Grishin, fenomeno a doppia lama

Evgeni Grishin durante una competizione (Foto: Itar Tass)

Evgeni Grishin durante una competizione (Foto: Itar Tass)

È passato dal ciclismo al pattinaggio. Riversando sul ghiaccio il suo più grande talento. Fino a entrare nella storia riuscendo a infrangere la barriera dei 40 secondi sui 500 metri

Dal ciclismo al pattinaggio. Dalle Olimpiadi estive a quelle invernali. Nel 1952 (Giochi di Helsinki) Evgeni Grishin, professione incisore, piazzava la sua bicicletta ai nastri di partenza della gara individuale a cinque cerchi. E dopo quattro anni via manubri, diete da ciclista, ore di fondo con chilometri in salita. Si cominciava con i pattini su ghiaccio.

Una scelta che regalava un pezzo di storia sportiva all’Urss. Perché Grishin sarà ricordato nel circus del ghiaccio come il primo sovietico a vincere un alloro olimpico nella disciplina. E come lo sportivo che per la prima volta nel pattinaggio di velocità riusciva a scendere sotto i 40 secondi nei 500 metri. A Cortina d’Ampezzo, in occasione della settima edizione dei Giochi invernali (1956) si aggiudicava la medaglia d’oro nei 500 metri e nei 1.500 metri (2,86 minuti, in condivisione con il connazionale Yury Mikhailov), diventando il secondo atleta più medagliato dell’edizione italiana.

Sui 500 metri veniva eguagliato (40,2 secondi) il primato mondiale. E nella stessa stagione arrivava anche il titolo europeo (in carriera vincerà anche due bronzi mondiali).

Quattro anni dopo, uno degli episodi fortuiti che a volte segnano la storia di un grande sportivo. Alle Olimpiadi di Squaw Valley, in California, dove debuttarono il biathlon e lo skating femminile, Grishin dominava i 500 metri procedendo a ritmo di record. Ma in prossimità del traguardo inciampava sul ghiaccio: perso un secondo e la possibilità di stampare un nuovo primato. Oltretutto in casa dei “nemici” americani.

Nel frattempo Grishin vinceva di nuovo l’oro nei 1.500 metri, stavolta salendo sullo stesso gradino del podio con il norvegese Roald As. Il record del mondo che gli regalava lo status di leggenda veniva fatto segnare nel 1963 (39,5 secondi sui 500 metri) a Medeo, in Unione Sovietica. Tre anni prima, in occasione di una prova cronometrata sulle piste di Squaw Valley - dopo le Olimpiadi -, il cronometro si fermava su 39,6 secondi ma non fu omologato.

E l’anno successivo c’era spazio per un’altra medaglia olimpica: argento sui 500 metri a Innsbruck (Austria). Lo status di fenomeno con sette record mondiali (quello sui 1000 metri durerà 12 anni) gli permetteva di essere scelto come portabandiera dell’Urss per le Olimpiadi di Grenoble (Francia), quattro anni dopo. Stavolta nessuna medaglia, quarto nei 500 metri. Ma, a fine carriera, arrivava lo stesso L’Ordine di Lenin. 

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