto la figlioletta Maria, tre anni (lei dice di averne cinque) e capigliatura afro con un fiocco bianco poggiato sull’orecchio destro. La bambina è nata dalla storia, finita male, con un nigeriano. “Sono rimasta incinta, non ha voluto saperne nulla, voleva solo divertirsi. Mi ha detto di abortire, poi è sparito nel nulla”. Anche lei operatrice domestica. Impegnata da mattino a sera, “ma per fortuna Maria adora la direttrice e i compagni di scuola. Mi chiede ogni mattina di prepararla e di venire qui. Si sente tranquilla anche quando non mi vede per ore. Si diverte, impara tante cose. Questa ludoteca è la mia fortuna”.
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