Sanità, la difficile lotta all’Aids

Secondo i dati del Centro metodologico-scientifico federale per la prevenzione e la lotta all'Aids, a novembre 2012 in Russia si registravano oltre 700mila casi di infezione (Foto: PhotoXPress)

Secondo i dati del Centro metodologico-scientifico federale per la prevenzione e la lotta all'Aids, a novembre 2012 in Russia si registravano oltre 700mila casi di infezione (Foto: PhotoXPress)

Il numero dei cittadini russi affetti dal virus dell’Hiv continua a crescere. E, tra prevenzione e informazione, il Paese pensa a nuove misure per combattere la malattia

L'epidemia da Hiv è attualmente uno dei problemi più scottanti per la salute in Russia. Stando ai dati dell'ultimo rapporto globale dell'Unaids, a oggi l'area dell'Europa Orientale e dell'Asia Centrale è l'unica regione al mondo dove la velocità di diffusione dell'Hiv continua ad aumentare. Una situazione particolarmente grave è quella che si è venuta a creare in Russia: qui vivono circa il 70 per cento di tutte le persone affette da Hiv nella regione, e il numero dei casi di infezione registrati in Russia e Ucraina è pari a oltre il 90 per cento del totale. 

Di anno in anno il numero dei cittadini russi che contraggono l'infezione da Hiv continua a crescere, e al novembre 2012, secondo i dati del Centro metodologico-scientifico federale per la prevenzione e la lotta all'Aids, si registravano 704mila casi di infezione. In tutto ciò bisogna ricordare che il numero effettivo delle persone sieropositive in Russia potrebbe essere almeno il doppio rispetto ai dati ufficiali.

Negli ultimi 10 anni e più, il principale fattore di trasmissione dell'infezione da Hiv in Russia è stata l'iniezione endovenosa di sostanze stupefacenti con strumenti non sterili. E benché nel 2002 l'epidemia sia fuoriuscita dall'ambito delle categorie a rischio, e abbiano iniziato ad aumentare i casi di trasmissione per via sessuale, lo scambio di siringhe ancora alla fine del 2012 rappresentava la causa del 57,6 per cento di tutti i nuovi casi di infezione. 

Eppure, secondo le dichiarazioni del direttore del Servizio Federale di sorveglianza per la tutela dei diritti dei consumatori e del benessere della popolazione (il Rospotrebnadzor) Gennady Onischenko, "la maggior parte dei programmi di prevenzione dell'infezione da Hiv tra le categorie maggiormente a rischio, condotti con successo negli anni scorsi, sono stati praticamente chiusi, e le campagne di prevenzione condotte tra la popolazione in generale e basate esclusivamente sulla promozione di uno stile di vita sano risultano poco efficaci per le categorie già menzionate". Per dirla in modo ancor più semplice, al momento attuale la Russia non stanzia un solo rublo per finanziare i programmi di prevenzione dell'Aids tra coloro che fanno uso di stupefacenti. In passato questi programmi venivano realizzati grazie all'aiuto di donatori internazionali, la stragrande maggioranza dei quali hanno lasciato la Russia per via delle tendenze politiche degli ultimi anni. Nel 2011 una campagna di prevenzione tra le categorie a rischio (compresi i tossicodipendenti), per la quale furono stanziati 85 milioni di rubli dal bilancio statale, durò solo 39 giorni. Il risultato pratico della campagna non è noto; ma su richiesta dell'associazione per la difesa dei diritti umani Agora, la Procura generale ha inviato i materiali dei controlli effettuati al Comitato inquirente, per l'apertura di un'inchiesta penale.        

Attualmente nella lotta all'epidemia da Hiv in Russia si punta soprattutto sull'applicazione di misure di prevenzione e sullo sviluppo di programmi volti a educare a uno stile di vita sano, cercando poi di contrastare l’atteggiamento repressivo verso quanti fanno uso di stupefacenti e l'atmosfera sociale di intolleranza nei loro confronti. L'esperienza internazionale dimostra che si è riusciti a ridurre la diffusione dell'Hiv all'interno di questa categoria di persone attuando programmi di prevenzione con un fondamento scientifico, come quelli che prevedono la distribuzione di aghi e siringhe sterili in cambio di quelli usati e la terapia sostitutiva con gli oppioidi; e anche grazie a un cambio di tendenza politica, abbandonando la strada della repressione.   

La terapia sostitutiva con gli oppioidi viene attuata in oltre 60 Paesi. I programmi di cura con il metadone sono adottati in tutti i paesi della Csi a eccezione di Russia, Uzbekistan e Turkmenistan. In Russia l'impiego del metadone a scopi terapeutici è vietato dalla legge e non esistono programmi di terapia sostitutiva.  

Un tema a sé stante è quello del test dell'Hiv in Russia. Il problema fondamentale è che ogni anno nel Paese vengono spese cifre enormi per effettuare il test di ricerca degli anticorpi, ma questo viene effettuato in maniera indiscriminata su chiunque; per lo più si tratta di vecchiette che necessitano di un ricovero in ospedale, ma mai degli appartenenti alle categorie a rischio.  Ad esempio, nel 2011 con oltre 24 milioni di test dell'Hiv effettuati in Russia, meno dell'uno per cento di coloro che si sono sottoposti al test apparteneva alle categorie a rischio. Inoltre, il numero delle persone che si sono sottoposte al test nel 2011 è diminuito rispetto al 2010, e ciò riguarda in particolare gli appartenenti alle categorie a rischio (diminuiti del 35,9 per cento i test effettuati da omosessuali e bisessuali, e del 10,2 per cento quelli effettuati da tossicodipendenti).

In questo contesto suscita particolare interesse la recente iniziativa del Rospotrebnadzor, che sta organizzando la prima ricerca a livello nazionale sulla diffusione dell'infezione da Hiv tra gli "uomini che hanno rapporti sessuali con uomini" e tra le donne coinvolte nella prostituzione. All'estero, vasti progetti di ricerca sulla diffusione dell'Hiv tra i gay sono in corso con buoni risultati da decine di anni, e un'iniziativa del genere è di per sé di grande importanza. Essa permetterebbe di ottenere dati reali sulla diffusione dell'Hiv tra le categorie a rischio, e tali dati potrebbero fornire una base per lo stanziamento di fondi statali per i relativi programmi scientifici di prevenzione dell'Hiv in questi gruppi della popolazione.

D'altra parte, data la politica conservatorista adottata in questo Paese nei confronti delle minoranze sessuali, e la politica repressiva nei confronti di quanti fanno uso di sostanze stupefacenti, la gente nutre un certo timore per le conseguenze che può avere rendere noto il proprio orientamento sessuale o l'aver fatto uso di droghe. Ovviamente, un'altra possibile conseguenza di questa ricerca è che venga individuato un consistente numero di persone sieropositive finora ignare del loro stato. E qui si pone il problema di garantire a tali persone un'assistenza di livello adeguato prima e dopo del test e, cosa fondamentale, l'accesso alla terapia antiretrovirale per tutti coloro che avranno necessità di cure.  

Ivan Varentsov è un esperto di sanità pubblica e collaboratore del Fondo Andrei Rylkov

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