Un francobollo che ritrae il campione Vsevolod Bobrov (Foto: Wikipedia)
Calcio e hockey su ghiaccio, al massimo livello. Tiri in porta, reti, con i piedi e con bastone e e caschetto. Vsevolod Bobrov è uno dei miti del pallone sovietico. Ma è anche uno degli artefici della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Cortina d'Ampezzo 1956. Fuoriclasse in due discipline, impensabile nello sport contemporaneo, dove i calendari impazziti accorciano le carriere dei migliori, al vertice, tranne rari casi, solo per qualche anno.
C'è stato solo qualche giocatore di football della National Football League che aveva tentato la strada del baseball, della Major League Baseball. Per intenderci, Bobrov è finito terzo nella lista degli atleti russi del Ventesimo secolo. Alle spalle del mito Lev Jascin, il Ragno Nero, Pallone d'Oro 1960, il più forte portiere di sempre e di Aleksandr Karelin, lotta greco romana, imbattuto per 13 anni. E noto per la sua mossa, “Karelin lift”, l’ascensore. Afferrava l’avversario disteso in terra - in media sui 130-140 chilogrammi -, lo sollevava di peso per poi alzarlo in aria, sbattendolo poi con violenza sul tappeto.
Bobrov invece, è ricordato, oltre che per gli 80 gol in 79 partite con il Cska Mosca tra il 1945 e il 1949, soprattutto per una partita, Jugoslavia – Urss 5-5 alle Olimpiadi del 1952. La gara che l'Unione Sovietica non doveva perdere. Attaccante della Nazionale sovietica che sfidava le potenze borghesi. Che doveva vincere, con pressioni incredibili sulle spalle dei calciatori e dell'allenatore, Boris Arkadiev. Che in pochi mesi aveva dovuto costruire dal nulla una squadra che nelle intenzioni dei massimi vertici sovietici, soprattutto di Stalin, si giocasse il titolo olimpico. E in parte ci riuscì, fino agli ottavi di finale.
Il sorteggio metteva di fronte Urss e Jugoslavia. Con rapporti tesi tra le due delegazioni politiche dal 1948, con gli slavi espulsi dal Cominform. Insomma, pressioni alle stelle, il 20 luglio a Tampere, con Bobrov unico marcatore sovietico nella goleada slava: 5-1 al 60esimo minuto. Partita finita? No, i sovietici recuperano scrivendo un pezzo di storia calcistica. Da 5-1 a 5-5. Boborv segnava altri due gol, i sovietici pareggiavano a pochi secondi dal termine, rischiando anche di vincere nei tempi supplementari, con opposizione dei pali e del portiere avversario. Nel replay, poiché non esistevano ancora i calci di rigore, vinceva la Jugoslavia 3-1. Finiva il sogno di Stalin, non la leggenda di Bobrov, campione su erba e su ghiaccio.
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