“Mollo tutto e me ne vado”

Così i russi inseguono i propri sogni

Turisti sulla spiaggia di Goa, sulla costa occidentale dell'India (Foto: Roman Kiselev / RBTH)

Turisti sulla spiaggia di Goa, sulla costa occidentale dell'India (Foto: Roman Kiselev / RBTH)

Sempre più spesso i cittadini della Federazione mettono in affitto il proprio appartamento a Mosca per concedersi lunghi viaggi o una nuova vita all’estero

Negli ultimi tempi tra i cittadini russi si è diffusa l'usanza di dare in affitto i propri appartamenti e trasferirsi all'estero, per dedicarsi ad attività socialmente utili o semplicemente a ciò che più li interessa. Vediamo in quali paesi si recano i russi, e con quali obiettivi.  

Daria Stavitskaja, traduttrice

Amo molto Mosca e non avrei mai pensato di andarmene, ma per una serie di circostanze tutto ha cominciato ad andarmi male nello stesso periodo. La salute ha iniziato a darmi seri problemi: alcune diagnosi sbagliate, tra cui quella di un tumore, per poco non mi hanno fatto venire i capelli bianchi e hanno fatto precipitare la situazione. Ho deciso di lasciare il lavoro e trasferirmi in un paese in cui si praticasse una medicina alternativa, dove l'alloggio e il mangiare costassero poco, e non ci fossero mari né oceani: in questi luoghi solitamente si raduna un genere di turisti con i quali io non ho niente in comune. Insomma, Goa e la Tailandia le ho scartate subito, e l'interno del Brasile non mi attirava. Alla fine ho affittato il mio appartamento di Mosca per cinquantamila rubli e sono andata in Nepal. Qui ci sono le montagne e una camera d'albergo costa duecento dollari al mese.   

 
Esplorando l’anima russa

Spendo circa seicento dollari al mese. Katmandu è sporca, rumorosa, e dal punto di vista igienico il mangiare non è sempre sicuro; in compenso adoro gli abitanti locali, e loro mi ricambiano. In un mese mi sono curata con l'ayurveda, ho iniziato a insegnare l'inglese agli orfani e di mattina aiuto a costruire una scuola: proprio nel senso che poso i mattoni. Non ho intenzione di restare in Nepal per sempre, quando il mio visto scadrà e la costruzione della scuola sarà ultimata mi trasferirò a Istanbul; Katmandu mi ha regalato un'amica straordinaria che lavora all'università turca e che mi ha trovato un impiego nel dipartimento internazionale.   

Nina Livanova, psicologa, insegnante di tecnica vocale, terapeuta reiki

Tutto cominciò nel 2008, quando andai a Goa con mio marito (che nel frattempo è diventato un ex marito) per due settimane. La sensazione di un incredibile cambiamento nel nostro modo di percepire le cose si radicò in noi. Vidi delle persone che affittavano un alloggio e ci passavano metà dell'anno, tutto l'inverno, osservando l'oceano tutti i giorni. Dapprima mi sembrò che queste persone fossero incomprensibili, che avessero la testa fra le nuvole, ma poi capimmo che erano gente semplice, pittori. E a quel punto scattò qualcosa dentro la mia testa, e pensai come sarebbe stato bello vivere così con tutta la famiglia, con anche nostra figlia.

Mio marito allora faceva il designer, io lavoravo su dei progetti, tutto tornava a nostro favore. Decidemmo di trasferirci in Thailandia. Un giorno comprammo i biglietti; i nostri genitori e gli amici erano sbigottiti, ma noi non cambiammo idea. Affittammo il nostro appartamento a un conoscente per ventimila rubli al mese (in realtà ne valeva di più, ma il periodo di affitto limitato, di soli cinque mesi, e i nostri effetti personali ci fecero optare per un canone basso) e prendemmo in affitto una casa con due camere da letto, che allora costava dodicimila rubli.   

