Rudakov, portiere dai guanti d'oro

Evgeni Rudakov è stato uno dei portieri più forti nella storia del calcio sovietico (Foto: Lori / Legion Media)

Evgeni Rudakov è stato uno dei portieri più forti nella storia del calcio sovietico (Foto: Lori / Legion Media)

Dopo le leggende del calcio sovietico Lev Yashin e Rinat Dasaev, Evgeni Rudakov è considerato l’estremo difensore più forte nella storia russa di questo sport. Tanto da guadagnarsi l’ambito titolo nel 1972, dopo aver portato la Nazionale all'atto conclusivo agli Europei

Una parata che valeva una finale. Quella del possibile bis agli Europei per l'Unione Sovietica dopo il successo del 1960, ancora lontana dall'Occidente del calcio, che poco sapeva dei calciatori con la Cccp sul petto. Evgeni Rudakov è stato uno dei portieri più forti che mai abbiano calciato un campo di gioco a Est. Per intenderci, nella gerarchia ideale degli appassionati, viene dopo l'immortale leggenda Lev Yashin e dopo Rinat Dasaev, il guardiano della perestrojka, muro dell'Urss di Valeri Lobanovskij nella seconda parte degli anni Ottanta.

Poi c'è lui, che portava all'atto conclusivo agli Europei la Nazionale sovietica nel 1972. Annata in cui veniva eletto miglior estremo difensore del Paese, premio arrivato anche nel 1969 e 1971, una stagione magica che gli portava in dote anche il titolo di miglior giocatore dell'anno in Urss. L'anno successivo la parata che vale una carriera, strada sbarrata per l'Ungheria nella semifinale di Euro 1972. Ma che non portava il trofeo ai sovietici, battuti 3-0 in finale dalla Germania Ovest.

E nello stesso anno partecipava anche alla spedizione ai Giochi di Monaco, i Giochi del terrore, con l'Urss che saliva sul terzo gradino del podio. Ma Rudakov, che aveva giocato da titolare anche gli Europei 1968 vinti dalla Nazionale italiana, era ultimo baluardo, rapido e potente, di una squadra formidabile, la Dinamo Kiev che negli anni Settanta faceva conoscere al mondo la tattica di Lobanovskij, tra campionati sovietici vinti. E una nuova concezione del lavoro fisico e tattico nel pallone, con i calciatori che sembravano essere pezzi di un puzzle. Ognuno inserito in una fetta di campo, movimenti collaudati, ripetitivi, il collettivo per il singolo. Avanti e indietro per il campo, gli schemi del colonnello resteranno gli stessi per i successivi 30 anni.

E saranno queste conoscenze innovative che porteranno Rudakov e i compagni di squadra, tra cui il fenomenale Oleg Blokhin, Pallone d'Oro 1975 ad appena 23 anni, a vincere anche la Coppa Uefa 1974/1975 in finale sugli ungheresi del Ferencvaros e a realizzare la doppietta campionato-coppa nazionale, primo club sovietico a centrare l'impresa. Oltre a Blokhin c'erano Leonid Buryak, Volodymyr Onyscenko, Vladimir Veremeev, Viktor Kolotov, dieci-undicesimi dei titolari della Nazionale sovietica, allenata sempre da Lobanovskij. 

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