Russia, Paese mio materno

Una veduta di Konstantinovo, paese natale del poeta Sergei Esenin (Foto: padre Avel / per gentile concessione di Natalia Stepanova)

Una veduta di Konstantinovo, paese natale del poeta Sergei Esenin (Foto: padre Avel / per gentile concessione di Natalia Stepanova)

La Federazione stessa, oltre a essere uno Stato, è, soprattutto, uno stato d’animo, afferma la poetessa Natalia Stepanova

La terra dei russi è una terra magnifica, è un dono del Signore agli uomini di buona volontà: boschi, laghi, fiumi, taiga e persino gli oceani. Gli orizzonti sono sconfinati e i boschi sono popolati da animali di varie specie. Nei laghi e nei fiumi nuotano i pesci e il sottosuolo è ricco di ogni bene.

La terra dei russi è una terra  mistica: la terra dei viandanti in cerca di Dio e di miracoli. La Russia è un Paese dove i villaggi distano giorni di cammino l’uno dall’altro e lungo la strada  difficilmente s’incontra chicchessia. Succede così che l’andare per le vie di una terra, che i russi chiamano Santa Madre Russia, si trasforma in un’esperienza spirituale.

Io sono venuto al tuo vespro,

Mio sperduto luogo nei campi.

La Russia è una terra di contadini, di fatica e di lacrime, di miniere, di mercanti, di gente semplice, onesta e aperta, ospitale con lo straniero e incline alla pietas e alla misericordia: gente che  possiede una rara capacità del perdono e della comprensione di ogni dolore e di malfatto.

Ehi tu, Rus’, amata mia,

Capanne - e icone incorniciate –

Non si vede né limite né fine –

Solo l’azzurro che succhia gli occhi.

Come un pellegrino che passa,

Io guardo i tuoi campi.

E presso i bassi confini

Sonoramente seccano i pioppi.

Odora di mele e di miele

Nelle chiese il tuo mite Salvatore.

E rimbomba nel girotondo

Sui prati la gaia danza.

Correrò sul calpesto sentiero

Verso la libertà dei verdi solchi,

Mi accoglierà, come suono di orecchini,

Il riso di cantanti fanciulle.

Se griderà la santa schiera:

“ Lascia la Rus’, vivi in paradiso!”

Io risponderò: “Non voglio il paradiso,

Lasciatemi la mia terra nativa”.

La Russia è anche il Paese della nostalgia! E poi, la neve! I russi hanno una grande nostalgia della neve. Fa parte della nostra  terra, del nostro dolore, del nostro conforto, della nostra infanzia.

Venti, venti, venti di neve,

Spazzate via la mia vita passata.

Voglio essere un giovane luminoso

O un fiore nel solco di un prato.

Io voglio al corno dei pastori

Morire per me e per tutti.

I campanellini delle stelle

La neve serale me li versa nelle orecchie.

È bello il suo trillare senza  nebbia,

Quando affoga il dolore nella bufera.

Vorrei stare, come un albero,

Su una sola gamba presso la strada.

Vorrei allo sbuffare dei cavalli

Abbracciare il vicino cespuglio.

Alzate voi, zampe lunari,

La mia tristezza al cielo come un secchio.

Vi è una certa dose di malinconia nel carattere russo, dovuta agli spazi sconfinati di una straordinaria bellezza e alla consapevolezza di sé come di una particella inscindibile, minima e necessaria della terra che ha come confine l’azzurro del cielo e la neve. L’amore dei russi per la loro terra è un amore che nasce insieme a loro e rimane con loro per tutta la vita. Un amore viscerale per una terra che considerano la loro casa mistica in una dimensione mortale, tutt’uno con la loro anima.

Amo la patria.

Amo molto la patria

Benché ci sia in lei la ruggine di salice di una tristezza.

Amo i grugni infangati dei porcelli

E nel silenzio notturno la voce risonante dei rospi.

Il mio tenero male sono i ricordi d’infanzia,

Delle sere d’aprile io sogno le nebbie e l’umido.

Mi sembra che coccoloni a scaldarsi

Sia venuto il nostro acero al falò dell’alba.

I russi sono così. La Russia stessa, oltre ad essere uno Stato, è, soprattutto, uno stato d’animo. Attraverso secoli, romanzi, rivoluzioni, inverni, poesie, musica,  guerre. Dietro gli abiti firmati, il lusso, le luci, gli affari e le ricchezze di Mosca. Nonostante il desiderio di assomigliare all’Occidente e di assimilare l’Occidente. I russi! A volte goffi, a volte buffi, a volte ubriachi, a volte  sciocchi e spavaldi, a volte crudeli, a volte infelici e ingenui, ma sempre generosi, forti e portati al bene.

Sono sempre lo stesso.

Lo stesso nel cuore.

Ho voluto oggi parlarvi della mia terra e della mia gente, citando i versi del grande poeta russo Sergei Esenin, che amava la sua terra natia  più di ogni altra cosa, e mi fa piacere ricordare il giorno del  suo compleanno (3.10.1895) insieme a voi nella nostra pagina di poesia.

Miei fratelli, voi, uomini, uomini!

Noi tutti, noi tutti, una volta

Ci troveremmo in quei beati villaggi

Dove si calpesta la Via Lattea.

Caro Sergei, buon compleanno! Sono sicura che sei in Paradiso e anche se ora calpesti la Via Lattea, so che ti mancano la Russia e i suoi sentieri. 

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