Passammo in Thailandia i cinque mesi invernali, un'esperienza che ci trasformò profondamente sia dentro che fuori: quando tornammo in Russia comprendemmo che non avremmo più potuto vivere come prima. Tutta la nostra vita cominciò a seguire il ritmo delle vacanze invernali. Questo cambiò il nostro modo di pensare, ci rese più chiaro il nostro atteggiamento nei confronti di noi stessi, della vita e dei rapporti interpersonali. Durante il secondo inverno all'estero io e mio marito ci siamo separati e abbiamo trovato dei nuovi compagni. L'esperienza di vita in Asia ha fatto emergere ciò che in germe era già presente in noi, ma dietro il velo della frenesia moscovita non appariva così evidente. Solo da fuori può sembrare che si vada al mare per qualche mese e che si trovi un paradiso terrestre. In realtà, l'euforia scompare nel giro un mese: dalla tua testa saltano fuori le magagne e cominciano a fare a cazzotti con quelle di chi ti sta vicino; è una cosa inevitabile, bisogna prepararsi. Un paese nuovo, la mancanza della frenesia e dei modi consueti per combattere lo stress, il fatto di avere meno amici, meno possibilità di evadere, di cambiare argomento dei pensieri, di riposarsi l'uno dall'altra. E poi, quando non stai lavorando hai più tempo per esaminare te stesso: guardi negli occhi la realtà, pensi di più e analizzi i tuoi sentimenti. Per questo molte persone proprio quando sono all'estero cominciano a bere e a fare baldoria, perché non sono in grado di stare da sole con se stesse; ricreano intorno a sé il baccano artificiale dell'autodistruzione, pur di non guardare nel profondo del proprio vero essere.       

Io sono una psicologa e attualmente sto preparando un seminario su come non impazzire quando ci si trasferisce in Asia.    

Elena Lebedeva, pasticcera

Prima di trasferirmi a vivere in India ci ero venuta due volte: la prima con un pacchetto turistico, la seconda con gli amici, per un mese. Con gli amici avevamo affittato una casa e delle moto e non era stato più un giro turistico, ma ci avevamo vissuto per un periodo, come se fossimo in dacia. Fin dalla mia prima visita avevo capito che mi sarebbe piaciuto vivere in India. Era il 2007, e all'epoca l'idea di trasferirmi mi sembrava un sogno: avevo molto lavoro, e poi c'erano tutti gli altri aspetti della realtà moscovita. Poi arrivò la crisi, e ci furono anche dei cambiamenti nella mia vita privata; insomma, capii che era arrivato un momento in cui avrei potuto lasciare tutto. Presi coraggio e feci proprio così: era il 2009. Poiché non sono capace di starmene con le mani in mano, andai a Goa per lavorare: decisi di trasformare il mio hobby in un mestiere e mi misi a produrre torte. Dapprima le facevo per i ristoranti russi, poi nel 2010 ho aperto la mia pasticceria, "Pies&Love", di cui mi occupo ancora oggi. Ormai è un locale conosciuto e apprezzato. Inoltre continuo a fare la cuoca, durante la stagione turistica lavoro tutti i giorni in cucina.

Cambiare ritmo, apparentemente, non è stato difficile. Ancora oggi posso dire ai turisti che ai moscoviti serve come minimo una settimana per fermarsi e liberarsi del ritmo forsennato della vita a Mosca, dove senti sempre di dover correre per arrivare in tempo, ma non ricordi nemmeno più dove e perché. Dopo aver vissuto nel mio appartamento di venti metri quadri a Mosca, avevo voglia di vivere in una casa grande, e qui è stato facile: ho una casa a due piani con un giardino enorme, dove vivo con la mia figlioletta e due basset hound. Ho una moto e una macchina che ho acquistato qui. Sto pensando di comprare anche un cavallo: è sempre stato il mio sogno. So che suona un po' ridicolo, ma qui me lo posso permettere davvero.

Qui la versione originale dell'articolo

Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie