La classe di Sabirov

Shamil Sabirov (Foto: Wikipedia)

Shamil Sabirov (Foto: Wikipedia)

Forza fisica, ritmo e resistenza. Questi gli ingredienti di Shamil Sabirov, fuoriclasse della boxe sovietica

Una minuscola macchina da colpi. Che finiva sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi. Trentacinque anni fa, a Mosca, ai Giochi disertati da vari Paesi, partendo dagli Stati Uniti per motivi extrasportivi, l'Urss rinvigoriva la sua forza nel pugilato con la medaglia d'oro nei pesi minimosca con Shamil Sabirov. Il tartaro dal pugno letale. Ritmo, classe, forza fisica, resistenza. Il tutto in un corpo normolineo, da meno di 48 chilogrammi. Sabirov superava in finale il cubano Hipolito Ramos Martinez. A Mosca arrivava con il titolo di campione europeo dilettanti, vinto l'anno precedente. E resterà la sua impresa più grande, perché a distanza di un paio di anni, senza risultati di rilievo sul ring, si ritirava diventando imprenditore di successo.

Ma la sua impresa a Mosca assumeva connotati non solo sportivi perché il favorito d'obbligo per il successo, il keniano Steve Muchoki non poteva partecipare alla competizione, il suo Paese decideva di boicottare i Giochi.

La vittoria di Sabirov era l'ennesima prova che la scuola sovietica produceva talenti, campioni, fuoriclasse. Portando a casa tante medaglie mondiali e olimpiche, un dettaglio che non sfuggiva al potere politico, che attraverso lo sport puntava a far capire all'Occidente la potenza dell'Urss.

Un percorso che partiva nel 1952, prima edizione in cui l'Urss si presentava anche nel pugilato. Sei medaglie. Il primo sovietico a centrare l'impresa era Vladimir Safronov, siberiano. E da allora non c'è stata manifestazione internazionale in cui il binomio boxe-Urss non abbia prodotto grandi risultati. Anche se a Occidente poco si sapeva – era alta la Cortina di Ferro anche nello sport – sulla vita dei campioni sovietici. Spesso avvolti dal mistero. Si è saputo qualcosa in più su Boris Lagutin, sicuramente il più talentuoso e vincente pugile della storia sovietica. Due ori olimpici, vetta della scuola sportiva che faceva capo allo Spartak Mosca. Mentre altri campioni erano i vari Anatoly Bulakov, Aleksandr Lebziak, un grande talento mentre erano picchiatori da pugno e mascella di ferro, categoria pesi medi, Vyacheslav Lemeshev e Victor Savchenko. Oppure Yuri Radonyak, nome legato al trionfo olimpico di Nino Benvenuti alle Olimpiadi di Roma 1960 e i fuoriclasse venuti in seguito come Oleg Saitov e Alexei Tishchenko. Ognuno spuntato da un'enorme selezione, considerando il numero degli stati sovietici. Come Sabirov, la piuma dal jab di ferro. 

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie